Impronte

Impronte

Il bosco prosperava, e gli animali di conseguenza.
I lupi avevano avuto una cucciolata parecchio impegnativa, a giudicare dalle frequenti battute di caccia.
Quindi, sperabilmente, abbondante e sana.
Doku notava le tracce e qualche volta, anche se non avrebbe dovuto, lasciava loro un piccolo aiuto, come regalo per i cuccioli.

Finalmente, venne il tempo in cui potè osservare le loro piccole orme accanto a quelle degli esemplari adulti.
Ma qualcosa non andava. Pareva che ci fosse un lupacchiotto diverso dagli altri. C'erano segni di trascinamento, come se non poggiasse correttamente le zampine posteriori.
O non le avesse, non sviluppate in modo completamente funzionale.

Lo sciamano si fece sempre più attento e dedicò parecchie energie ad ispezionare ogni pista per venire a capo del mistero e, se possibile, aiutare.
Era preoccupato, ma la natura riserva sempre incognite, non sempre liete. È nostro compito divenire in grado di accettarlo, insieme ai nostri limiti.
Il cucciolo, però, pareva comunque in grado di seguire il branco, con la sua bizzarra ma efficace forma di locomozione alternativa.

Una mattina, all'alba dopo una notte piovosa, trovò impronte fresche e nitide.
Manine.
Non vi erano più dubbi.
I segni posteriori erano di piccole ginocchia.
Un bimbo ferale aveva imparato a correre a quattro zampe, e con discreta velocità ed abilità.
Doveva essere straordinariamente forte e resistente.
Troppo, per essere umano.

Le indagini del druido si fecero frenetiche. Doveva riuscire ad osservarli, nascosto, fuori dalla tana, perché non gli avrebbero mai permesso di avvicinarsi.
I lupi avrebbero difeso il loro cucciolo di specie diversa a costo della vita, tutto il branco avrebbe combattuto fino all'ultimo respiro per proteggerlo, esattamente come per i fratellini.

I lupi fanno così.
Loro.
Ma forse non era troppo tardi per prendere anche solo parzialmente esempio e mostrare solidarietà ad un suo simile.
Sempre che la sua ipotesi fosse corretta.
Prese a sorvolare in volo i boschi, in forma di piccolo rapace, falco di giorno e gufo di notte, non una minaccia per animali di taglia media.

Era l'unico modo per poter coprire vaste aree, anche se dall'alto poteva osservare solo in corrispondenza delle radure.
Alla fine i suoi sforzi furono premiati.
Lo vide, una notte senza lune, seguire il branco a caccia, per il momento stando in disparte insieme agli altri lupacchiotti ad osservare gli adulti.
Giocava con i suoi fratellini senza paura e quasi senza svantaggi.

No, non era un suo simile, non del tutto. Era orco solo per metà, e per giunta affetto da leucismo.
Nessuna sorpresa che fosse stato abbandonato.
Iniziò ad tenerlo d'occhio tutte le volte che poteva.
Cresceva con la rapidità di un cucciolo dall'appetito vorace.
Dava parecchio lavoro al branco, ma presto sarebbe stato in grado di apportare un contributo eccezionale.
Infinitamente maggiore, se avesse avuto modo di esplorare tutte le capacità di cui era potenzialmente dotato.

La sua intelligenza era evidente, sorprendente perfino considerando la metà umana.
Leggenda narra che i nati bianchi siano speciali.
Quel piccolino era un lupo, leggitimo membro del suo branco, e tale sarebbe rimasto sempre.
Ne aveva diritto.
Ma aveva diritto anche a tutto il resto, quantomeno imparare a parlare.
Ed a leggere.
La magia fremeva vigorosa in lui.