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    Hic iacet Arthurus Rex quondam Rexque futurus

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    Karril Bronnsdòttir

    Umano Iboithi| Iracondo di Stirpe| 5° | Neutrale| Scheda | DICEROOM
    Era stata una giornata sfiancante, non tanto perché si era andati in giro a vedere cose o per le mangiate e altre cose, ma perché un giorno del genere era proprio al di fuori del quotidiano e dello straordinario di Karril: aveva partecipato ad altre feste prima di quella, ma con quella tematica e soprattutto con quei vestiti è stato pesante.
    Non che rimproverasse Venalia per averli scelti e per averla aiutata a vestire, era l'iraconda che era intenzionata a tenersi il più possibile addosso proprio perché erano state scelte per lei. Nonostante questo non poté non tirare un sospiro di sollievo quando ritornarono alla casetta nella quale alloggiavano temporaneamente per la fiera.
    Era quasi il tramonto quando l'iraconda rientrò in casa con Venalia, si stiracchiò la schiena e non vedeva l'ora di sedersi o stendersi da qualche parte però non sapeva se effettivamente ci fosse altro da fare nella serata o meno «Abbiamo finito per oggi o ci sarebbe altro da fare?» Karril osservò l'elfa per un attimo, quasi fosse un insegnante che le stava facendo lezione sulla normale vita mondana in città «Abbiamo un po' di tempo per riposare le gambe, almeno? A combattere facevo meno fatica, devo dire!» l'iraconda rise e, voltandosi di nuovo, notò con lo sguardo un libro lasciato su un tavolino, non sapeva se fosse di Venalia o meno, ma istintivamente lo prese ed inizio a sfogliarlo. Non ci capì molto, però era curiosa di leggere le stesse cose che leggeva Ven.
    «Mezz'oretta di pausa e poi andiamo di nuovo nel caso! Io mi metto nel giardino!» con il sorriso stampato sulla fronte, l'iraconda si incamminò verso il retro della casa che dava su un piccolo giardino recintato, un pezzo di verde immerso nel grigio delle città e c'erano diverse aiuole e un albero bello grande su cui appoggiarcisi.
    Karril si sedette lì, con la schiena appoggiata al tronco, si tolse le scarpe e per un po' strofino i piedi sull'erba per godersi quella piacevole sensazione quasi simile ad un solletico, poi aprì nuovamente il libro e iniziò a dondolare lievemente la testa a destra e a sinistra, poi iniziò a canticchiare una piccola canzone che aveva imparato da piccola.
    Non conosceva la lingua della canzone ma alternava un tono allegro e malinconico, però parlava di cose positive, delle cose nuove che nascevano.
    Era tornata felice dopo molto tempo.

    HP 56/56
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    Tpc 17 (danni 10)



    Mischia Ascia Bipenne +1 (Tpc+10 1d12+5 | x3)
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    Equipaggiamento
    0 MP | 3.438 MO | 0 MA | 0 MR
    Armatura di pelle
    Kit Iracondo di stirpe



    Capacità
    Nome capacità
    Ira di Stirpe round 15/15
    Incantesimi
    0/0 Lv 0| 0/0 Lv 1| 1/1 Lv 2 | 0/0 Lv 3
    Incantesimi Pronti
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    Venalia Tinlomiel

    ELFA ERRANTE | MAGA | 8° | NEUTRALE PURO | Scheda | DICEROOM
    Alloggiare bene non era mai stato un compromesso su cui Venalia aveva pensato di indulgere. Per quel poco che costava, in termini aurei, prendersi un bel letto comodo, lesinarci sopra rasentava l'avarizia. No, con tutti i soldi che aveva accumulato nel corso del tempo - e quelli che avrebbe fatto aprendo la sua bottega a Rivorosso - poteva permettersi il lusso di una vera casetta. Per lei, per Karril, per tutti i suoi amici. Questo almeno finché non fosse riuscita a creare un semipiano tutto per loro, ovviamente. La giovane iraconda, forse per farla contenta, non si era lamentata troppo del vestito ma non ci voleva un genio o un mentalista per capire quanto fastidio le dessero abiti di quella foggia. Era abituata a tutt'altro, a una vita diversa, e a onor del vero a Velia andava benissimo. Soprassedendo sulle burle e sugli scherzi, non c'era niente che avrebbe voluto cambiare di nessuna delle sue amiche, niente che valesse la pena di plasmare a nuova vita. Sì, forse avrebbe preferito - di quando in quando - parlare con qualcuno capace di capire certi raffinati concetti arcani, certe finezze magiche, ma non avrebbe fatto a cambio per niente al mondo delle persone che aveva incontrato.

    «No, direi di no.» rise. «Preparo qualcosa da mangiare, per cena.» la guardò andare in giardino, felice e serafica, e mentre con una sfacciata fortuna trovava del mane indurito dentro la dispensa, continuò a lanciarle piccole occhiate dalla finestra. Mentre tagliava qualche fetta, pronta per essere guarnita con del guanciale per creare ottime bruschette, Venalia si rese conto che a dispetto dell'affetto provato per Karril la conosceva pochissimo. Davvero poco. Non sapeva nulla del suo passato, del suo presente e ancor meno sapeva di quel che volesse far del suo futuro. Con Asran era stato diverso, si erano parlati e compresi, avevano scelto di camminare fianco a fianco affrontando le avversità, ma con Karril non era stato così semplice. O forse sì, ma lo era stato in maniera diversa. Più naturale, indubbiamente, ma aveva lasciato tante domande in sospeso, tanti dubbi inespressi. Così, dopo aver lasciato il pane in ammollo in padella con un filo d'olio, così che diventasse mangiabile, uscì a sua volta in giardino. Elwing era rimasta in casa, a dormicchiare, e mentre il sole calava all'orizzonte su Rivorosso, accompagnando il finire di quella giornata come una dolce coperta ambrata, Venalia non poté se non restare in silenzio ascoltando il canticchiare allegro dell'amica. Si avvicinò e senza dire nulla si buttò a sedere vicino, con la schiena contro la corteccia a sua volta, osservando il cielo e lasciandosi cullare i pensieri dalla melodia. Quand'era l'ultima volta che aveva trovato il tempo di dedicarsi a qualcosa di così semplice e rincuorante come osservare le nuvole? Quand'era l'ultima volta che si era sentita davvero felice e spensierata, priva di quella pressione che rischiava di prendersi tutto senza darle nulla in cambio? Almeno per un giorno, una sera, voleva pensare a cose piacevoli. Voleva sentire una storia che non aveva mai sentito prima.
    Voleva sentirsi una persona normale.

    «Sei brava a cantare. Io... non molto.» le disse, quando ebbe finito il motivetto. «Ti ha insegnato qualcuno?»
    Girò la testa verso di lei, sorridente. Era una domanda come un'altra per imparare qualcosa di più.
    HP 46/46
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    Mischia
    ✦ Bast. Ferrato +3 {1d6-1 | x2}
    ✦ Pugnale +3 {1d4-1 | 19-20/x2}
    Distanza
    ✦ Bal. Legg. +6 {1d6 | x2}{24m}


    Elwing
    HP 23/23
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    Mischia
    • Morso +1 {1d3-1 | x2}

    Equipaggiamento
    0 MP | 5.044 MO | 0 MA | 0 MR

    Bastone Ferrato {2 kg}
    Pugnale {0,5kg}
    Balestra Leggera {2 kg}
    Quad. da Bal. {20}{1kg}
    Libro degli Incantesimi {---}
    Borsa Comp. Inc. {1 kg}
    Abito da Viaggiatore {2,5 kg}
    Anello del Sostentamento
    Fascia Sapienza +6 { 0.5 kg}
    Braccialetto dell'Amicizia
    Polvere dell'Illusione
    Perla del Potere (1°)

    Capacità Razza
    Visione crepuscolare: 18m
    Immunità degli elfi: Immune al Sonno Magico
    Passo selvatico: Un elfo ignora il terreno difficile quando corre.

