Posts written by -Elenis-

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    Butto anche io timidamente la mia bimba (Anya)

    ScPhPDH
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    Anya Duskshade

    Mezz'elfa | Ladra | 1 | CN | Scheda | DICEROOM

    Anya ringraziò educatamente il locandiere quando le disse che le avrebbe portato del the e un cornetto caldo. Si raggomitolò su uno sgabello lì al bancone, aspettando con impazienza la sua colazione: essendo cresciuta senza la sicurezza di poter mettere qualcosa sotto i denti ad ogni pasto aveva l'abitudine di attendere quelli certi come se avesse paura di vederli fuggire.
    La locanda era tranquilla e l'uomo dietro al bancone le pareva gentile. Si guardò intorno e vide di non essere probabilmente la più strana fra gli stranieri giunti lì per ripararsi dal temporale. La cosa la fece rilassare un pochino, nonostante fosse ancora prepotentemente consapevole del fatto che i capelli bagnati lasciavano intravedere le sue orecchie appena appuntite. Seguì senza troppo interesse i discorsi del locandiere, più concentrata a notare la tonalità della pelle di una degli avventori e i capelli meravigliosi di un'altra, quando uno dei discorsi attirò la sua attenzione.

    "Hermux è uno straniero, già per questo voi bifolchi lo avete trattato come se fosse sospetto."

    Anya addentò il cornetto, un po' intimorita. Se a quella gente non piacevano gli stranieri chissà che avrebbero potuto fare ad una con le orecchie deformi? Però al tavolo con la donna dai capelli bellissimi c'erano una che chiaramente sembrava un'elfa e un'altra con la pelle scura e scagliosa, le due che aveva già notato prima e che l'avevano un po' rassicurata sul suo essere decisamente più incospicua. In ogni caso non le piaceva l'idea che qualcuno potesse essere discriminato perché veniva da un posto diverso, era uno schifo tanto quanto farlo per la razza o per una deformità fisica. Anya avrebbe potuto persino dire qualcosa in merito se il locandiere non avesse già fatto del suo meglio per insultare l'altro uomo e tutti gli altri abitanti del posto. La cosa, però, venne presa bonariamente dall'interlocutore e si risolse in verità con una sorta di risata.
    Anya dubitava di aver mai visto nessuno che avesse più di una decina d'anni risolvere una manciata d'insulti così sinceri con una risata.

    Bevve il suo the e mangiò il suo cornetto con calma, costringendosi a non ingozzarsi come avrebbe normalmente fatto. Aveva tutto il tempo e nessuno avrebbe cercato di toglierle quel cibo. Stava buttando giù l'ultimo sorso della sua bevanda quando un uomo entrò di corsa biascicando qualcosa di incomprensibile.
    Anya si fece gli affari suoi anche quando comprese che parlava di un incendio. Un incendio nello studio del dentista. Qualcosa si smosse dentro di lei a quel pensiero: il dentista non era lo straniero che discriminavano in quanto tale? Quella rivelazione le impedì di non prestare attenzione, ma aveva tutta l'intenzione di lasciare che fossero gli altri a risolvere la situazione. Che ci poteva fare lei contro un incendio?

    Se c'è davvero un incendio pranzo gratis per chi dà una mano.

    Anya si alzò, seguendo con decisione l'uomo fuori dalla locanda. Tutto sommato tanto valeva dare un'occhiata. Insomma, un incendio era una faccenda pericolosa e poi i cittadini non sembravano simpatizzare troppo col povero dentista. E, ammise a se stessa, un pasto gratis non si rifiuta mai. Per nessuna ragione al mondo si sarebbe fatta sfuggire l'opportunità di mangiare senza dover pagare. Non quando c'erano stati momenti della sua vita in cui non avrebbe desiderato altro.

    Il fumo nero che usciva dallo studio del dottore sembrava indicare che qualcosa di sicuro stava succedendo. A precedere Anya dietro il locandiere c'erano già un paio delle persone che aveva notato nel locale e la mezz'elfa lasciò che la precedessero: lei non era il tipo che affrontava il pericolo a viso aperto e pugnale sguainato, le piacevano le cose ben ponderate e pulite che non coinvolgessero troppa forza bruta. Insomma, se c'era qualcuno da picchiare lei non era la persona giusta ed era meglio che altri la precedessero. Li seguì, però, verso l'ingresso dello studio.

