Un dolce infuso di erbe amare

Dentro il BG - Marzo 2024 [Dolce]

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    Un dolce infuso di erbe amare
    Edera || scheda

    << So chi sei
    Vicino al mio cuor
    Ognor sei tu
    So chi sei di tutti i miei sogni
    Il dolce oggetto sei tu
    Anche se nei sogni è tutta illusione
    E nulla più

    Il mio cuore sa che nella realtà
    A me tu verrai
    E che mi amerai ancor di più...>>


    D'improvviso gli animaletti del bosco scapparono e si sentì il tonfo di molte colluttazioni. E grida, strepiti, bestemmie, minacce.
    La strega si drizzò immediatamente in piedi, smettendo di recidere con le unghie i fiorellini di passiflora. Chi era a fare tutto quel trambusto? Che ci facevano lì degli esseri umani?
    Strinse il cestello di vimini sottobraccio, mentre curiosa si avviò oltre il lato della piccola radura, nella direzione da cui gli scoiattoli scappavano.
    << Chi mai sarà a far tutto questo baccano?>> canticchiò la strega. Sapeva di non doversi avvicinare agli umani... Sua madre le aveva sempre detto di evitarli. E sapeva anche che si trattava indubbiamente di loro. Ma Edera non poteva lasciar correre indisturbati quegli individui molesti, e la mamma era troppo lontana per poterla chiamare ad intervenire. Doveva farlo lei, per cacciarli immediatamente.

    D'improvviso incontro a lei, sbucando in quella piccola radura nel bosco per la prima volta, corse un individuo. Era un giovane uomo, anzi... Un mezz'elfo. Indossava una camicia logora e macchiata di sangue, dei panni stracciati ed un'espressione preoccupata, disperata, dolorante e stranita. Stava correndo e continuò a correre in direzione della ragazza.
    << Signorina, fuggite di qua! Siete in perico->>
    Edera rimase in silenzio, spiazzata da quell'arrivo così improvviso di quel ragazzo. A zittirlo prima che potesse finir di parlare non fu lei, ma lo schiocco di una freccia che lo colpì in mezzo alle spalle.
    La ragazza fece un passo indietro e vide il giovane coperto di sangue stramazzare al suolo, respirando a fatica, e dietro di lui a meno di venti metri di distanza vi erano una decina di persone. Tutti brutti ceffi, armati con brutte armature e armi rubate. Banditi... Criminali.
    Uomini che Edera avrebbe ingenuamente definito "Cacciatori", tanto pensava che i cacciatori che disturbavano la quiete del bosco fossero malvagi.
    << Hei ragazzi! E' laggiù! E guardate anche che bel bocconcino abbiamo trovato con lui!>>
    La mora inclinò leggermente la testa, non comprendendo appieno il significato delle parole dei banditi, ma alzando la voce per farsi sentire da loro.
    << Vi prego di andarvene, messeri, questo non è posto per voi!>> replicò la ragazza con tono gentile, chinandosi a controllare che il ragazzo ai suoi piedi non fosse inequivocabilmente morto.
    Non lo era ancora.
    I briganti sghignazzarono, continuando ad avanzare.
    << Certo che ce ne andremo... E tu verrai con noi!>>
    La strega poggiò a terra il cestino con i fiorellini al proprio interno, impuntandosi contro i "cacciatori".
    << Devo ripetervelo... Sparite.>> Ordinò, cominciando a canalizzare energia magica mentre avanzava verso di loro senza paura, stavolta più seria. Cominciò a mugolare un motivetto di una canzoncina senza parole e la sua pelle assorbì l'energia naturale attorno a lei, convogliando sottopelle e ricompattandosi tra le sue mani in una grossa palla di fuoco che fu scagliata nella direzione da cui provenivano i malfattori.
    Investiti dall'enorme sfera infuocata, i banditi realizzarono che ritirarsi fosse la scelta più saggia e, di comune accordo, fuggirono a gambe levate.
    Rimase soltanto il silenzio e la scia della rocambolesca fuga dei criminali.