    Capacità Classe
    Fascino dell'Evocatore (Sop): Ogni volta che si lancia un incantesimo di Evocazione (convocare), si aumenta la durata di un numero di round pari a metà del proprio livello da Mago (minimo 1). Questo aumento non viene duplicato da Incantesimi Estesi. Al 20° livello, si può cambiare la durata di tutti gli incantesimi Evoca Mostri a permanente. Non si può avere più di un incantesimo Evoca Mostri reso permanente in questo modo attivo nello stesso momento. Se si designa un altro incantesimo Evoca Mostri come permanente, l'incantesimo precedente ha termine immediatamente.

    Traslazione (Sop): Al 1° livello, come Azione Veloce ci si può teletrasportare in uno spazio vicino come se si utilizzasse Porta Dimensionale. Questo movimento non provoca Attacchi d'Opportunità. Si deve essere in grado di vedere lo spazio in cui ci si sta spostando. Non si possono portare altre creature con sé quando si utilizza questa capacità (tranne i Famigli). Ci si può muovere di 1,5 metri ogni due livelli da Mago posseduti (minimo 1,5 metri). Si può utilizzare questa capacità un numero di volte al giorno pari a 3 + il proprio modificatore di Intelligenza. [8/8 Volte]

    Incantesimi Foc. Evocazione (Normale e Superiore): +2 alla CD degli incantesimi di Evocazione.

    Incantesimi
    4/4 Lv 0 | 8/8 Lv 1 | 7/7 Lv 2 | 5/5 Lv 3 | 4/4 Lv 4
    Incantesimi Pronti

    Liv 1: Unto (x5); Ingrandire Persone (x3)




     
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    Karril Bronnsdòttir

    Umano Iboithi| Iracondo di Stirpe| 5° | Neutrale| Scheda | DICEROOM
    Karril iniziò a leggere qualche riga di quel tomo, era un libro su una scuola di magia, Evocazione, ma era ovviamente ad un livello talmente avanzato che l'iraconda non ci stava capendo molto. Normalmente si sarebbe incazzata e avrebbe gettato il libro altrove ma lei voleva leggere, voleva imparare qualcosa di quegli argomenti che Venalia aveva studiato per tutto quel tempo. Non era questione di farsi condizionare in qualcosa che non le piaceva, era più un provare a saperne di più riguardo un qualcosa che l'elfa riteneva importante: alla fine con Venalia riusciva bene o male a parlare di tutto, ma non ci voleva un genio per capire che, comunque, la maga avesse anche un bisogno di parlare cose magiche di cui ne sapeva molto.
    Così come Karril poteva parlare di armi, insomma.
    Era comunque così assortita dal provare a capirci qualcosa che Karril quasi non si rese conto quando Venalia la raggiunse vicino l'albero, alzò lo sguardo e sorrise alla compagna «Davvero?» l'iraconda posò il libro a terra e poi guardò anche lei il cielo nuvolo per qualche istante «Mi ha insegnato mia madre, e mi ha insegnato anche a insegnare a cantare! Appoggia la testa qui.» e parlando, Karril distese le gambe e si picchiettò la coscia, aspettando pazientemente che l'elfa si distendesse e si rilassasse con la testa sul grembo dell'iraconda, e quando si appoggiò Karril iniziò lentamente e con dolcezza ad accarezzarle i capelli «E adesso cantiamo insieme! In realtà non so bene che lingua sia, però mi hanno detto cosa significa: è una celebrazione per qualcosa di nuovo che nasce, un sole nuovo che sorge mentre si ricorda il passato. Ogni male guarirà.» dopo questa breve spiegazione, l'iraconda disse le parole della prima strofa pian piano e aspettava Venalia che le ripetesse pian piano.
    «Ci mettevamo così, con mamma e mia sorella, e cantavamo un sacco di canzoni dopo che avevamo sbrigato i nostri compiti. A volte voleva unirsi anche il mio fratellino ma papà non voleva mai.» uscì fuori un sorriso malinconico, le sue dita passavano ancora fra i capelli dell'amica «... mi mancano molto, non eravamo perfetti però ci volevamo bene. E non riesco a trovarli.» si perse per qualche istante nei propri pensieri, ma poi si riprese e tornò con un tono un pochetto più allegro «Comunque sono convinta che anche tu possa diventare brava a cantare, sei molto brava in molte cose. E hai davvero una bella voce, mia mamma ti prenderebbe a parte per insegnarti. Hehe.»

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    Venalia Tinlomiel

    ELFA ERRANTE | MAGA | 8° | NEUTRALE PURO | Scheda | DICEROOM
    Venalia, a quella richiesta, non oppose alcuna resistenza e si lasciò cullare mentre, col viso rivolto al cielo, osservava tra le fronde dell'albero l'imbrunire. Quant'era passato dall'ultima volta ch'era stata in quel modo? Che si era sentita veramente tranquilla nell'anima e nel corpo? Forse a Valmar, prima della guerra, prima di Arborea. Prima di tutto quello che l'aveva resa ciò che era. E tanto s'era persa in quel pensiero che a stento si rese conto che forse, avendo avuto maggior saggezza, era stata lei la prima artefice di tante meschinità che l'avevano spinta in quell'abisso nero in cui sguazzava Bilqis. In cui l'avrebbero prima o dopo trascinata. Ma non quella sera, non quella sera. Spostò lo sguardo sull'iraconda, ascoltando in religioso silenzio salvo fatto per il tentativo distratto di imitare quella piacevole nota musicale con la voce. C'era tanto che avrebbe voluto dirle, raccontarle, e forse non aveva mai avuto il coraggio di parlarne prima perché nessuno l'avrebbe davvero potuta capire. Non era mai stato il momento giusto, non era mai stata la situazione giusta... c'era sempre qualcosa di più, qualcosa di troppo. E mentre se ne stava lì distesa sull'erba a guardare il viso di Karril, ogni parola le parve superflua, ogni problema stupidamente effimero.
    Centotrentadue anni, undici mesi e undici giorni. Quello era il tempo ch'era stata su Assiah, che aveva vissuto, amato, patito, sofferto. E pur essendo il triplo della vita riservata ad un uomo si sentiva in parte di non sapere ancora nulla. Nulla delle persone di cui le importava davvero.

    «Io... non parlo con i miei da settant'anni.» disse, tornando lentamente a guardare verso il cielo. «In parte invidio l'amore che provi per i tuoi genitori. Lo percepisco da quello che dici, da come ne parli. Nel corso della mia vita ho perso tanto, ho perso tante persone. Vecchiaia, malattia, guerra.» intrecciò le dita e adagiò le mani sul ventre, socchiudendo gli occhi. «Amanti, rivali, amici. Il tempo si è preso tutto. Tutto tranne me.»
    «Sotto un cielo diverso, un secolo fa, immaginavo un futuro che non si è mai avverato. Sai... quei sogni che si fanno ad occhi aperti. Quelle storie che ci inventiamo per tenere la testa occupata quando non comprendiamo i problemi del mondo.» sorrise appena. «E invidio quello che vedo nei tuoi occhi. Una speranza, una pace, il cui solo riflesso mi rasserena.»

    Si zittì per un momento, godendosi in silenzio interrotto solo dal brusio di sottofondo della città. Lontano. E chiudendo gli occhi e immaginandosi distante, niente le vietava di confondere quel rumoreggiare pacifico con lo sciabordare placido delle acque del vecchio Merum. Venalia aveva perso tutto tante volte.
    «So così poco di te, a dispetto di tutto.» riprese, con un filo di voce, quasi stesse per addormentarsi. «Raccontami dei tuoi genitori, per favore.» le disse.
    «E io ti racconterò una delle mie poesie. E canterò con te.»