    HP 10/10
    CA 15
    Tpc - (danni -)
    Percezione:11
    Conoscenze natura: 12

    Mischia Pugnale+5 (1d4-1)
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    Incantesimi
    0/0 Lv 0| 0/0 Lv 1| 0/0 Lv 2 | 0/0 Lv 3
    Incantesimi Pronti
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    Anya Duskshade

    Mezz'elfa | Ladra | 1 | CN | Scheda | DICEROOM

    Le forbici, finalmente, caddero. Anya rimase in guardia fino all'ultimo istante, poco importava che si fossero spaccate a metà e che fossero cadute pesantemente sull'erba di tulle e fiocchi. Potevano essere infide, potevano essersi divise solo per sferrarle un attacco a sorpresa... ma no, passò solo un istante prima che evaporassero in una pioggia di nastri colorati. Anya si rilassò e rinfoderò il suo pugnale, girandosi finalmente a cercare il coniglietto e gli alberi di stoffa per accertarsi delle loro condizioni.
    Stavano bene e, anzi, le correvano incontro tutti pronti ad un grande abbraccio.
    Alberi che correvano?
    Anya si pose la domanda solo per un istante prima che svanisse dalla sua mente: evidentemente sì, visto che lo stavano facendo.
    Stretta fra tutti loro, si assicurò di prendere il coniglietto Lex fra le braccia. Sentire lui e gli alberi così vicini era meraviglioso, una sensazione così dolce, così calda...

    Anya si svegliò da sola nel suo giaciglio. La coperta le si era attorcigliata addosso e se qualcuno l'avesse voluta attaccare in quel momento lei di certo non avrebbe offerto molta resistenza, impigliata com'era.
    Si mosse per liberarsi con una sensazione pesante nel petto: la nostalgia colpiva forte, soprattutto con la sensazione dell'abbraccio di Lex e dei suoi fratelli ancora ben impresso addosso. Quel risveglio aveva un sapore dolce, ma allo stesso tempo le metteva voglia di scoppiare in un soddisfacente pianto a dirotto mentre correva dritta a rintanarsi nuovamente fra le braccia di Lex.
    Non lo fece. Aveva intrapreso il suo viaggio per ragioni che erano ancora valide ed era convinta di quello che stava facendo. Il sogno le aveva soltanto dato un'ulteriore momento di condivisione con loro. Era un regalo. L'avrebbe apprezzato e sarebbe andata avanti fino al giorno in cui li avrebbe rivisti.
    HP 7/10
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    Mischia Pugnale+5 (1d4-1)
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    Anya Duskshade

    Mezz'elfa | Ladra | 1 | CN | Scheda | DICEROOM

    Bruttona? Era un insulto? Persino i ladruncoli di Arborea sembravano più insolenti e vivaci di quelli del Reame. L'espressione di Anya si fece annoiata e persino vagamente infastidita nel sentire il ragazzino che sbraitava, si lamentava e cercava poi di dare la colpa a lei. La sua abitudine di fare da sorella maggiore l'aveva portata a reagire senza pensarci tanto, ma in quel momento si pentiva di aver cercato di aiutare il piccolo insolente. Avrebbe dovuto acciuffarlo e consegnarlo insieme alla refurtiva. Aveva preso tante volte in giro Lex per il suo animo gentile e ora si trovava a imitarlo. L'avrebbe trovato comico se non avesse avuto voglia di prendere a calci il bimbetto.
    Il proprietario del borsello non tardò molto, ma di certo abbastanza da perdere i soldi se non fosse intervenuta lei, non credeva che il cinguettante uccellino avrebbe potuto fare molto per aiutarlo. Il biondino che le si parò davanti aveva la corporatura slanciata e i lineamenti delicati che si sarebbe aspettata da un elfo, ma le sue orecchie, ornate da orecchini appariscenti, mostravano che era come lei. Anya rimase a fissarlo, incredula: lei nascondeva il segno della sua natura mista e solo il pensiero di esporlo la terrorizzava, lui invece indossava gioielli che attiravano l'attenzione proprio lì. Quasi non si accorse del viso di una bellezza eterea o delle parole che le rivolgeva, troppo presa dal modo in cui i suoi orecchini catturavano la luce e gli evidenziavano il padiglione auricolare.

    "Per caso...è una sua complice? Se è così...allora deve perfavore ridarmi indietro ciò che mi spetta! Non sono contro il regalare qualcosa a chi ne ha bisogno solitamente ma...ma l'estorsione è un reato!"

    Le parole attirarono finalmente la sua attenzione e Anya spostò lo sguardo dalle orecchie agli occhi di lui. Aggrottò le sopracciglia, appena confusa. Complici? L'estorsione è un reato? Sorrise, a metà fra il divertimento e l'irritazione. Poteva davvero credere che fosse rimasta lì ad aspettarlo se il ragazzino fosse stato suo complice? Anche la pallina di piume sulla sua spalla sembrava pensarla così.
    Anya rimase interdetta per un attimo di troppo e gli diede il tempo di aggiungere che se avesse collaborato non l'avrebbe denunciata alle guardie.
    Gli piazzò il borsellino in mano, sinceramente in bilico fra l'offesa e il divertimento.
    Se avessi voluto derubarti non sarei rimasta qui ad aspettare. Non si scompose, ma la timidezza rese il suo tono più basso, tanto che stava quasi sussurrando. Non sto cercando guai, l'idea era quella di aiutarti. O più che altro di insegnare al piccolo borseggiatore una lezione, ma aveva comunque finito per aiutare il biondino, quindi non si trattava di una bugia vera e propria. Carina la tua pallina di piume. Aggiunse poi, a voce ancora più bassa, incapace di trattenersi. Steel lanciò uno stridio, chiaramente offeso dal complimento rivolto ad un altro volatile.
    HP 7/10
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    Rapidità di mano: 15

