Sangue del mio sangue

[Dentro il Background Marzo 2024 - Dolce - Soraya Belmonte]

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    Soraya

    "Ahi."
    Soraya scosse la mano, turbata da quel dolore improvviso. Maya le stava applicando dell'unguento su una delle tante ferite che si era procurata durante il suo addestramento.
    "State ferma, mia signora, altrimenti non posso medicarvi."
    Come sempre l'ancella era premurosa e gentile, non le faceva mancare mai niente. Più cresceva e più ne riconosceva la debolezza, la lontananza con quelli che dovevano essere gli ideali di una perfetta drow, ma era impossibile non notare quanto ci tenesse nella cura degli altri. In particolare di Soraya. La giovane aveva un rapporto strano con questa cosa, ammirava la sua ancella, anche se non voleva essere come lei. Soraya avrebbe dovuto essere forte e fiera, ma forse proprio perché era così distante dalla persona che voleva diventare, l'affetto verso Maya era genuino. Era la cosa più vicina a un genitore che lei avesse mai avuto. Quindi la persona giusta da cui farsi dire verità anche scomode.
    "Zia Ylian mi odia tanto, vero?"
    Maya sollevò lo sguardo e incrociò gli occhi della sua signora. Per quanto venisse trattata sempre da principessa, Soraya era pur sempre una tredicenne cresciuta di nascosto in una terra straniera. Maya lesse l'insicurezza nella sua espressione e capì che la giovane era in crisi. L'addestramento era iniziato da pochi mesi, ma stava dando risultati davvero pessimi, lo sapeva pure lei. Conosceva quella sensazione, l'aveva sperimentata in prima persona diversi decenni prima.
    "Lo sapete anche voi che non è così. Lady Ylian è una guerriera forte e sicura di sé, se si comporta così è per spingervi a dare il massimo. Voi siete destinata alla grandezza, ma questo non vuol dire che tutto arriverà subito. Dovete essere paziente."
    Cercò di tranquillizzarla con un sorriso genuino, come aveva sempre fatto sin da quando Soraya era bambina, sin da quando erano partite insieme dalle grotte del nord per stabilirsi ad Arborea. I tempi però erano cambiati, era cambiata lei, non bastava più così poco per farle tornare il buonumore.
    "Ma sono necessarie le botte che mi dà? Le parole che mi dice? Mi considera una delusione. Lei mi odia."
    Soraya si immerse nei profondi occhi neri della sua ancella, alla ricerca della verità inespressa fino a quel momento dalle parole. Era stanca di menzogne e frasi di circostanza. Era stanca di essere trattata solo o da principessa o da incapace, voleva essere considerata una persona. E l'unica che poteva farlo era Maya.
    "Anche vostra madre era così. Sono stata una delle sue allieve e posso assicurarvi che non faceva sconti a nessuno. Io non sono riuscita a diventare una guerriera, ma altre hanno trovato la loro strada proprio grazie alla severità dei suoi insegnamenti. Voi non siete una delusione, lady Soraya, siete solo all'inizio del vostro addestramento. Le difficoltà sono normali per tutti, anche per le principesse destinate alla gloria futura. Io credo in voi e non per il nome di vostra madre, ma perché vi conosco e so che potete farcela."
    La ragazza si commosse a quelle frasi, perché le riconosceva come sincere. Abbracciò la sua ancella con calore, godendosi quel loro rapporto così stretto. Certo, più cresceva e maggiore era lo sbilanciamento tra di loro. Maya l'aveva cresciuta come fosse sua figlia, ma doveva comunque comportarsi da servitrice. Soraya la considerava ancora come una madre, anche se non consapevolmente. Sarebbero stati poi i numerosi fallimenti dell'addestramento a incrinare questo loro legame. Non abbastanza da allontanarle, ma Soraya iniziò ad agire da padrona con lei, forse perché era l'unica che poteva ancora guardare dall'alto in basso. E in questo modo Maya non riuscì a fermarla da compiere l'estremo gesto.