    Quello era un barlume della Venalia che nessuno aveva veduto. Forse lo aveva fatto Asran, per poco.
    Un baluginio di qualcosa rimasto sepolto per decenni, una vulnerabilità che solo la pace di una notte di Primavera poteva illuminare.
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    Karril Bronnsdòttir

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    Karril continuò ad accarezzare i capelli di Venalia lentamente, erano così morbidi che voleva cullarli con calma, ad un ritmo costante. Ascoltò l'amica in silenzio e, quando lei si mise le mani sul ventre e intrecciò le dita, l'iraconda istintivamente mosse l'altra mano e afferrò delicatamente quelle dell'elfa, e se avesse voluto avrebbe intrecciato le sue dita.
    Non era sola, no. Riusciva a percepire nelle sue parole un velo di solitudine, quel carattere forte proteggeva uno più sensibile che aveva subito tante e tante ferite: quella lunga vita elfica era davvero una benedizione?
    Era vero che le due si conoscevano poco, tutte le volte che si erano incontrate non avevano mai avuto il tempo di parlare davvero con profondità, non un momento di pace dove condividere quello che si aveva dentro, c'era sempre qualcosa da fare, un mostro da uccidere, qualcuno da salvare. Tutti tranne loro stesse.
    «Va bene.» rispose lei alla fine dopo un momento di silenzio «Sono la seconda di tre figli, mia sorella maggiore si chiama Ellisif e lei è molto più brava di me a cantare e a danzare, sai? A dire il vero, è più brava di me un quasi tutto: sa farei dei bei bracciali e collane coi fiori, sa cucinare ed è davvero precisa con l'arco! Riesce a colpire conigli anche ad un centinaio di metri di distanza, anche se personalmente penso che ogni tanto fosse più un colpo di fortuna che altro.» fece una piccola risata prima di alzare la testa verso il cielo, pensierosa «Poi il mio fratellino, Áli, un pacioccone, e probabilmente l'unico della mia famiglia che non si incazza mai. Ci fa sempre dei regalini e gli piace essere coccolato, ed è sempre attento alle piccole cose. È... il mio tesoro.» un tesoro che non aveva in quel momento, che aveva fallito a proteggere, a tenerselo stretto a sé. Aveva fallito come sorella maggiore. Sospirò, si era tolta un bel peso da dentro, era un qualcosa che non aveva detto mai a nessuno.
    «E poi c'è mio papà e mia mamma: Bronn e Iliana. I capelli verdi li ho presi da lei mentre l'occhio argentato da lui. O meglio... dal drago da cui lui discende.» uscì un sorriso amaro, ma non di meno l'iraconda continuò nell'accarezzare sia i capelli che le mani di Venalia «E devo dirti la verità, anche io non conosco molto del loro passato: si amano molto, e provengono da due gruppi diversi che si odiano a morte così sono scappati a Nuova Nyloria insieme, ho da poco trovato un libro che racconta la storia di questi due gruppi. Comunque papà si erse a difensore del nostro villaggio per vivere, mia mamma intrecciava ceste. Lei era davvero paziente visto che ne combinavo davvero tante, e molto spesso mi facevo anche male, ma lei era sempre lì a rimettermi in sesto. Mi metteva al collo questa collanina e rimaneva al mio fianco finché non guarivo.» per pochissimo tempo Karril tolse la mano dai capelli rossicci dell'elfa e si tolse la collana che indossava, una semplice collanina d'argento sulla quale c'era un cristallo di un azzurro spento, e lo diede a Ven «Tempo fa brillava davvero molto, mi sa che con tutte le botte che ho preso si è spento.» data la collana, Karril riprese esattamente come prima a lisciarle i capelli «Papà è un forte guerriero, anche lui usa la collera per combattere ed è molto più potente della mia. Riesce perfino a trasformarsi in un drago d'argento quando si abbandona completamente all'ira. È davvero temuto da tutti... anche da noi.» era un argomento doloroso, quello, ma Karril decise che doveva parlarne e che non doveva averne paura, non era solo una ragazza sensibile sotto certi aspetti: era forte, e doveva esserlo anche per Venalia in quel momento.
    «Lui ci insegnava un sacco di cose, ci ama, ma ci sono stati momenti in cui ha perso il controllo anche con noi in casa. Mi ruppe le ossa più volte, eppure dopo ogni volta scappava via. Lo seguii una volta, e lo vedevo chinato a terra con la testa fra le mani, piangeva e singhiozzava. Tentava anche di farsi del male come per punirsi.» era stato difficile non farti soverchiare dal pianto, ma l'iraconda ce la fece e fu orgogliosa di questo, tanto da sorridere di nuovo «I suoi occhi erano tristi ma pieni di determinazione nel voler migliorare. Era molto doloroso, ma lui voleva uscire da quell'abisso di collera e ira nella quale era caduto.» l'iraconda era stata un fiume di parole fino a quel momento, aveva parlato lentamente ma con costanza, si prese qualche secondo per riprendere fiato e per godersi un po' il silenzio.
    «È per questo che certe volte ho dei dubbi su quello che sono. A volte odio i miei poteri, quando mi spuntarono gli artigli argentati me li strappai a forza però il mio corpo guarisce molto in fretta, e mi ritrovai punto e a capo; a volte mi sento un drago e ho l'istinto di mordere i mostri invece di usare l'ascia. Ma in ogni caso ho molto più controllo rispetto a mio padre, non farei mai del male a qualcuno che non voglio.»
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    Venalia Tinlomiel

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    Ascoltò il racconto in religioso silenzio, allungando giusto la mancina per prendere la collana e tenerla a mezz'aria, a dondolare agli ultimi raggi del sole morente. Somigliava ad uno zaffiro, ma Venalia era quasi certa che - dato il racconto - dovesse essere molto, molto più potente di una semplice gemma naturale. Come aveva immaginato la vita di Karril tutto era stata fuorché piacevole fino a quel momento, la sua era una storia fatta di dolore, di sofferenza, e come fosse diventata una donna così gentile e piacevole con cui stare solo il cielo poteva saperlo. O forse proprio per quel difficile passato, per quella paura, per quel senso di orrore che le cagionava l'idea di cadere nell'ira senza saperne più uscire, aveva lavorato tanto per diventare la persona che era. Si fece carezzare ancora un poco la testa, poi volse il viso verso di lei e la guardò.

    «Potrei dirti che mi dispiace per il tuo passato... e sarebbe anche vero.» disse. «Ma sono le cose difficili che ci rendono quello che siamo, che plasmano il nostro essere. Tu, Karril, non sei tuo padre. Non lo sarai mai.» c'era una fermezza, una determinazione, quasi assoluta in quell'affermazione. Era stata detta con un filo di voce, ma così accoratamente da sembrare una verità fattuale, ineluttabile. «Io ti conosco. Io ti ho visto combattere, ragionare... e cantare. Di quello che mi hai raccontato posso solo dispiacermi, è vero, ma per quello che riguarda il tuo futuro? Beh... per quello non dovresti avere paura.» tornò a guardare il pendente.
    «Sei Karril figlia di Bronn, ma sei anche Karril, la mia amica, sei Karril l'ammazzamostri, sei Karril... Karril e basta, a volte.» sorrise. «E per quel che può valere credo tuo padre ti volesse comunque bene, a dispetto di quello che può averti fatto. Questo mondo sa essere ingiusto con le persone, anche con le migliori. E talvolta facciamo del male a chi amiamo più intensamente senza accorgercene. L'ho imparato a mie spese.» sospirò, debolmente. L'iraconda si era aperta con lei ed era giusto che ripagasse quella gentilezza con un pezzo della sua anima. Un dono per un dono, una storia per una storia.

