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.L'ingiustizia del tempo che scorreRemì HansL'incontro con Venalia mi aveva lasciato strane sensazioni nel petto, alcune conosciute ed altre... beh, decisamente meno. Era un misto di tristezza, gioia, rabbia e rassegnazione. Era come se le sue parole fossero servite a risvegliare qualcosa che avevo sempre lasciato dormire: forse per evitare il dolore, o forse per non fare i conti con una realizzazione troppo grande per me.
Rispetto a tutti gli anni che aveva lei davanti, la mia vita sembrava quasi... insignificante. Sapevo benissimo che una vita non può essere misurata nel tempo che ha vissuto, ma come lo ha vissuto... ma era un pensiero che non riuscivo a smuovere via dal cervello, come un piccolo tarlo deciso a divorare ogni singola fibra di legno di quel bellissimo tavolo da gioco che tutti hanno in casa.
Non mi ero mai preoccupato dei pericoli delle mie avventure, delle avversità o di tutto quello che di più rischioso c'era al mondo. Per me tutte quelle cose non erano mai state davvero una minaccia.
Ma il tempo, invece, il tempo lo era eccome.
Come potevo scoprire tutte le storie, tutti i segreti e le leggende del mondo senza il tempo dalla mia parte? C'era chi nasceva naturalmente con quella benedizione e chi no. Il mondo era giusto così perché seguiva un suo equilibrio, ne ero già sicuro. Eppure a me sembrava così... sprecato. Lasciare tutto a metà, non poter decidere quando mettere un punto e basta.
Era sempre il tempo che decideva, per la maggior parte delle creature.
Rimasi nella foresta a rimuginare per un po' di tempo, con la luce del sole che si rifletteva sulla superficie dell'acqua leggermente increspata dal vento.
Sentivo i sussurri di quel posto, anche se forse erano semplicemente nella mia mente o echi lontani di magie perdute. Rimasi lì per tutta la mattinata e fino a mezzogiorno, quando il sole era alto nel cielo e batteva sul mio capo con insistenza. Sentivo quel calore a non volevo muovermi, fermo e pietrificato in quell'onda di pensieri che non riusciva a staccarsi da me. Dovevo trovare una soluzione? Oppure semplicemente lasciare che tutto scorresse come avevo fatto fino a quel momento?
La luce del sole si faceva sempre più forte e calda, finché non dovetti coprire i miei occhi col braccio: non vedevo più niente, come se non ci fosse nient'altro lì attorno, se non luce e calore.
Eppure, non erano poi così spiacevoli da sentire sulla pelle e dentro al corpo. Sembravano quasi... confortevoli, a dire il vero.
Le parole di Venalia continuavano a rimbombarmi in testa, ma anche la promessa che io stesso le avevo fatto. Non mi sarei arreso ed un giorno le avrei potuto dire che ce l'avevo fatta.
Ma per adesso volevo solo riprendere il mio viaggio verso una nuova avventura, accompagnato dalle mie canzoni, dalle promesse e dalla confortante luce di questo sole mattutino.. -
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