    Passarono gli anni, sei dal patto che aveva cambiato la vita di Soraya e molti di più da quell'episodio in cui la sua ancella l'aveva consolata. Le venne da chiedersi il motivo per cui proprio quella circostanza le era tornata in mente all'improvviso, ma non seppe trovare una risposta. Forse era l'aria di casa, del resto era la prima volta che tornava nel villaggio di Arborea in cui era cresciuta. Forse era per il motivo per cui era lì. O forse perché non riusciva a dimenticare Maya, nonostante il tempo passato.
    La luce della luna era tenue, perfetta per quello che lei aveva in mente. Identificò senza problemi la casa dove era cresciuta e vi entrò senza fare rumore, con una Porta Dimensionale. Si mosse con circospezione, aiutata dalla capacità di vedere al buio. La casa era immersa nel silenzio più totale e Soraya riuscì a identificare le varie stanze. Quella che un tempo era stata la sua e quella di Maya, entrambe vuote, ma soprattutto la camera da letto di sua zia Ylian. Ignorò la grande stanza in cui viveva il padrone di casa, Quill. Non era venuta per lui, non quella notte. Per quanto fosse stato viscido in alcuni suoi comportamenti e le avesse anche lui a volte fatto pesare la sua frustrazione durante gli addestramenti, rimaneva l'unico che aveva insegnato davvero qualcosa a Soraya. No, quella visita era tutta dedicata a Ylian. Aveva un debito da ripagare.
    Si avvicinò al letto su cui giaceva sua zia e si assicurò che fosse proprio lei. Era stata fortunata, in passato lei era spesso in viaggio, invece l'aveva trovata al primo tentativo. Erano passati tanti anni, ma non era invecchiata di una virgola. Tanto meglio, sarebbe stato meno soddisfacente se lei fosse stata diversa, pensò la predatrice. Impugnò la Falchion regalatele da Venalia e la calò sul corpo della drow. Il dolore svegliò Ylian, che faticò a raccapezzarsi del perché di quella sensazione improvvisa e di quella spada che penetrava le sue carni. Soraya aveva studiato il colpo a dovere, in modo da impalarla al letto, ma da non ucciderla subito. Non le avrebbe concesso questa cortesia, prima voleva parlare.
    "Chi sei?!"
    Dopo un urlo selvaggio uscirono dalla bocca della drow delle parole sensate, per quanto inframezzate da ansimi. Soraya avvicinò il suo viso, in modo che fosse visibile, ma ciò non bastò a farsi riconoscere. Era cambiata troppo, del resto.
    "Ho sognato questo momento a lungo, zia." Gioì nel vedere il viso terrorizzato dall'implicazione di quell'ultima parola. "All'inizio volevo sfidarti a duello, sai? Darti prova di quanto sono diventata forte. Poi mi sono detta che non ne valeva la pena. Il tempo in cui dovevo dimostrarti qualcosa è ormai passato. Io sono diventata forte, io ti sto uccidendo. Il resto non ha importanza."
    Il ghigno diabolico di Soraya brillò nel buio della stanza. Per fortuna Ylian era nata e cresciuta nelle caverne del nord, così poté osservare la sua carnefice per bene, proprio come lei aveva voluto.
    "Pensavo foste morte. Siete svanite nel nulla, senza lasciare tracce. Vi ho cercate a lungo. Cos'hai fatto al tuo corpo? Che follia è questa?"
    "Ho fatto ciò che è necessario. Mi avete sempre insegnato che dovevo diventare regina a ogni costo. Bene, io quel costo l'ho pagato. E adesso sono venuta a riscuotere la tua parte."
    Il respiro di Ylian si era fatto sempre più pesante, la ferita era molto grave e l'avrebbe portata molto presto alla morte. Era tempo di chiudere i conti.
    "Credi di essere diventata una guerriera? Non sei più una drow, sei solo un mostro! Tua madre avrebbe odiato ciò che sei diventata. Hai scelto la via dei codardi."
    "Io non sono mai stata mia madre, non ho mai voluto esserlo. È questo che non sei mai riuscita a capire, zia. Quello che ho fatto è stato prendere atto di ciò che mi hai insegnato. Una principessa non ha diritto a essere debole, mi dicevi sempre."
    Estrasse con la mano debole un pugnale, lo stesso con cui anni prima aveva ucciso Maya. Lo calò sul collo di sua zia, dandole il colpo di grazia. Prese un respiro profondo e sorrise, a modo suo quello era il momento più bello della sua giovane vita.
    "Ora non lo sono più."

     
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