    «Ricordi quella donna di cui ti ho parlato oggi, dalla sarta? Anna.» continuò. «Abbiamo avuto una relazione per una decina d'anni, quando abitavo a Valmar. Io avevo trent'anni, lei una ventina... facevamo l'amore sotto le stelle e ci immaginavamo un futuro assurdo fatto di ricchezze infinite ad Arborea.» fece una risatina amara, nervosa. «Poi io sono cambiata. Ho iniziato a volere sempre di più, a non farmi andar bene il piccolo mondo che era Valmar, la vita da contadina, il mio scomodo letto di paglia. Ho lasciato tutto e sono andata ad Arborea. E con tutto intendo... tutto. Anche la persona che mi aveva giurato amore eterno.» per tanto tempo che fosse passato, quasi un secolo, quell'argomento la feriva ancora profondamente. La faceva sentire in un limbo di difetto, di errore, da cui non si sarebbe mai potuta davvero redimere.
    «E io amavo lei. Ma non ho avuto il coraggio di affrontare quello che avrei dovuto, non ho avuto il coraggio di restarle accanto mentre invecchiava, sfioriva e se ne andava.» guardò di nuovo Karril e non disse nulla per un lunghissimo momento.

    «L'ho ferita più profondamente di quanto qualsiasi cosa avrebbe mai potuto fare.» chiuse gli occhi un attimo e cercò di non commuoversi, anche se dal tremare della voce era evidente quanto pesante fosse quel fardello. «A volte... facciamo male alle persone che amiamo per i motivi più stupidi. Ma... so che tu sei una persona diversa da me, Karril. Tu sei una persona migliore. Tu, Linde, Zeljska, Asran, Rhavi, Serhai, Blaire....»
    ... Ur, Vildriel, Dot...
    «... Siete tutte persone migliori di quanto io possa mai sperare di essere.» le sorrise.
    ... Margot, Thalassa, Luka, Grace...
    «Ti posso solo promettere che cercherò di essere una buona amica per te e per tutte loro. Mi avete dato molto più di quanto possiate immaginare.»
    ... Wishfried, Zatras.

    Chiuse di nuovo gli occhi e dondolò la collana ascoltando solo il brusio sempiterno della città.
    «Non parli più coi tuoi? Mi piacerebbe conoscerli una volta.»
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    Pugnale {0,5kg}
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    Quad. da Bal. {20}{1kg}
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    Borsa Comp. Inc. {1 kg}
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    Anello del Sostentamento
    Fascia Sapienza +6 { 0.5 kg}
    Braccialetto dell'Amicizia
    Polvere dell'Illusione
    Perla del Potere (1°)

    Capacità Razza
    Visione crepuscolare: 18m
    Immunità degli elfi: Immune al Sonno Magico
    Passo selvatico: Un elfo ignora il terreno difficile quando corre.

    Capacità Classe
    Fascino dell'Evocatore (Sop): Ogni volta che si lancia un incantesimo di Evocazione (convocare), si aumenta la durata di un numero di round pari a metà del proprio livello da Mago (minimo 1). Questo aumento non viene duplicato da Incantesimi Estesi. Al 20° livello, si può cambiare la durata di tutti gli incantesimi Evoca Mostri a permanente. Non si può avere più di un incantesimo Evoca Mostri reso permanente in questo modo attivo nello stesso momento. Se si designa un altro incantesimo Evoca Mostri come permanente, l'incantesimo precedente ha termine immediatamente.

    Traslazione (Sop): Al 1° livello, come Azione Veloce ci si può teletrasportare in uno spazio vicino come se si utilizzasse Porta Dimensionale. Questo movimento non provoca Attacchi d'Opportunità. Si deve essere in grado di vedere lo spazio in cui ci si sta spostando. Non si possono portare altre creature con sé quando si utilizza questa capacità (tranne i Famigli). Ci si può muovere di 1,5 metri ogni due livelli da Mago posseduti (minimo 1,5 metri). Si può utilizzare questa capacità un numero di volte al giorno pari a 3 + il proprio modificatore di Intelligenza. [8/8 Volte]

    Incantesimi Foc. Evocazione (Normale e Superiore): +2 alla CD degli incantesimi di Evocazione.

    Incantesimi
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    Karril Bronnsdòttir

    Umano Iboithi| Iracondo di Stirpe| 5° | Neutrale| Scheda | DICEROOM
    Karril si zittì e lasciò che Venalia parlasse, che uscisse fuori quello che aveva dentro e il cuore le tremò a quelle parole così dolci.
    Significavano molto per lei.
    Karril annuì silenziosamente quando l'elfa le chiese di Anna, e mentre raccontava parte della propria storia l'iraconda non poté che ammirare il viso dell'amica, una persona che aveva sofferto tanto e che aveva paura del futuro, di restare da sola, di non meritare nulla di bello a causa degli errori nel passato. Avere l'eternità significava vedere tutti quelli che aveva intorno morire pian piano e non poter fare nulla per loro, nessuno avrebbe avuto il cuore a resistere ad una cosa del genere.
    «Tu sei una delle poche persone a non avermi visto come uno strumento, come una cosa strana, come una bestia senza freni.» questa volta Karril le accarezzò dolcemente una delle guance «Anche tu, con tutti gli errori del passato e tutte le sofferenze che hai vissuto, sei oggi Venalia: una donna con la testa sulle spalle, coraggiosa e... estremamente sensibile nonostante le apparenze.» l'iraconda le sorrise «Hai un destino terribile da portare, e in qualche modo credo che Anna... abbia capito, che sia andata via senza rancore nei tuoi confronti.» rimase in silenzio per qualche istante, poi Karril si calò lentamente verso il volto di Venalia e appoggiò con delicatezza le labbra sulla sua fronte, fece così lentamente che sembrava avesse paura di romperla e il cuore iniziò a batterle forte. Divenne anche rossa in volto.
    «Ma nonostante tutto, anche tu meriti amore Ven. Ne meriti molto, hai fatto un sacco di bene a tutti noi, a tutti quelli che hai citato e, sono sicura, anche a tanti altri. Tu sei... di più di una buona amica per me.» fece un lungo respiro per provare a calmarsi un poco, magari anche per togliere un po' del rossore che le aveva invaso la faccia «Sei qui, che ti ergi sulle tue gambe nonostante tutto, nel tuo cuore hai avuto lo spazio per accogliere una come me... Non sei inferiore a nessuno, Venalia, e io sono qui con te, anche a piangere se necessario. Ricordo di uno stregone che disse "Non tutte le lacrime sono un male", sai?» le sorrise e infine si rialzò appoggiando la schiena all'albero.
    «Un giorno mi trovavo a caccia nelle foreste, avevo fatto un bel lavoro e stavo tornando a casa soddisfatta. Al mio rientro però... non avevo più una casa: il villaggio era a metà fra il ghiacciato e distrutto, c'erano così tanti corpi...» nonostante Karril avesse tentato di rimanere forte per tutto quel discorso, la voce gli tremò «Qualcuno aveva attaccato il villaggio, qualcuno abbastanza potente da costringere mio padre a trasformarsi in drago. E della mia famiglia... nessuna traccia, nulla. Non una goccia di sangue, non un brandello di vestito, non dei corpi. Li sto cercando da molto tempo e non ho la più pallida idea di dove possano essere svaniti.» tirò su col naso, istintivamente strinse la mano di Venalia come conforto senza, ovviamente, procurarle del dolore «L'unico indizio che ho trovato riguarda una leggenda, una che parla dei gruppi dai quali discendono mio padre e mia madre. Vivevano insieme, una volta, finché gli antenati di mia madre trovarono la magia, e con essa la capacità di spostarsi in luoghi mai visti, altri piani d'esistenza. Quella collana dovrebbe provenire da uno di quei piani.» indicò la collana ancora nella mano dell'amica e la toccò giusto per farla tintinnare un poco «Col tempo, quelli con la magia presero il potere e sottomisero gli altri, fu allora che gli antenati di mio padre andarono sulle montagne e ottennero il potere di Yelbriam, il drago d'argento. E da quel momento fu una battaglia continua fino ai giorni nostri, per questo mamma e papà scapparono. Anche per questo mio padre si impuntava molto su Áli, che sembra non abbia ereditato nulla da lui.» alla fine di quella storia Karril sospirò e guardò il cielo che ormai stava perdendo i suoi colori «Non so perché abbiano attaccato ora, so solo che l'intera mia famiglia è letteralmente sparita da Assiah. Non ho trovato nient'altro da nessuna parte. Tu perché non parli coi tuoi genitori da così tanto?»
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    Venalia Tinlomiel