    Mischia Pugnale+5 (1d4-1)
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    Nickname giocatore: Elenis
    Nome pg + link alla scheda:

    CODICE
    [URL=?t=62828285]Anya Duskshade[/URL]]
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    Anya Duskshade

    Mezz'elfa | Ladra | 1 | CN | Scheda | DICEROOM

    Arborea. Anya Non era stata sicura di volerci andare finché, una volta che si era messa in viaggio, non si era trovata proprio lì. La parte razionale di lei le diceva che era mossa da una curiosità inutile: non poteva sapere chi fosse suo padre e di certo non poteva sperare di trovarlo girando a caso. No, quello che sperava di trovare davvero non era l'elfo di cui lei non aveva mai neanche sentito parlare, era un posto che le raccontasse qualcosa di sé, magari che gridasse "casa" più di quanto non avesse mai fatto il Reame.
    Anya considerava Lex il suo posto a cui tornare, ma il Reame li aveva sempre rifiutati e non era possibile considerare quel posto come una vera e propria casa. Chissà che Arborea, invece, non fosse diversa. Steel, il suo amato falco, si stava lisciando le penne, posato sul suo avambraccio con aria fiera e spavalda. La verità era che aveva trovato qualcosa da mangiare e si era fatto una bella scorpacciata e ora era sazio e desideroso di farsi un pisolino con un passaggio gratis. Ad Anya non dispiaceva: si sentiva terribilmente sola in quel viaggio e la compagnia di Steel riusciva talvolta a mitigare la nostalgia che sentiva per Lex e i bambini. Nessuno sembrava fare troppo caso ad una ragazza che se ne andava in giro con un pennuto vanitoso sul braccio, invece in molti notavano la sua statura, arrivando persino a lanciarle una seconda occhiata: era piuttosto bassa per la media del posto e la cosa risaltava particolarmente nel mercato affollato. Perché, come già detto, non poteva certo incrociare suo padre passeggiando per caso in un mercato, ma sembrava sprecato non fare nemmeno un tentativo.
    Proprio per evitare qualsiasi rischio di essere buttata fuori dal mercato non aveva neanche ceduto all'abitudine: aveva tenuto le mani a posto evitando che acchiappassero una mela succosa o una manciata di piccoli frutti rossi da sgranocchiare lungo il cammino.
    Era talmente concentrata a scrutare accuratamente il volto bellissimo di un elfo dai capelli neri che vendeva quelle che sembravano marmellate da farsi cogliere totalmente impreparata da un ragazzino che le si schiantò addosso a tutta velocità. Steel si alzò in volo con un verso infastidito e offeso, Anya invece reagì d'istinto acciuffando la refurtiva prima ancora di capire che cosa esattamente fosse appena successo. Succedeva spesso che le sue mani fossero più veloci persino della sua mente, che in ogni caso era abbastanza acuta da ricostruire l'accaduto. Lanciò uno sguardo severo al ragazzino mentre la voce della persona che aveva derubato li raggiungeva entrambi, vicina.
    Prima volta che lo fai? Domandò, rigirandosi il sacchetto fra le dita, indecisa se renderlo al ragazzino o al legittimo proprietario. La prossima volta non correre così, è facile essere individuarti e se vai a sbattere contro qualcuno non finisce bene. Ora vattene, veloce, se non vuoi farti beccare. Parlò veloce, decidendo che la lezione sarebbe stata più d'impatto se il ladruncolo avesse perso la refurtiva. Non aveva un insegnante? Povero ragazzo, continuando in quel modo sarebbe finito ben presto con una mano in meno.
    Anya alzò lo sguardo verso il punto in cui sarebbe sbucato l'inseguitore, pronta a bloccarlo e far sì che il ladruncolo scappasse senza esser preso. Ovviamente, però, si assicurò anche che il suo borsello non fosse un bersaglio facilmente raggiungibile: una ladra che si fa derubare non ha il diritto di definirsi tale.
    HP 7/10
    CA 15
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    Rapidità di mano: 15

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    Titolo role terminata con link: La donna dell'attizzatoio
    Esperienza aggiunta: 400
    Totale Esperienza attuale: 400
    Variazione monete: //
    Totale monete attuali: 922mo 2ma
    Altre modifiche: malattia dello sciocco in equip.
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    Anya Duskshade

