Ogni tanto, nella vita...

Ogni tanto, nella vita...

Jelankeer Batratz

Il giorno in cui ho conosciuto Jayna rimarrà impresso nella mia vita come un marchio a fuoco sulla pelle candida, un momento che non potrò dimenticare neanche nei secoli che sarò costretto a vivere senza di lei.
Ero cosciente del fatto che gli umani vivessero molto meno di noi Drow, ma non potetti fare a meno di innamorarmi di lei. E, ammetto, era l'ultima cosa che mi sarei aspettato di fare in tutta la vita. Quando ero scappato dalla colonia, l'unica cosa che volevo era essere libero, provare tutte le cose che il mondo aveva da offrire e non dovermi sentire per forza costretto a ricambiare.
O almeno, così la pensavo finché non conobbi lei. Erano passati quasi settant'anni da quando avevo abbandonato la colonia e mi trovavo nella Repubblica, stavo vivendo la mia vita letteralmente un giorno alla volta, senza preoccupazioni per il futuro o per quello che avrei "dovuto" fare. Avevo bivaccato in una locanda della capitale per un paio di giorni e stavo tranquillamente sorseggiando il mio boccale di idromele, con Agrifoglio (il padre di quello scellerato di Ranuncolo) che se ne stava tutto tranquillo sul pavimento di legno.
E fu proprio per colpa sua che Jayna inciampò, finendomi letteralmente addosso in un turbinio di scuse e rossori, immersa in dei vestiti forse un po' troppo più grandi di lei.
La nostra storia cominciò così, per un semplice errore, a causa di un felino troppo cresciuto e dei movimenti troppo sbadati: non avevo mai conosciuto la tenerezza in vita mia, ma quello che riuscii ad imparare negli anni che passai con lei è qualcosa che non potrò mai staccarmi di dosso, qualcosa che è entrato a far parte del mio essere e rimarrà lì vita natural durante.
Sono sicuro, ad oggi, che potrebbe non sembrare, ma lei mi insegnò ad essere altruista e gentile, fece della sua dolcezza la chiave per arrivare al mio cuore ed aprirlo per sempre, spaccando una serratura troppo piccola ed arrugginita che nessuno aveva neanche mai provato ad aprire. Per la prima volta capii cosa voleva dire davvero amarsi ed amare, fare delle piccole cose per il puro gusto di vedere un'altra persona sorridere.
Per sentirsi bene, con se stessi e con gli altri.
Era qualcosa di così estraneo al mio mondo che all'inizio feci fatica a comprendere e fare mio: un modo di vivere completamente alieno che si stava insinuando nel mio corpo come un veleno, ma non di quelli che ti uccidono, più come una droga che ti spalanca tutti quanti i sensi e ti fa vedere quello che hai attorno con una prospettiva diversa, con delle aspettative ed una voglia che non avrei mai immaginato a quel tempo.
Nonostante la sua famiglia non fosse propriamente d'accordo (per utilizzare un eufemismo), ci sposammo qualche anno dopo e non abbiamo mai smesso di amarci. Abbiamo avuto quattro figli magnifici e lei ha capito perfettamente cosa c'era nel mio cuore, cosa bramavano i miei desideri. Mi ha dato quello che nessuno era mai riuscito a darmi, mi ha fatto sentire tutto quello che fino a quel momento era mancato nel mio cuore scuro.
Ho viaggiato senza di lei, ho visto posti magnifici ed indescrivibili, ma sono sempre tornato lì, ogni anno, ogni qual volta sentivo l'ingiustizia del mio allontanamento e la sofferenza del suo cuore. E non mi ha mai rinfacciato niente e continua a non farlo, nonostante le piccole rughe che lentamente compaiono sul suo volto e le carni che si fanno più deboli: io continuo ad amarla e lei continua ad amarmi.
Quando sono a casa sento solo la dolcezza del suo tocco e della sua voce e niente più, e vorrei che non finisse mai, che decidesse di venire con me nei nostri viaggi per conoscere il mondo. E un giorno ce la farò, le farò vedere l'intero continente e lo faremo insieme, perché non ci sarebbe altra persona al mondo che vorrei al mio fianco.