    ELFA ERRANTE | MAGA | 8° | NEUTRALE PURO | Scheda | DICEROOM
    Venalia la guardò senza dire niente, intensamente, lasciandosi coccolare in quel modo che le sembrava così sbagliato. Immeritato. Se solo Karril avesse saputo la verità non l'avrebbe guardata con la stessa dolcezza, non l'avrebbe nemmeno vista come una buona persona. E forse nemmeno come una persona in generale. Se c'era una cosa di cui su cui non aveva alcun dubbio era il fatto che più lontana Karril stava da lei, più la sua vita sarebbe stata piacevole, priva di problemi. Per quanto si sforzasse di abbandonare le cattive abitudini, le ricadute, quelle malsane voglie che le tormentavano le notti, era certa che presto o tardi la tentazione avrebbe avuto la meglio. Lo sapeva. Lo sentiva. E come avrebbe dovuto spiegarle tutti i morti, gli atti osceni, il sesso folle, la violenza, la follia che aveva marchiato come uno stigma imperituro il suo passato? Come le avrebbe dovuto spiegare Bilqis? O quei sogni maledetti ad occhi aperti? E quella fame inestinguibile che la portava sempre un passo oltre, sempre troppo vicino al fuoco al punto di scottarsi. Bruciarsi. Ridursi in cenere a dispetto di qualsiasi buonsenso. Come avrebbe spiegato a Karril che lei amava quelle sensazioni? Che adorava sentirsi potente, sentire il mondo a portata di mano? Perché la verità poteva anche nasconderla sotto un bel tappeto o lanciarla oltre le tende, ma la coperta sarebbe finita presto o tardi, scoprendo i lembi sporchi di quel che v'era al di sotto. Mentire non avrebbe fatto altro che allungare un errore annunciato, una sciocchezza. Karril non meritava di infilarsi in un incubo del genere, non meritava di provare quel sentimento per qualcuno così meschino come Venalia.

    Fece per dire qualcosa, ma poi si fermò, limitandosi a guardarla negli occhi e a stringerle dolcemente la mano durante il racconto. Solo alla fine, quando ebbe finito di parlare, parlò.
    «Anna è morta tra le mie braccia.» le disse. «Mi ha... cercata durante gli ultimi giorni. Ci siamo trovate e mi ha detto di aver avuto una vita lunga e felice. Di aver messo al mondo figli che ha amato follemente, di aver avuto un marito buono e premuroso. E mi ha detto che non mi aveva mai dimenticata. Il giorno che è morta ha voluto essere con me, voleva che fossi io a starle vicino.» parlava sempre a voce molto bassa. «Era malata, e molto, molto anziana. Ha scelto di andarsene alle sue condizioni... è sempre stata più forte di quello che il mondo, che Assiah, credeva.» quel ricordo le fece stringere il cuore, come se il petto le si fosse trasformato in una gabbia di ghiaccio. Freddo, acuminato.
    «Ci sono tante cose che non sai di me, Karril. Tante... ombre.» abbassò lo sguardo, riportandolo a vagare in lontananza, verso il cielo.
    «Se e quando le conoscerai potrai rifarmi questa stessa domanda, chiedendomi se c'è posto per te nel mio cuore.» si tirò lentamente a sedere, aiutandosi con le mani, poi si voltò e - inclinata appena la testa - s'allungò in avanti per darle un bacio sulla guancia. Delicato, affettuoso, come non le capitava di dare da trent'anni. «Per allora saprò cosa dirti. Promesso. Ma... per quello che mi riguarda, sappi solo che sei una delle poche cose belle che mi sono capitate. Non dimenticartelo, perché io di certo non ti dimenticherò.»

    A quel punto si mise al suo fianco, spalla a spalla, restando in silenzio per qualche istante. L'idea di amare di nuovo qualcuno, di lasciarsi andare, l'atterriva oltre ogni cosa. Non si trattava di sesso, non si trattava di una semplice notte, di un mero gioco passeggero che non avrebbe nuociuto se non alla perdita di qualche ora. Sapeva che quello che Karril le aveva confessato aveva un'importanza estrema, fondamentale, e se da una parte non voleva fare lo stesso errore due volte, dall'altra sentiva di non poterla illudere semplicemente mostrando la parte migliore di sé. Farle vedere quello che voleva far vedere. E per quanto guardando l'altro Venalia sentisse quel sentimento germogliare, come un piccolo semino in un semenzaio ben protetto, dall'altra parte aveva timore di quel che sarebbe successo quando avrebbe scoperto la verità. Quando l'avrebbe vista davvero.

    Alzò di nuovo la collana, mettendola in modo tale che la potessero vedere entrambe. «Non parlo coi miei genitori perché loro sono drakariani. Credono che Concordia sia il futuro di Assiah.» il tono s'era inasprito appena. «E io voglio un'Arborea grande, libera, e indipendente. Ho combattuto perché questo avvenisse, ho lottato contro Chenesia, ho fatto la mia parte in quella guerra. E ora che si è aperto uno spiraglio per la mia gente, non lascerò che un imperatore umano reclami le nostre foreste. Finché loro non lo capiranno non avremo nulla da dirci.» girò la testa a guardarla. «Non... ho niente contro gli umani. Né contro gli Aurora. Voglio solo che la mia gente prosperi secondo le nostre leggi, il nostro credo. I miei hanno idee diverse, ecco.» nonostante tutto si era addolcita molto negli anni, passando da un radicalismo marcato ad un sempre più lieve e comprensivo ideale di quieto vivere. Dopotutto avrebbe mai potuto disprezzare gli umani quando uno di loro le aveva appena detto di essere una delle persone più importanti della sua vita? Tornò a guardare il ciondolo, cercando di nascondere il disaggio che quel discorso le procurava. Aveva promesso onestà e doveva mantenere quella promessa.

    «Il gioiello. Potrebbe essere empireo, di solito questo genere di meraviglia è appannaggio degli Arconti o di entità a loro affini. Forse è persino un retaggio della Fonte, motivo per cui con la sua scomparsa si è affievolita la luce che lo contraddistingueva.» pensò ad alta voce. «Ti dispiace se provo ad analizzarlo con la magia? Potrei scoprire qualcosa.» chiese, preparandosi a leggere l'arcano.
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    Edited by Last Century - 13/4/2024, 14:46
     