    Mezz'elfa | Ladra | 1 | CN | Scheda | DICEROOM

    Anya non amava dormire da sola, non amava dormire all'aperto e non amava dormire da sola e all'aperto durante un temporale. Il che, ovviamente, spiegava perché aveva il muso lungo e l'espressione arcigna mentre sedeva nel posticino più caldo e asciutto della locanda nella speranza di asciugarsi i vestiti ancora umidi. Non era riuscita ad arrivare all'edificio in tempo la notte precedente e aveva dovuto arrangiarsi -male- per dormire senza bagnarsi troppo. Quando quella mattina di buon'ora era arrivata alla locanda era praticamente un pulcino bagnato fino al midollo.
    Starnutì, rabbrividendo per l'ennesima volta. Aveva freddo, era stanca, aveva mal di testa e i suoi capelli bagnati lasciavano più visibili del solito le orecchie dalla forma particolare che da sempre nascondeva con impegno. Si sentiva esposta e ogni volta che qualcuno alzava un po' la voce nell'entusiasmo delle chiacchiere, per farsi sentire sopra il brusio generale o perché era troppo sordo per capire il tono della propria voce, lei sobbalzava, convinta che presto l'avrebbero additata per la sua razza. Non importava che non fosse più nel Reame, era cresciuta lì. Non era così facile uscirne.
    La locanda non le pareva così disgustosa o malmessa come avrebbero potuto pensare altri: Anya era cresciuta fra la strada e la casa grande ma in decadenza di Lex, piena zeppa di bambini e ragazzini sporchi e puzzolenti. Quella locanda non sembrava poi tanto male, a dire il vero.
    Tirando su col naso, Anya si avvicinò al bancone principale.
    Potrei avere qualcosa di caldo? Domandò timidamente al locandiere, la sua voce quasi coperta da quella di un uomo lì accanto che chiacchierava animatamente. Non importava che fosse piena estate, l'acquazzone della notte le aveva lasciato il freddo nelle ossa e non riusciva proprio a scaldarsi.
    HP 10/10
    CA 15
    Tpc - (danni -)

    Mischia Pugnale+5 (1d4-1)
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    Equipaggiamento
    0 MP | 922 MO | 2 MA | 0 MR



    Capacità
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    Incantesimi
    0/0 Lv 0| 0/0 Lv 1| 0/0 Lv 2 | 0/0 Lv 3
    Incantesimi Pronti
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    Nickname giocatore: Elenis
    Nome pg + link alla scheda:
    CODICE
    [URL=https://assiahgdr.forumcommunity.net/m/?t=62828285][/URL]Anya Duskshade
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    Nome personaggio + link: Anya Duskshade
    Titolo + Link al racconto:

    CODICE
    [URL=https://assiahgdr.forumcommunity.net/?t=62836751]La donna dell'attizzatoio[/URL]




    Edited by » Fyan - 28/7/2023, 07:52
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    Anya Duskshade