    I tatuaggi sulla pelle dell'elfa ardevano di dolore e le sue gambe cedettero a causa dell'eccessiva forza magica canalizzata. La fanciulla si trovò a barcollare per qualche passo indietro, per poi inginocchiarsi a fatica in prossimità del giovanotto.
    Lo osservò meglio, nella calma del momento, scostando i lunghi capelli castano miele dietro le orecchie appuntite del giovane per liberare il suo viso.
    Era... Carino. Ancora turbato dal dolore nonostante avesse perduto i sensi già da un po'... Solo e bisognoso come un animaletto del bosco ferito. Non era pericoloso. E forse... Lei poteva aiutarlo? Guarirlo?
    Riprese a canticchiare, come sovente faceva, ed i suoi piccoli amici della foresta tornarono ad affacciarsi nella radura mezza sbruciacchiata. Alcuni leprotti, scoiattoli ed uccellini si fecero avanti, ben consapevoli che l'inquietante streghetta non avrebbe fatto loro alcun male. Anzi.
    La accerchiarono, osservando come quella graziosa fanciulla dal nobile sangue di Arborea si approcciava alla sua primavera.

    Il mezzelfo gorgogliò di dolore, interrompendo il leggiadro canto di lei con un rantolo, per cui la fanciulla comprese che non poteva restare lì ad osservarlo senza far nulla, lasciando che morisse dissanguato.
    Si lasciò aiutare da un cervo suo amico che caricò il giovane sulla sua groppa e procedette fino alla casa della giovane strega.
    Gli animali non si avvicinavano di loro spontanea volontà all'abitazione nel bosco, per cui Edera fu costretta a tranquillizzare la bestiola al fine di farla procedere fino alla porta.
    << Madre... Sono tornata.>> Si annunciò la fattucchiera, aprendo la porta. Dall'interno buio della casupola lignea, l'orrenda megera scrutò la figlia. << Cosa hai portato qui, Edera? Non ti avevo forse detto di non rivelare a nessuno questo posto?>> Rimproverò la fanciulla alzando la voce e voltandosi verso di lei con il coltellaccio stretto tra le mani callose.
    << M-mi dispiace, Madre... Ma posso spiegarvi. Questo giovane sta morendo... Ha bisogno di cure. Vi prego... Lasciate che mi prenda cura di lui!>>
    La megera ringhiò. << Non se ne parla. Lascia questo pezzente dove l'hai trovato. E se si perderà, lo mangeranno i lupi.>>
    Il cervo, nel frattempo, tremava.
    << No! Vi prego, madre... Vi assicuro che non ci farà del male! E' innocuo!>>
    La ragazza strinse una mano contro il petto ed entrò in casa per poggiare il cestino di vimini con i fiori officinali al proprio interno sul tavolo.
    << Ebbene, figliola. Lo accetterò a patto che se dovesse sopravvivere e combinare dei guai, sarà tua premura ucciderlo. Garantiscimi che lo ucciderai prima che parli a qualcuno di questo posto.>>
    Edera deglutì a testa bassa, ma annuì, osservando il giovane ancora privo di sensi. Effettivamente, non sapeva se il biondino fosse o meno un "cacciatore". Non sapeva nulla di lui, neppure il suo nome o perché fosse lì.
    << Lo farò. Ve lo prometto. Adesso... Potete aiutarmi a portarlo sul letto?>>
    Mildred sbuffò ed uscì dalla casetta.
    Il cervo, dapprima spaventato, fu così terrorizzato vedendo la megera che rimase paralizzato su se stesso. La donnona recuperò con un solo braccio il corpo del ragazzo e se lo caricò a spalle, incurante se gli stesse provocando del danno o meno. E non appena ella dette le spalle al cervo, quest'ultimo scappò a gambe levate nel bosco. Sciocca decisione, quella dell'animale: forse non aveva pensato che, ricoperto del sangue del povero ragazzo, era un facile bersaglio per i predatori.
    D'altro canto... Quella era la natura. Crudele, spietata. E altrettanto spietata era la strega guardiana di quel bosco.

    Il giovanotto fu adagiato sul letto ove generalmente riposava la fattucchiera: un materasso di semplice cotone poggiato su di un sostegno ligneo che fungeva anche da armadietto.
    Mildred chiarì che non aveva intenzione di occuparsi di lui, così la fanciulla fu lasciata da sola.
    Canticchiando una melodia dolce e rilassante, la ragazza recuperò il necessario per pulire e trattare le ferite. Pomate, rimedi erboristici, garze, disinfettanti, ago e filo. Era perfettamente in grado di curare le ferite di un umano, come era in grado di curare quelle degli animali.
    E occupatasi di lui, si sedette al fianco del letto recuperando i ferri da maglia ed iniziando a lavorare nell'attesa che il ragazzo si svegliasse o che altre necessarie faccende da svolgere interrompessero il suo lavoro.