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    Karril Bronnsdòttir

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    Il racconto di Anna fu un piccolo macigno sul cuore, ma Karril non potè che fare un semplice sorriso sapendo che aveva ragione, che questa Anna non avesse rimpianto nulla neppure sul letto di morte, e per lei Venalia era così tanto importante da mettere da parte pure i figli e il marito che tanto adorava. Poi la maga iniziò a trattare delle proprie ombre.
    L'iraconda non aveva idea di quali ombre intendesse l'amica, ma lo sguardo che fece, il tono con cui lo disse... non sembravano sciocchezze, non erano le insicurezze di qualcuno che non riusciva a valutarsi con un minimo di obiettività. Forse c'entravano i suoi studi sulla necromanzia? Karril non lo poteva sapere, l'unica cosa che riusciva a pensare in quel momento che c'era uno spiraglio di luce in Venalia, una fiamma che rischiarava l'oscurità che lei stessa diceva di avere e questo era già abbastanza. Poi da quel momento in poi l'iraconda capì davvero poco, quel bacio sulla guancia fecero battere il cuore all'impazzata e il cervello sembrava essersi fermato. In un primo momento Karril s'irrigidì, la sua stessa reazione la mandò in allarme essendo una cosa che non le era mai capitato prima d'ora, ci volle qualche istante affinché riuscisse a metabolizzare quello che era successo.
    Qualche istante dopo ancora non poté non domandarsi se Venalia si fosse resa conto di tutto questo, e di conseguenza alla possibile figuraccia. Però cosa ci poteva fare? Quel bacio fu un tocco così delicato e pieno d'affetto che le aveva messo i brividi, e pensare che lei stessa aveva fatto la stessa cosa poco prima! Era proprio un disastro.
    Ritornando al discorso dei genitori, l'iraconda riuscì a riacquisire buona parte delle proprie capacità emotive, cognitive e fisiche e, per quanto non capì particolarmente la questione politica, comprese che comunque non era una situazione piacevole per nessuno e che non era un argomento chissà quanto gradito per Venalia. Però perché lasciarsi separare da queste cose? Le loro idee erano così radicate da rendere la convivenza impossibile?
    «È possibile, con quella al collo guarivo molto più in fretta e con tutte le botte che ho preso penso di averla scaricata in qualche modo. O almeno così pensavo, se si è scurita per colpa della Fonte mancante mi sento meno in colpa. Puoi analizzarla senza problemi! Hai bisogno di spazio per... le componenti somatiche?» Karril rispose a Venalia osservando anche lei il ciondolo e sorridendo per lo sfoggio dei suoi studi, lenti ma inesorabili. La soddisfazione non durò a lungo, normalmente avrebbe rivisto tanti ricordi in quel piccolo pezzo di pietra preziosa ma in quel momento l'iraconda sentiva qualcosa dentro di sé, una agitazione delle viscere per un qualcosa che non voleva lasciarla in pace riguardo al discorso di prima.
    Si voltò verso l'elfa e con le mani le prese delicatamente il volto, fece giusto un minimo di pressione per farla girare verso di sé in modo che potessero guardarsi faccia a faccia.
    «Prima però devi farmi una promessa, Ven.» la voce le tremava nonostante fosse determinata, gli occhi fissi in quelli di Venalia e, poco dopo, appoggiò la propria fronte contro la sua, con il cuore che le batteva così forte Karril si chiese se pure l'elfa potesse sentirlo vista quella vicinanza.
    «Quando conoscerò le tue ombre, se... ci sarà posto per me nel tuo cuore, promettimi di non decidere in mia vece se tu possa stare nel mio.» forse le vennero un po' gli occhi lucidi, ma per lei quello era davvero importante, voleva essere lei a decidere i propri sentimenti verso l'elfa dopo aver conosciuto quello che sembrava terribile.
    «Ti prego.» fu un soffio di voce, Karril era così vulnerabile eppure così decisa come poche volte in vita sua.
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    Venalia Tinlomiel

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    Lei si fece prendere il viso tra le mani, cosa che raramente avrebbe lasciato fare a chiunque altro, e dopo averla guardata negli occhi annuì lentamente. Era consapevole che quel genere di sentimenti non potevano essere semplicemente domati dalla razionalità, che non c'era modo per lei di decidere per Karril e viceversa. Avrebbero dovuto solo accettare quello che sarebbe stato, nel modo in cui sarebbe arrivato, senza pregiudizi. Al momento opportuno. E se anche in cuor suo Venalia si sentiva profondamente confusa, indecisa sull'accettare o meno quelle sensazioni che per tanto tempo aveva sopito, avrebbe mentito a se stesso dicendo di non ricambiare in larghissima parte la gioia di avere Karril vicina. Si era ripromessa così a lungo di non avere una seconda Anna, di non far soffrire - e di non soffrire - per qualcosa che rifuggiva al suo controllo che aveva finito, per ironia della sorte, per legarsi davvero solo a persone che avrebbe dovuto vedere invecchiare e sfiorire. E quel pensiero la tormentava come un rovo, invischiandola tra lunghe e ritorte spine, trattenendola dall'essere libera di fare e dire quello che desiderava davvero. Ma in quel piccolo cenno d'assenso, in quella promessa tacita fatta all'altra, c'era una grande speranza, una possibilità che le cose maturassero nel verso giusto. Doveva solo saper cogliere il momento.

    «Promesso.» disse, infine, volendo esser certa di mettere il cuore in pace all'amica. E solo a quel punto si concentrò di nuovo sul ciondolo, iniziando a studiarlo attentamente, forse anche per distrarsi da quell'argomento che tanto le dava tormento. E quel che trovò la sorprese oltre ogni maniera.
    «Questa è una zoisite blu, un minerale pleocromico, in particolare è una varietà estremamente rara, incantato da qualcuno di estremamente potente e se dovessi speculare direi che era incantato con un incantesimo di rigenerazione.» guardò Karril, certa di aver detto una sequela di cose incomprensibili e troppo tecniche per lei. «Si tratta di una pietra preziosa che cambia colore in base a come la si guarda, ma l'incantamento che c'era all'interno si è come affievolito. Ne sento ancora le tracce... per farti capire, è come sentire l'odore di bruciato rimasto sul caminetto il giorno dopo averlo acceso. Non è un oggetto comune da avere... e non mi sembra qualcosa che un drago d'Argento potrebbe aver creato, a dispetto di tutto. Questa è magia divina.» l'interesse per quel genere di cose attirava Venalia al pari di come la fiamma attirava la falena nel cuore della notte.
    «Sono sicura che questo venga dai piani esterni, assolutamente.» confessò. «Ma se gli arconti hanno vegliato sulla tua famiglia, a dispetto di tutto, perché lasciarli sparire? Perché non... aiutarli?»

    La maga non era una persona troppo religiosa, ma s'era sempre immaginata che della parola di un Arconte ci si potesse fidare. Lo insegnava la storia di Assiah, la storia dell'intero mondo, non poteva essere diversamente.
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    Equipaggiamento
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    Bastone Ferrato {2 kg}
    Pugnale {0,5kg}
    Balestra Leggera {2 kg}
    Quad. da Bal. {20}{1kg}
    Libro degli Incantesimi {---}
    Borsa Comp. Inc. {1 kg}
    Abito da Viaggiatore {2,5 kg}
    Anello del Sostentamento
    Fascia Sapienza +6 { 0.5 kg}
    Braccialetto dell'Amicizia
    Polvere dell'Illusione
    Perla del Potere (1°)

    Capacità Razza
    Visione crepuscolare: 18m
    Immunità degli elfi: Immune al Sonno Magico
    Passo selvatico: Un elfo ignora il terreno difficile quando corre.

    Capacità Classe
    Fascino dell'Evocatore (Sop): Ogni volta che si lancia un incantesimo di Evocazione (convocare), si aumenta la durata di un numero di round pari a metà del proprio livello da Mago (minimo 1). Questo aumento non viene duplicato da Incantesimi Estesi. Al 20° livello, si può cambiare la durata di tutti gli incantesimi Evoca Mostri a permanente. Non si può avere più di un incantesimo Evoca Mostri reso permanente in questo modo attivo nello stesso momento. Se si designa un altro incantesimo Evoca Mostri come permanente, l'incantesimo precedente ha termine immediatamente.

    Traslazione (Sop): Al 1° livello, come Azione Veloce ci si può teletrasportare in uno spazio vicino come se si utilizzasse Porta Dimensionale. Questo movimento non provoca Attacchi d'Opportunità. Si deve essere in grado di vedere lo spazio in cui ci si sta spostando. Non si possono portare altre creature con sé quando si utilizza questa capacità (tranne i Famigli). Ci si può muovere di 1,5 metri ogni due livelli da Mago posseduti (minimo 1,5 metri). Si può utilizzare questa capacità un numero di volte al giorno pari a 3 + il proprio modificatore di Intelligenza. [8/8 Volte]

    Incantesimi Foc. Evocazione (Normale e Superiore): +2 alla CD degli incantesimi di Evocazione.