    Mezz'elfa | Ladro | Lv. 1 | CN | Scheda | DICEROOM

    La pioggerella pomeridiana che batteva leggera sul tetto della residenza si stava velocemente trasformando in un vero e proprio temporale. Ruthna gettò uno sguardo fuori dalla finestra giusto in tempo per essere quasi accecata da un fulmine che sembrava essere caduto fin troppo vicino. Il rombo del tuono che lo seguì fu quasi assordante e alla ragazza sembrò di sentir tremare persino la terra. Il grosso e vecchio cane, l'unico amico che avesse mai avuto in quella casa, alzò pigramente la testa quando il frastuono penetrò la sua iniziale sordità. Ormai sveglio, decise di alzarsi dal suo posto per posarle la testa in grembo ed elemosinare delle coccole come faceva fin dal giorno in cui l'aveva adottato.
    Ruthna sistemò il libro che stava leggendo in una mano e con l'altra prese a grattargli le orecchie, grata per la sua presenza in quella casa fin troppo fredda. Il cane -Chris- era l'unica creatura vivente che il suo novello sposo le aveva permesso di portare con sé dopo il matrimonio. Né una cameriera né una cuoca o un valletto avevano ricevuto il permesso di seguirla nella sua nuova casa, solo Chris e solo dopo che lei aveva minacciato di mandare all'aria il fidanzamento se li avessero separati.
    Aveva diciassette anni ed era sposata già da quasi un anno, ma il grosso cagnolone era quasi sempre la sua unica compagnia. Suo marito, un rampollo odioso e crudele cresciuto da balie e genitori che non facevano altro che viziarlo, era quasi sempre nella capitale del regno per "affari" che, Ruthna lo sapeva, di solito coinvolgevano ragazze compiacenti e serate fra gentiluomini più che effettivamente contratti e denaro. Per lei non era certo un problema: più le stava lontano e meglio era, anche considerato quanto trovava sgradevoli le notti che voleva passare fra le sue gambe.
    Così, era sola con un cane mezzo sordo durante un temporale tremendo. Se il tuono non l'aveva spaventata, però, lo fece un tonfo contro la sua porta. Persino Chris alzò il capo, annusando l'aria come incuriosito.
    Ruthna si allungò a prendere l'attizzatoio, poi si avvicinò all'ingresso del salottino per poter avere una visuale sulla porta di casa: se qualcuno voleva entrare con la forza di certo non l'avrebbe trovata indifesa. Il tonfo, però, non si ripeté. Mentre Ruthna era ancora in attesa di un pericoloso rapinatore con l'attizzatoio come unica arma, Chris andò dritto verso la porta col grosso naso che annusava rumorosamente il legno. Il cane uggiolò e con la zampa grattò sulla porta. Ruthna aggrottò le sopracciglia e si avvicinò di qualche passo. Una voce flebile sussurrava in una lingua sconosciuta, ma dal tono le parve quasi che parlasse col cane. Quello, oppure stava sussurrando un incantesimo che aprisse la porta. Sempre con in mano l'attizzatoio, Ruthna si avvicinò fino ad essere al fianco di Chris, che uggiolò di nuovo col naso premuto contro il legno. La voce si fece risentire, appena udibile sopra il rumore della pioggia. Aveva un tono dolce, come se cercasse di acquietare il cane che, probabilmente, neanche lo udiva.
    "Chi sei e cosa ci fai alla mia porta?", Ruthna sentì la voce tremare mentre cercava di assumere un tono minaccioso. Voleva farlo andare via, non sembrare indifesa, che diavolo.
    La voce si zittì all'istante, il silenzio si prolungò per qualche secondo prima che lui si facesse risentire, questa volta con un tono più alto e parlando in comune: non volevo spaventarti, sto solo cercando di ripararmi dalla pioggia. Non cercherò di entrare o di farti del male." Aveva un accento marcato e la voce stanca, ma non sembrava mentire. Certo, nessun bugiardo che si rispetti dovrebbe sembrare tale, ovviamente.
    "Chi dice che sono spaventata? Vattene, o assaggerai il mio attizzatoio!" Tentò, minacciosa come un gattino appena nato. Non era riuscita a nascondere il tremito nella voce e neanche la punta di panico che le alzava il tono di un'ottava.
    "Va bene, va bene. Non voglio di certo incontrare il tuo attizzatoio troppo da vicino." Le assicurò, sempre quella nota che era più di semplice stanchezza nella voce ma che Ruthna non riusciva a definire altrimenti. Lo sentì comunque muoversi e i suoi passi si allontanarono davvero nella pioggia. Quando Ruthna si azzardò a guardare dalla finestra, lui era sparito.

    La mattina dopo, Ruthna si alzò di buon ora. Splendeva il sole quel giorno e lei aprì la porta di casa per far sì che Chris potesse uscire per fare i suoi bisogni. Era stato irrequieto tutta la notte e anche lei non aveva dormito molto bene per la paura che quello straniero potesse tornare a sfondarle la porta. Non era successo, per fortuna, perché lei non aveva alcun dubbio che il vecchio e scontroso maggiordomo che era la sua unica compagnia nella tenuta di campagna l'avrebbe lasciata morire senza alcun rimorso.
    Chris uscì di corsa da casa come non faceva da quando era un cane più giovane e in forma e si diresse spedito in una direzione. Si fermò qualche metro più avanti, fra gli alberi che creavano una specie di boschetto al limitare est della proprietà, e cominciò ad uggiolare. Ruthna lo chiamò un paio di volte, poi, spazientita, si decise ad avvicinarsi per vedere che cosa avesse che non andava. Non dovette neanche avvicinarsi troppo per vederlo: era rannicchiato ai piedi di uno degli alberi e sembrava addormentato. Aveva i lunghi capelli color del cioccolato che gli coprivano il viso e lasciavano tuttavia vedere le lunghe orecchie appuntite. Ruthna balzò all'indietro con uno strillo che avrebbe svegliato un morto, ma l'elfo reagì solo sbattendo confusamente le palpebre.
    "C-c-che cosa...?" Fece lei, assumendo di nuovo il suo atteggiamento aggressivo di difesa. Lui, però, sembrava quasi letargico. I suoi occhi la trovarono, ma aveva lo sguardo appannato e quando si mosse come per cercare di reagire alla sua presenza in realtà non fece alto che allungarsi sul terreno ancora bagnato dalla tempesta della notte. Chris uggiolò e gli si avvicinò tanto da raggiungerlo con una delle sue poderose musate. L'elfo si lasciò sfuggire un gemito e si curvò di nuovo su se stesso, questa volta come cercando di proteggersi.
    Vedendolo così indifeso, Ruthna prese abbastanza coraggio per avvicinarsi. Lui sussultò appena quando lei gli arrivò così vicina da toccarlo, segno che l'aveva notata. Aveva i vestiti bagnati e i capelli gli si appiccicavano al volto sudato. "Non colpirmi con l'attizzatoio," aveva un accento pesantissimo, più della sera prima, e il tono confuso e arrochito da quello che ormai lei poteva identificare come dolore.
    "Sei ferito?" Domandò allora, allungandosi verso di lui per cercare di vederlo meglio.
    "No, stavo... dormendo." La bugia fu talmente palese che persino Chris parve alzare le sopracciglia, soprattutto quando poi l'elfo si tirò in piedi con un unico fluido movimento di quel suo corpo snello e flessuoso. Durò appena un attimo, poi gli cedettero le gambe e si riprese appena in tempo all'albero prima di cadere. Il respiro gli si era fatto affannato e il suo colorito naturalmente pallido aveva assunto una sfumatura cinerea. Era ferito eccome: la tunica che indossava aveva uno squarcio sul fianco sinistro e sotto si poteva vedere una ferita rossa e gonfia tutta sporca di sangue rappreso. "Vedi? Sto benissimo, donna dell'attizzatoio. Ora vado." Biascicò confusamente. Ruthna si alzò giusto in tempo per allungarsi a sostenerlo mentre cominciava a ondeggiare, instabile anche mentre si aggrappava all'albero.
    "Stai bruciando." Constatò. Anche attraverso i vestiti poteva sentire che aveva la febbre.

