Aria 'd filura a pòrta a la sepoltura

Primavera inoltrata, si, ma freschina. E piovosa, dracaris!
I gatti avevano solennemente decretato l'inizio del secondo letargo e si erano appropriati del suo giaciglio, eletto a propria dimora quasi permanente.
Ivi ronfavano, arrotolati. Sovrani.
Inamovibili.
La blutrecciuta osava raggiungerli, in guisa di terzo gatto, per saporite e profonde dormite, tenendosi caldi tutti insieme.

Nonostante progressi ed accorgimenti, le sue ore in forma animale erano però ancora inferiori a 24.
Una sera, dopo essersi parecchio esercitata con Nonna, fu costretta a coricarsi in forma elfica.
Si, ma come?
Dove, soprattutto?
Erano creature di dimensioni tutto sommato ridotte, anche se Quasar era di taglia grande, ma riuscivano in qualche modo ad occupare praticamente tutto il letto.
Imperscrutabile magia felina.

Thala non avrebbe mai potuto disturbarli.
Si insinuò con delicatezza sotto le coperte, occupando la piccola porzione libera e ripiegandosi per adattarvisi.
Si incastrò in bilico sul bordo del letto, quasi totalmente scoperta.
Ma così aveva freddo.
Però non poteva più muoversi, li avrebbe svegliati.

Usò mano magica per prendere una trapunta in più, con cui tentò di avvolgersi per quanto possibile.
Inevitabilmente, durante la notte la coperta si spostò, lasciandola esposta a una sottile ma letale corrente fredda.

L'indomani, le nefaste conseguenze del malefico spiffero richiesero un discreto uso della magia curativa di Eleutheria, accompagnato da pesanti prese in giro da parte di Ayla sul fatto che Blu, quasi alla soglia dei 200 anni, fosse ormai una ciofelfa.

Preguntas

Il suo fratellino era arrivato da poco. Certo, non era un bambino come tutti gli altri, ma un omuncolo, però lei ne era molto contenta.
Aveva assistito ad alcune delle fasi della sua creazione da parte di papà Haudas, lo aveva quasi visto "nascere".
Era una novità gioiosa e divertente per la ragazzina e, inevitabilmente, la spingeva a farsi molte domande.

Da sempre si era chiesta da dove venisse, quali fossero le sue origini.
Intendiamoci, aveva un padre meraviglioso, una famiglia bizzarra ed amorevole, ed ora anche un fratello!
Non avrebbe cambiato nulla, per nessun motivo al mondo.
Però... Bhe, è umano essere curiosi, voler conoscere le proprie radici. Tanto più se si è una bimba capace di trasformarsi in drago e non si sa il perché.

Quella sera faceva ancora fresco, erano in mare aperto. Ma lei uscì sul ponte, anche se avrebbe dovuto essere nella sua cuccetta a dormire.
Cercò con lo sguardo il dragone marino che qualche volta veniva a trovarla, unico appiglio alla sua natura magica.
Non lo vide, ma gli parlò ugualmente.
Gli chiese come era nata, da chi, come mai era ciò che era. Soprattutto, alla fine, quasi sussurrando, domandò perché non era con i suoi genitori biologici. Cosa era successo?

Aveva freddo ma voleva risposte. Ne aveva bisogno.
Si mutò in drago, in quella forma pativa molto meno le basse temperature.
Seguitò a scrutare le onde nere, sollevando ogni tanto lo guardo verso le stelle, finché si addormentò.

Si ritrovò in volo sopra il mare in tempesta. Vide una bellissima barca, ancor più grande della Sea Alchemy, sballottata dai marosi.
Aveva una foggia molto particolare; una polena incredibilmente elaborata, una vera e propria opera d'arte, al cui centro spiccava l'effige scolpita della Dea Tamara.
La riconobbe pur non avendola mai vista prima, e seppe che le apparteneva. E viceversa.

Urla altissime venivano da sottocoperta, erano assordanti nonostante il fragore delle onde.
Una donna stava partorendo, e le cose non stavano procedendo bene, per nulla.
In quel momento un'ondata gigantesca spezzò lo scafo.

Leela si svegliò di soprassalto, al sicuro sul ponte, a casa sua.
Il mare calmo appariva quasi roseo alle primissime luci dell'aurora.
Un piccolo oggetto sbatteva lievemente contro lo scafo, spinto dalla corrente.
Guardò giù.
Un pezzo di legno. Lavorato.
Volò a prenderlo, improvvisamente emozionata.

Era il centro della polena del sogno, il simbolo di Tamara.
Dunque era tutto vero!
La visione onirica generava più domande che risposte, a dire il vero, però ora aveva con se un frammento tangibile della sua storia.
Un pezzo del suo passato, ma probabilmente anche del suo futuro.