    * * *


    Lasios aprì gli occhi su un panorama a lui sconosciuto, e gemette di dolore. Le narici impregnate dell'odore acre delle erbe gli era sconosciuto, così come sconosciuto era il soffitto a grosse assi di legno di quella stanza. Sconosciuto gli era quell'angolo di cielo stellato che si stagliava alla sua sinistra e sconosciuta era quella voce tanto graziosa che canticchiava alla sua destra.
    Il paladino si alzò di scatto seduto, provocando una brusca fitta di dolore al proprio petto.
    << Oh... Ti sei svegliato!>> Cinguettò la fattucchiera sobbalzando. I ferri le caddero accidentalmente a terra, ma lei si chinò immediatamente a raccoglierli e li poggiò sulla sedia ove era rimasta lei stessa fino a quel momento, per poi recarsi a sedere sul margine del materasso.
    << Come ti senti?>> domandò premurosa.
    << Io... Bene... Credo.>> Rispose lui. Il ragazzo era per lo più molto confuso e un po' dolorante. Non riusciva a ricordare nulla di come fosse finito lì, ed in un primo momento non rammentava neanche i dettagli dello shock provato quando aveva creduto di morire.
    Ma la fanciulla sorrise, e quel sorriso dolce incorniciato dai magnetici occhi ametista di un'elfa dalle forme voluttuose e scabrosamente esposte lo costrinsero ad arrossire e a vergognarsi di se stesso e dei propri pensieri.
    << D-Dove mi trovo?>> chiese, guardandosi attorno. Si trovava in una camera apparentemente costruita interamente in legno, priva di qualsiasi parete in mattini o calcina. Vi era un forte odore di piante, che il ragazzo non sapeva distinguere. Una scrivania dal lato opposto della stanza, incassata in un mobile ricolmo di libri rilegati in pelle dal titolo illeggibile. Era una stanza ordinata, profumata in ogni angolo da fiori odorosi ed essenze. Due grandi finestre lungo le due pareti contigue facevano filtrare il bagliore delle stelle all'interno ed alcune lucciole magiche rischiaravano l'interno della stanza.
    << Sei in camera mia... Nella mia stanza. Sono felice che tu ti sia ripreso.>> Spiegò la fattucchiera, parlando a bassa voce. << Ma dovresti riposare ancora prima di alzarti... Almeno fino a domani.>>
    La ragazza si sporse un po' e poggiò le dita sul petto nudo e fasciato di lui, spingendolo leggermente verso il basso.
    Lasios si lasciò guidare, più vergognoso che stanco. Forse aveva paura addirittura che se quello fosse stato un sogno, potesse finire e la fanciulla sparire da un momento all'altro.
    La strega sorrise e si apprestò ad alzarsi, ma il giovane liberò le braccia dal lenzuolo e la afferrò per il polso così che non potesse fuggire, ma non con violenza.
    << Non andare!>> implorò. << ... Non so neanche il tuo nome...>>
    << Edera.>> Replicò lei, stringendo le mani di lui tra le sue. << E non me ne vado. Pensavo di prepararti una medicina, dato che adesso stai meglio... Ma posso attendere ancora un po'. Non c'è fretta, se non la vuoi adesso. Tu sei...?>>
    << Lasios. Paladino di Altabas. Per servirvi.>> Replicò lui, recitando un copione scritto, più incantato dalla pelle della fanciulla che seriamente impegnato a comprendere chi avesse effettivamente davanti.
    << Lascia che sia io a servire te, adesso, signor paladino. E chiamami pure per nome>> ridacchiò lei, portandosi una ciocca dei lunghi capelli dietro l'orecchio.
    Il paladino si riscosse da quel torpore che lo aveva confuso fino a quel momento. Le fattucchiere come lei erano seduttrici esperte e lui... Un giovanotto fin troppo ingenuo, che si era fatto trascinare inconsciamente nella gabbia del leone.
    Il biondo si sollevò leggermente dal materasso, scostò i capelli dal volto ed invocò immediatamente il potere della sua divinità, così che rivelasse la malvagità nella succinta donna che lo aveva sedotto fino a quel momento.