    Ruthna riuscì a portare l'elfo sconosciuto in una delle camere per gli ospiti al secondo piano, quello dove il maggiordomo non andava mai per via del suo ormai celebre dolore alle ginocchia. Fu una tortura riuscire a fargli fare le scale mentre oscillava fra la lucidità e il delirio, pericolosamente vicino a perdere i sensi, ma almeno riuscì a metterlo a letto senza essere vista. L'elfo aveva incredibili occhi color cremisi e ogni volta che li posava su di lei la chiamava "donna dell'attizzatoio". A volte la pregava di non usare l'attrezzo contro di lui, a volte biascicava a malapena qualche cosa di indefinibile. La sua ferita era brutta, arrossata e gonfia. La febbre le suggeriva che non solo era rimasto sotto la pioggia troppo a lungo ma che probabilmente la ferita cominciava ad infettarsi. Per fortuna, lei aveva qualche conoscenza di decotti e rimedi grazie a suo padre, un pozionista abbastanza rinomato, e riuscì a procurarsi il necessario per fargli degli impacchi che avrebbero migliorato le sue condizioni.
    La prima notte Ruthna ebbe seriamente paura che lo sconosciuto morisse nella sua camera degli ospiti. Dal pomeriggio non aveva più avuto un momento di vera e propria lucidità e ad un certo punto la febbre gli si era alzata tanto da fargli perdere completamente la presa sulla realtà. Era scosso da tremiti violenti e non faceva altro che sussurrare la stessa frase in elfico, qualcosa che Ruthna pensava fosse una richiesta di aiuto o di sollievo a giudicare dalla sofferenza che aveva nella voce.
    Poi la notte passò e lui pian piano cominciò a migliorare. Per un po' rimase silenzioso, quasi apatico, mentre lei si prendeva cura di lui e della ferita. Spesso doveva imboccarlo per farlo mangiare perché sembrava che la febbre gli prosciugasse completamente le forze anche solo per portarsi il cucchiaio alla bocca e le mani gli tremavano talmente tanto quando ci provava che finiva solo per rovesciare tutto. Poi, una mattina, si era svegliata con lui che la guardava. Aveva un sorriso sulle labbra e quegli incredibili occhi rossi che la scrutavano con gentilezza.
    Avevano parlato mentre lei continuava a prendersi cura di lui. Avevano riso insieme per qualche sciocchezza e lo aveva preso in giro per la fissazione per gli attizzatoi che continuava a dimostrare.
    Quando era migliorato abbastanza da riuscire a muoversi per la casa avevano cominciato a sgattaiolare in cucina o in giardino evitando il maggiordomo.
    Ruthna lo trovava divertente, le piaceva la sua compagnia e le piaceva il suo aspetto. Era bello.
    Giocavano spesso, si toccavano spesso. Più lui migliorava, più il fuoco fra loro si faceva intenso. Uno sguardo e Ruthna si sentiva ardere fin dentro l'anima.
    "Vieni via con me," le propose una sera. Erano davanti al camino acceso della camera di lei, lui disteso sul tappeto con la tunica abbandonata da un lato della stanza, lei che trafficava con la medicazione della sua ferita come ormai era abitudine. Alzò lo sguardo a fissarlo, non del tutto certa di aver davvero compreso il significato delle sue parole. Gwin, così si chiamava il suo elfo, allungò la mano per posargliela su una guancia. "Sei infelice qui, non è vero? Vieni con me. Ti porto a casa mia, starai bene lì. Con me.
    "Gwin..." Ruthna aveva la voce spezzata, divisa fra il desiderio e la tristezza.
    "Non negarmelo, Ruth." La pregò. Le prese il viso fra entrambe le mani e appoggiò la fronte contro la sua. I suoi occhi bruciavano in quelli di lei con lo stesso fuoco che li consumava da giorni. Avevano ceduto a quel desiderio più di una volta ormai e Ruthna non aveva trovato spiacevole avere lui fra le proprie gambe. Anzi, era stato tutto meno che spiacevole. Era stato bello, intenso, speciale. Poteva riconoscere il fuoco che la bruciava da dentro e credeva che si stesse trasformando in qualcosa di più importante della semplice passione fra due amanti che si attraggono l'un l'altro.
    "Tu vivrai per secoli, Gwin, io ho a malapena quanto? Cinquant'anni ancora da vivere?"
    "La vedi nel modo sbagliato: abbiamo ben cinquanta lunghi anni ancora da passare insieme."
    Ruthna sorrise alla pura e genuina semplicità di quell'affermazione. Spinta dall'adorazione che provava per lui si allungò a baciarlo. Le loro labbra e le loro lingue si incontrarono e si allacciarono e ben presto i loro corpi seguirono l'esempio. Ruthna sapeva che sarebbe andata con lui anche in capo al mondo. Semplicemente perché lo amava. L'avrebbe fatto, se il suono della porta d'ingresso che sbatteva e della voce già alticcia di suo marito non avesse interrotto la passione che si stava consumando fra loro.
    Gwin era stato costretto a fuggire dalla casa con la promessa che non appena il marito di lei si fosse addormentato sarebbero fuggiti insieme, ma le cose non erano andate come avevano sperato.
    A Ruth, però, era rimasto qualcosa da quell'amore impossibile: un seme che era cresciuto nel suo grembo fino a diventare una bambina dagli insoliti occhi color rubino e due orecchie un po' troppo appuntite. Anya.