    Incantesimi
    4/4 Lv 0 | 8/8 Lv 1 | 7/7 Lv 2 | 5/5 Lv 3 | 4/4 Lv 4
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    Karril Bronnsdòttir

    Umano Iboithi| Iracondo di Stirpe| 5° | Neutrale| Scheda | DICEROOM
    Karril tirò un sospiro di sollievo tremante quando Venalia promise, in quell'istante chiuse gli occhi e sentì il cuore battere ancora più di prima. Si sentiva felice e... Affamata, desiderosa di quei sentimenti che sembravano tanto vicini quanto lontani.
    Un istinto tento di impossessarsi del suo corpo, quel desiderio irrefrenabile di voler mostrare quello che l'iraconda provava per Venalia attraverso un bacio: le labbra erano così vicine fra di loro, bastava davvero poco affinché si raggiungessero.
    Ma Karril si limitò ad accarezzarle le guance e a sorriderle: non era il momento, doveva aver rispetto sia per Venalia che per lei stessa, lasciarsi condizionare troppo dal momento significava solo bruciare tutto. Fu più difficile resistere a questa tentazione che provare a controllare l'ira che le bruciava dentro durante le battaglie.
    Karril ritornò nella stessa posizione di prima, spalla a spalla, e poi l'iraconda appoggiò la propria testa sulle spalle di Venalia, guardando con lei quel cimelio di famiglia mentre Karril si accoccolava pian piano per mettersi comoda.
    Voleva starle vicino, sentirla con sé, non essere lasciata sola.
    Ascoltò con estrema attenzione l'analisi dell'amica, aggrottò le sopracciglia al termine "pleocromatico" ma per il resto sembrava chiaro, per questo quando Venalia si mise a spiegarle cosa aveva trovato con una versione semplificata, Karril gonfiò una guancia facendo la finta indispettita.
    << Comunque l'unica cosa che non avevo capito è plocom... Pleocron... La cosa per cui cambiava colore, ecco. Sto studiando un sacco ultimamente!>> E dopo aver fatto la finta offesa, sgonfiò la guancia facendo una pernacchia e ridacchiando <<sinceramente... Non ne ho idea. Voglio dire, teoricamente secondo le leggende questa pietra viene dalla famiglia di mia madre, quindi gli Arconti proteggevano solo loro? Fra le due famiglie c'è sostanzialmente una guerra. Magari gli antenati di papà si sono macchiati di una terribile colpa unendosi ai draghi?>> Erano tutte congetture, Karril davvero non sapeva che pesci pigliare <<magari la famiglia di mio padre ha fatto dei patti con dei nemici degli arconti?>> Chiese l'iraconda alzando lo sguardo per ammirare il volto di Venalia concentrato, e sorrise. Aveva finalmente trovato dopo molto tempo qualcuno che le volesse bene e che, forse, era capace di capire qualcosa nella storia incasinata della propria famiglia.
    Forse con Venalia li avrebbe ritrovati.

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    Venalia Tinlomiel

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    «Uhm, hum.» Venalia guardò Karril fare la finta offesa chiedendosi se fosse il momento di iniziare a parlare fluentemente in orchesco per testare i limiti di quella burla, ma alla fine desistette, limitandosi a sorridere e scuotere la testa. Era encomiabile, tuttavia, che l'iraconda si stesse applicando tanto per crescere, la rendeva solo più preziosa agli occhi dell'elfa. Come una piccola gemma.
    «Se confabulare coi draghi fosse una colpa, probabilmente Drakar Ny'lor sarebbe stato appeso a testa all'ingiù da tempo immemore, invece è ancora vivo e vegeto, ch'io sappia, e piuttosto benvoluto.» ammise. «Ora io non sono una sacerdotessa, e nemmeno troppo religiosa se è per quello, ma non ho alcuna memoria di attriti infelici tra draghi e arconti. Sono mondi diversi, ecco. I Draghi sono legati al nostro mondo, per quanto creature d'infinita potenza, gli Arconti si sono lontani, assenti in un certo senso, se escludiamo la profezia e Osram. Non credo avrebbero aggredito la tua famiglia solo perché in combutta con un drago.» ragionava ad alta voce, come se stesse seguendo un filo invisibile di pensieri.

    «Per quanto riguarda la seconda ipotesi è più... probabile.» titubò nel rivelare la reale natura di quel pensiero, chiedendosi se non fosse troppo immaginare una situazione al limite in cui, pur di aver la meglio, qualcuno s'era buttato a piedi uniti in una forra diabolica per uscirne rafforzato. Soraya, anni prima, l'aveva fatto. «Di norma le persone ci pensano bene prima di avere a che fare coi demoni e gli abissali in generale. Sono creature meschine, rabbiose. Ma se tuo padre avesse fatto quello... allora forse sì, forse è possibile che siano stati presi dagli arconti. Magari per rimuovere qualsiasi contratto stipulato, magari come prigionieri di una guerra che va avanti da quando va avanti il mondo.» scosse il capo, dubbiosa.

    «Non posso ancora azzardarmi a fare viaggi tra i piani, temo mi rimbalzerebbero all'uscio come si fa coi clienti indesiderati, ma anche se potessi è un azzardo andare alla cieca. Ci servirebbe un indizio, anche approssimativo.» spiegò. «Senti... visto che in ogni caso quello che hai detto prima rimane, intendo del conoscerci meglio, forse posso chiedere a Rhavi e Asran qualche giorno per andare a fare visita al tuo villaggio. Se sono rimaste tracce, di magia ovviamente, posso rintracciarle. Capirci qualcosa in più.» le allungò di nuovo la collana, mettendogliela delicatamente tra le mani. «Ho esperienza con queste cose. Possiamo chiedere a Linde e Zeljska di darci una mano in caso la situazione lo richieda.»
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    Karril Bronnsdòttir

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    Se avesse potuto stare così all'infinito con Venalia che le sorrideva, Karril l'avrebbe fatto senza pensarci due volte, però stavano anche parlando di una cosa importante, l'iraconda provò a concentrarsi su quello che l'elfa aveva scoperto analizzando quella piccola pietra preziosa.
    Se non era colpa dei draghi e dell'unione del clan di Bronn con loro, allora perché il clan della mamma li cercava con tanta foga?
    «Mmmh.» l'iraconda chiuse gli occhi per riflettere meglio, capire l'origine di quell'attrito forse era il modo migliore per capire chi fosse andato dove, cosa fosse successo e tante altre cose, Venalia aveva appena confermato che eventuali accordi coi diavoli poteva portare gli arconti, e i suoi seguaci di conseguenza, a volere la guerra. Forse il potere dei draghi non era abbastanza e quindi hanno davvero stretto accordi con dei demoni? Magari Bronn stesso aveva deciso di fare dei patti? O forse Iliana aveva ottenuto quel ciondolo così prezioso in maniera non del tutto legale? Forse gli arconti volevano punirla per aver sottratto l'amuleto.
    Infine Venalia iniziò a parlare di viaggi fra piani, gente che l'avrebbe cacciata e la possibilità di andare ad esaminare il villaggio di Karril... dopo aver chiesto a Rhavi, Asran, Zel e Linde, istintivamente l'iraconda le abbracciò un braccio e lo strinse quasi come se la stesse trattenendo, come se qualcuno la stesse portando via.
    «Se qualcuno ti cacciasse via semplicemente lo spaccherei a metà.» era assurdamente seria a riguardo, non avrebbe permesso a nessuno di trattare Venalia con così poco rispetto e riguardo «Per quanto riguarda il mio villaggio... ecco... non dovrebbero esserci rimasti pericoli, basterei io a difenderti...» istintivamente, l'iraconda mosse con pizzico di nervosismo i piedi nudi su quei fili d'erba. Non aveva problemi con Zel e Linde in realtà, e probabilmente nemmeno con Asran e Rhavi anche se li aveva conosciuti quel giorno e c'aveva scambiato letteralmente due parole in croce «Però mi piacerebbe fossimo da sole. Se non ti dispiace.» in realtà Karril si vergognava di quella richiesta e si fece rossa rossa come un pomodoro e in parte provò a voltare la faccia per evitare che Venalia potesse vederla, però quando l'amica le tornò il ciondolo fra le mani allora Karril si alzà e si mise a cavalcioni su di lei, e pian piano le mise quel ciondolo al collo.
    «Sai, a me non serve più: il mio sangue ormai cura velocemente il mio corpo mentre tu sei un po' fragile.» le sorrise e poi continuò «Consideralo un pegno per nostra la promessa, va bene?» e poi l'iraconda era felice che Venalia potesse avere un qualcosa che l'avrebbe ricordata nel tempo, alla fine lei rimaneva un'elfa e il tempo sarebbe stato nuovamente un tiranno in futuro, ma questo era un problema del domani e non aveva senso annullare il presente per le preoccupazioni del domani.
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    Venalia Tinlomiel

