-
.
Picche e Cuori
La prima volta che sua madre gli parlò di Uriel Heim, Daven aveva solo otto anni. La donna gli raccontava continuamente delle imprese del paladino e di come quasi tutti nel continente dovevano essere grati a lui e agli altri prescelti dell'Era Oscura. Doveva essere un onore e un privilegio portare avanti il nome degli Heim, diceva lei, servire Iomedae come nobili paladini prima di lui.
Il giovane Daven non la pensava così: crescendo nacque in lui l'idea che i prescelti erano stati frutto di circostanze particolari e benedizioni divine, e che probabilmente prima dello scoprire della loro missione nemmeno vivevano vite fuori dall'ordinario. Sciocchi qualsiasi che erano inciampati nel favore ultraterreno.~
"Ehi, fesso, sei ancora fra noi?"
La spinta di Murdom giunse inaspettata sulla spalla di Daven, facendolo riaffiorare dai suoi pensieri di sette anni prima. Il giovane biondo si guardò attorno per rivedere quel fessacchiotto di Murdom con un ghigno in viso e il povero Vidgar che camminava con lo sguardo verso il suolo.
"Se non chiudi la bocca mi giocherò te e la vita di tua sorella a dadi!" ringhiò Daven di risposta all'amico.
I tre si stavano dirigendo ai sobborghi di Altatorre per ripagare i debiti di gioco di Vidgar che si erano ormai spinti oltre soglie piuttosto pericolose. Pensare che i bifolchi da quelle parti non si facevano troppi scrupoli a far indebitare un quindicenne faceva gelare il sangue nelle vene di Daven.
Presto giunsero alla loro destinazione: una breve scalinata conduceva in una specie di cantina situata ai fianchi di un vicolo. La porta in legno non riusciva a trattenere il chiacchiericcio e l'aria malsana che si celava all'interno. Così i tre, dopo qualche sguardo per assicurarsi della propria complicità, si addentrarono in quell'inferno in miniatura.
Quella era la bisca clandestina più grande che si potesse trovare ad Altatorre: numerosi tavoli dove la gente giocava e scommetteva su carte, dadi o semplici bevute di birra. Più di un paio di risate furono rivolte ai tre adolescenti che ne avevano appena varcato la soglia, soprattutto rivolte al rosso Vidgar, che aveva fatto più di una magra figura da quelle parti.
Daven e gli altri si diressero dal tale che aveva spolpato il loro compagno in precedenza. All'apparenza sembrava un vecchio ubriacone che non sapeva ciò che faceva, ma dopo qualche attimo lo videro vincere una ventina di monete d'oro in un solo colpo, mentre si faceva beffe del suo avversario.~
"Vidgar! Hai fegato nel farti rivedere da queste parti dopo la tua figuraccia!", lo schernì lui, mentre l'uomo afflitto dall'altra parte del tavolo sgombrava dalla sedia. "Spero che i tuoi amici siano qui per pagare il tuo debito, altrimenti non te ne andrai da qui con le tue gambe", continuò diventando serio in volto.
Il giovane dai capelli rossi rimase impietrito dalla minaccia del vecchio, per poi dare una timida pacca al braccio di Daven. "Forza, Dave, dagli i suoi soldi e andiamocene da qui!" bisbigliò Murdon.
Tuttavia qualcosa stava crescendo nel cuore di Daven. Aveva visto e provato altre volte il terrore e il brivido del gioco d'azzardo, ma quella volta era diverso. Si trattava di un impeto di orgoglio e giustizia non solo nei confronti dell'umiliazione del proprio amico ma per provare qualcosa a se stesso.
Che non aveva bisogno di favori esterni per potersi elevare sopra chi si credeva di essere migliore o più furbo. E che dopotutto la parola Heim non aveva alcun significato in quel buco. Distruggere quell'ubriacone nel suo stesso campo di gioco era l'unica cosa che avrebbe soddisfatto quel sentimento bruciante nel cuore del giovane.
Prima che se ne rendesse conto, Daven si era già seduto di fronte all'uomo poggiando un sacchetto pieno di monete d'oro sul tavolo e chiedendo la prima mano di carte con un ghigno di sicurezza in viso.. -
.Role conclusa!
+800 exp
+1.000 MO
+ Guanti spezzaossa (se rivenduti 3000 MO)
Linkare questo post in fondo alla propria scheda..