  12. .

    Anya Duskshade

    Mezz'elfa | Ladra | 1 | CN | Scheda | DICEROOM

    Se il vedere il danno arrecato alle forbici non aveva del tutto calmato le preoccupazioni di Anya, di certo si sentì un po' più tranquilla quando le forbici cercarono di attaccarla senza riuscire a colpirla. Le maledette dovevano essersi stancate e a forza di colpi sembravano pure malconce, anche se lei di certo non era una che faceva poi molto male con quel pugnalino e le braccia deboli che si ritrovava.
    Il tifo di Lex e degli alberi arrivò proprio al momento giusto: Anya aveva già tirato indietro il braccio per l'ennesimo attacco e sentire le voci dei pupazzetti le sollevò lo spirito.
    Non sapeva esattamente quando, era tutto un po' confuso come spesso succede nei sogni, ma ad un certo punto gli alberi erano diventati per lei i bambini che lei e Lex avevano raccolto insieme, ragazzini come lei e come era stato lui un tempo, amici e fratelli. Per quello non poteva abbandonarli. E di certo non avrebbe mai abbandonato il coniglietto dall'orecchio cucito storto. Per quanto ancora quella forma sembrasse stonata abbinata al nome di Lex, l'affetto che provava per l'uomo che rappresentava era straripante anche nel sogno, quasi prepotente, tanto che si sarebbe fatta fare a pezzettini da quelle forbici pur di restare fra loro la soffice stoffa del coniglietto. Anche nel sogno non poteva sopportare di lasciare impunito chiunque gli avesse fatto assumere quell'espressione spaventata che aveva avuto dipinta sul musetto.
    Il suo braccio scattò verso le forbici con decisione, nella speranza era quella di riuscire a sconfiggerle una volta per tutte.
    HP 7/10
    CA 15
    Tpc 15 (danni 3 )

    Mischia Pugnale+5 (1d4-1)
    Distanza//


    Equipaggiamento
    0 MP | 922 MO | 2 MA | 0 MR



    Capacità
    Nome capacità //
    Incantesimi
    0/0 Lv 0| 0/0 Lv 1| 0/0 Lv 2 | 0/0 Lv 3
    Incantesimi Pronti
    1.
    2.
    3.