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    L'elfa sorrise, a metà tra il divertito e il rincuorato nel vedere Karril preoccuparsi così tanto di qualcosa di così piccolo. La semplicità e la spontaneità dell'iraconda erano un qualcosa di raro, estremamente raro, al punto che mai prima di allora aveva avuto la fortuna di incontrare qualcuno con la medesima indole. Era un tesoro che avrebbe protetto con tutta se stessa, nel bene o nel male, e non solo dai nemici che venivano da fuori ma anche da se stessa, da tutte quelle brutte storture che la caratterizzavano. Alla fine parte del suo problema, della sua ritrosia nel lasciarsi andare, derivava proprio dai timori atavici di compiere una sciocchezza e spezzare quell'idillio che la giovane aveva serbato a dispetto di tutto. Ma ci sarebbe stato tempo, molto tempo, per imparare a fare la cosa giusta. E forse Asran l'avrebbe saputa consigliare per bene, sentendosi per una volta quello - tra i due - capace di prender le decisioni e dar consigli importanti.
    «Non devi preoccuparti.» le appoggiò per un momento la testa sulla sua, fronte a fronte. «In caso di problemi posso sempre costruire un mio simulacro. Dovresti conoscerla, di solito la costruisco coi capelli neri e gli occhi azzurri.» concluse, fintamente seriosa. «Però... capisco quello che vuoi dire, scherzi a parte. Davvero. E ti ringrazio.» adesso era tornata a parlare sul serio, non ciarlava e non scherzava più.

    «Quelle come me finisco per fidarsi di poche cose e di ancor meno persone. Tu e le altre siete una piccola eccezione. Un... una linea curva nel mio mondo fatto di linee dritte.» ridacchiò. «E tu sei senz'altro lo sbaffo più carino tra le mie carte. E questo è un raffinato modo - per non dire che è una cosa da ragazzina - per dirti che sono felice di essere qui. Con te. E qualsiasi cosa ci riserverà il futuro, in qualsiasi modo vorremo stare insieme, ci saranno altri giorni come questo.» la guardò negli occhi. «Non voglio vivere nel passato. Voglio costruirmi un futuro. So che è azzardato ma... visto e considerato tutto, Blaire sembra davvero sul punto di avere una crisi psicotica nel gestire questo posto senza il professor Odesseiron... Se ci stabilissimo qui temporaneamente mentre indaghiamo sul tuo caso?» era una proposta un pochino improvvisa, ma perché non cogliere la palla al balzo? Se tanto dovevano conoscersi, imparare a vedersi per quello ch'erano davvero, perché non farlo aiutando la Tarchion di Rivorosso? Dubitava che la questione dei genitori di Karril si sarebbe risolta nell'arco di una notte e le biblioteche di Rivorosso pullulavano di volumi succulenti su evocazioni e viaggi planari; ottenerne l'accesso avrebbe velocizzato in maniera esponenziale i suoi progressi in materia arcana.

    A quel punto si guardò l'amuleto che Karril le aveva appena regalato, prendendolo tra le mani per guardarlo ancora. «Sei sicura?» chiese, anche se era certa di quale dovesse essere la risposta. Glielo leggeva negli occhi.
    «Lo considererò un... prestito fin quando non ti servirà, ecco. Sarà il tuo memento per quando non potremo essere vicine.» si scoprì a sorridere come quando, da ragazzina, si beava di qualche fiore regalatole da altri fanciulli di Valmar. Se Karril aveva un potere che andava oltre quello racchiuso nel suo sangue, era far sentire Venalia un secolo di meno sulle spalle. Farle sentire il cuore leggero.
    «Ora dimmi, Karril... ti piacerebbe vivere in una Torre?» le poggiò le mani sulle gambe, fissandola con uno sguardo che implorava - per pietà - una risposta positiva.
    «Vorrei chiedere a Blaire il permesso per costruirne una!»
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    Karril Bronnsdòttir

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    Karril rimase un po' confusa dalla questione del simulacro, inclinò leggermente la testa in un lato e guardò Venalia non sapendo esattamente di cosa stesse parlando, però da quello che diceva sembrava essere una sua copia o qualcosa del genere, e in realtà all'iraconda non sarebbe piaciuto per nulla che Ven venisse sostituita da una copia di sé, fortunatamente l'elfa dichiarò lo scherzo prima che Karril potesse effettivamente mettere insieme i pezzi mentali della risposta. Poi di tutto il discorso dopo... ascoltò tutto più con il cuore che con la testa, non si rese nemmeno conto di molleggiare piano sulle gambe dalla contentezza che non riusciva a contenere, senza contare il rossore del volto quando la maga si prodigò in tanti bei complimenti. Era tutto come se fosse la prima volta per l'iraconda, esplorare quel lato di desiderio e ardore che le era stato proibito e privato quando era più giovane.
    Karril riuscì a fermarsi giusto per processare la proposta di Venalia di vivere temporaneamente assieme lì, a Rivorosso! E l'elfa sorrideva un sacco come l'aveva vista fare davvero poche volte ed era davvero così bella quando lo faceva... non si rese nemmeno conto che la stesse ammirando con gli occhi scintillanti.
    Quando le chiese della torre, Karril si portò una mano sul mento e fece finta di essere pensierosa, mugugnò un po' per fare la parte «Una torre... lo sai cosa possiamo fare con una torre?» le chiese all'improvviso mentre sul volto dell'iraconda iniziò a formarsi un sorrisetto beffardo «POSSIAMO SCENDERE LE SCALE INSIEME COSI'!» non si rese conto del tono alto della voce ma non le sarebbe importato comunque, si avvinghiò a Venalia abbracciandola e intrecciando le gambe con le sue facendo attenzione a non farle male né coi movimenti e né col proprio peso, e sempre con la stessa attenzione si buttò di lato per iniziare a rotolare con la maga per terra, fra l'erba curata di quel giardino, e Karril rideva come non faceva da davvero tanto, tanto tempo. Dopo qualche rotolata, per evitare anche che Venalia stesse male, si fermò in modo che l'elfa le fosse sopra.
    Karril ci mise qualche secondo per riprendersi dalle risate, e una volta finito guardò la propria amica con un sorriso e, con la mano, provò a sistemarle i capelli che si sarebbero ovviamente scombussolati vista la dinamica delle rotolate.
    «Ho due ultime cose da chiederti!» disse, mentre con le mani avrebbe aiutato Venalia a mettersi seduta su di lei se l'avesse voluto, alzò poi l'indice e il medio della destra «Numero uno: posso toccarti le orecchie? È da quando ci siamo conosciute che ho questa cosa, e sei anche la prima elfa che ho conosciuto, quindi mi sono sempre chiesta come fossero le vostre orecchie a punta!» ridacchiò di nuovo e poi divenne nuovamente seria per un attimo ma sempre col sorriso sulle labbra «Lo so che ci dobbiamo ancora conoscere a fondo, le nostre preoccupazioni e tutto il resto, però... Posso chiederti un solo e singolo bacio? Solo... uno.» ci volle una enorme sforzo per Karril richiedere una cosa del genere, e come qualche minuto fa divenne rossa come un pomodoro, di nuovo, mentre involontariamente si mordicchiò le labbra, rendendo palese dove volesse essere baciata.
    Voleva provare quello che non aveva mai avuto modo fino a quel momento, il suo primo bacio.
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