  13. .
    CITAZIONE (-Elenis- @ 25/7/2023, 21:39) 

    Anya Duskshade

    Mezz'elfa | Ladra | 1 | CN | Scheda | DICEROOM

    Anya aveva avuto i suoi dubbi di riuscire davvero a distrarre quelle maledette lame, ma in qualche modo sembrava avercela fatta. si allungò a colpirla di nuovo, il pugnale stretto nella mano che andava a cercare il punto migliore per fare il più male possibile. Non lo trovò come avrebbe sperato: d'altronde non era semplice trovare un punto vitale in un paio di forbici arrabbiate, ma le parve di aver affondato un po' di più questa volta.
    Anche lei era stata colpita dalle nemiche e se in un primo momento di esultanza quasi non se ne era resa conto, una volta portato a segno il suo colpo si accorse immediatamente dei taglietti brucianti lì dove le lame avevano toccato la pelle. Con una piccola smorfia, Anya cercò di valutare la situazione, ma i suoi amici alberi e, soprattutto, Lex il coniglietto erano ancora lì quindi doveva solo sperare che il suo colpo attuale o al massimo il successivo avrebbero fatto capitolare le malefiche forbici.
    HP 7/10
    CA 15
    Tpc 18 (danni 3 (2+1furtivo))

    Mischia Pugnale+5 (1d4-1)
    Distanza//


    Equipaggiamento
    0 MP | 922 MO | 2 MA | 0 MR



    Capacità
    Nome capacità //
    Incantesimi
    0/0 Lv 0| 0/0 Lv 1| 0/0 Lv 2 | 0/0 Lv 3
    Incantesimi Pronti
    1.
    2.
    3.

  14. .

    Anya Duskshade

    Mezz'elfa | Ladra | 1 | CN | Scheda | DICEROOM

    Anya fu felice di vedere che il suo pugnale poteva effettivamente ferire l'avversario, ma le forbici arrabbiate sembravano un osso duro, soprattutto per le sue braccia esili. Nonostante il tifo dei pupazzi, Anya cominciava a temere di non poter vincere contro il suo avversario e come sempre il suo cervello si mise in moto. Approfittò dell'apertura del suo avversario con un affondo un istante prima di sentirsi cadere. Il suo svantaggio si fece ancora più evidente a quel punto: a terra alla mercé di quelle lame affilate. Si alzò subito, consapevole di lasciare un colpo gratuito alle sue avversarie, ma non potendo certo restare col culo sul morbido tappeto senza tentare almeno di far qualcosa per quella situazione così poco simpatica.
    Oh, signorina Ruggine! Esclamò all'improvviso guardando dietro le forbici, come se alzandosi avesse notato qualcosa. Giusto in tempo per un lauto pasto a base di forbici. fece, con un sorrisetto appena appena accennato. Sperava che il nervosismo non le si leggesse troppo nella voce e di riuscire a distrarre il nemico abbastanza da poterlo colpire a tradimento. Non era la più leale delle duellanti e se doveva ricorrere a mezzucci del genere per vincere, beh, non si era mai fatta troppi problemi. Sicuramente non avrebbe cominciato in quel momento, con Lex il coniglietto e gli alberi imbottiti che contavano su di lei come unica protezione.
    HP 10/10
    CA 15
    Tpc 16 (danni 2)
    Raggirare (fintare): 15
    Attacco di opportunità: Anya provoca un attacco di opportunità rialzandosi

    Mischia Pugnale+5 (1d4-1)
    Distanza//


    Equipaggiamento
    0 MP | 922 MO | 2 MA | 0 MR



    Capacità
    Nome capacità //
    Incantesimi
    0/0 Lv 0| 0/0 Lv 1| 0/0 Lv 2 | 0/0 Lv 3
    Incantesimi Pronti
    1.
    2.
    3.

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    CITAZIONE (-Elenis- @ 20/7/2023, 10:40) 

    Anya Duskshade

    Mezz'elfa | Ladra | 1 | CN | Scheda | DICEROOM

    Anya non era una combattente. Sapeva difendersi, certo, era cresciuta per la strada con un branco non indifferente di fratellini minori altrettanto disgraziati, doveva sapersi difendere. Lei, però, era sempre stata più incline ad affidarsi alle sue abilità che alla sua forza e non era neanche del tutto una sostenitrice dei combattimenti leali faccia a faccia.
    In quel caso, però, non aveva scelta: estrasse la sua arma e menò un fendente verso le forbici.
    "Lontane dai miai amici!" Intimò, il nasino arricciato minacciosamente e gli occhi ridotti a fessure.
    HP 10/10
    CA 15
    Tpc 16 (danni 1)

    Mischia Pugnale+5 (1d4-1)
    Distanza//


    Equipaggiamento
    0 MP | 922 MO | 2 MA | 0 MR



    Capacità
    Nome capacità //
    Incantesimi
    0/0 Lv 0| 0/0 Lv 1| 0/0 Lv 2 | 0/0 Lv 3
    Incantesimi Pronti
    1.
    2.
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