    Edera rimase immobile, incuriosita più che spaventata da quel repentino cambio di atteggiamento.
    Eppure... Il mezzelfo scoprì che non c'era traccia di male nel cuore della fattucchiera. Quella di fronte a lui era evidentemente una strega, praticava magia occulta e rituali oscuri. E al contempo... Non era malvagia, neanche un po'. Il suo cuore era benevolo più di quanto i suoi rituali blasfemi potessero condannarla.
    << ... Che cosa dice il tuo Dio di me?>> Domandò curiosa la fanciulla, prendendo di nuovo una delle mani del giovane tra le sue.
    << Dice... Che sei bellissima.>> Replicò il mezzelfo, preso da uno slancio di ardore che non credeva di possedere. << Incantevole.>>
    La streghetta rise viziosamente e si mordicchiò le labbra. Quel ragazzo... Sembrava appena uscito da una favola. Una di quelle storie che leggeva sui suoi libri. Quel principe che tanto sperava un giorno arrivasse per lei.
    Ed il fato lo aveva portato proprio lì, in quel momento, per farle assaggiare il profumo di quell'amore fiabesco che aveva sempre desiderato.

    * * *


    << E' amaro.>>
    Il paladino rabbrividì in una buffa smorfia e posì il bicchiere sul comodino.
    << E' un antidoto... La freccia che ti ha colpito era intrisa di veleno. Non ti riprenderai mai se non ti curi.>> Spiegò la fattucchiera, recuperando il bicchiere.
    << Se avessi il mio talismano... Non avrei bisogno di queste schifezze. Potrei guarirmi da solo.>>
    la fattucchiera recuperò un piccolo contenitore con una sostanza giallognola e appiccicosiccia e la sciolse nel composto scuro rimestando un po'.
    << Che cosa può fare il tuo talismano?>> Chiese curiosa la strega.
    <<... In che senso?>>
    << Nell'unico senso che c'è. Hai un talismano magico... Mi intendo di oggetti magici... E vorrei sapere come è incantato. Interesse accademico, tutto qua.>>
    Spiegò, offrendo di nuovo il bicchiere al giovane, che questa volta lo bevve senza fare storie. Anzi, il composto sembrava addirittura piacergli.
    << Il mio talismano... Non è un oggetto magico qualunque! E' sacro al dio della luce e del sole.>>
    << Oh... Quindi... Fa luce?>> Non era semplice per la fattucchiera comprendere il divino.
    << No! Cioè... Sì... Più o meno. Anche. Ma non è quello il punto!>>
    Il paladino si infervorò abbastanza da risultare buffo, e se ne rese conto anche da solo, vedendo lo sguardo complice e divertito della fanciulla.
    << Tramite quello posso fare miracoli! Senza... Sono un inetto. Ecco. L'ho detto... Comunque... Non so cosa tu ci abbia fatto, ma alla fine era buono quell'intruglio.>>
    << Ci ho messo un po' di miele, come faceva mia madre con me quando ero bambina per farmi bere le medicine amare.>> Spiegò semplicemente.
    <<... Tutto... Qui?>>
    << Tutto qui. A volte la soluzione ai problemi è molto più semplice di quello che si pensa... Ed il sacrificio non è necessario.>>
    Lasios si sentiva ridicolo al suo confronto, ma gli piaceva la compagnia della ragazza. Era stata al suo fianco tutta la notte, gli aveva concesso di riposare e, anzi, lo aveva persino costretto a farlo. Era un'elfa bizzarra ma gentile, intelligente e molto avvenente. Forse troppo. Sembrava sinceramente curiosa e Lasios... Non era abituato ad avere qualcuno che lo ritenesse una persona interessante e che lo stesse ad ascoltare, o che si prendesse cura di lui.
    Aveva avuto una vita difficile... E quella ragazza sembrava una benedizione. Il suo sorriso lo faceva stare bene.
    << Comunque... Non sei un inetto. Hai fatto una cosa meravigliosa con quella gente. Hai rischiato la tua vita per loro... Dovrebbero esserti riconoscenti. Sai cosa credo?>>
    Gli occhi ametista si specchiarono in quelli verdi di lui.
    << Cosa?>>
    << Credo che... Insieme potremmo sconfiggere quei briganti, recuperare la tua spada ed il tuo talismano.>> La strega gli aveva fatto intendere di essere una abile incantatrice, con il suo aiuto appariva davvero possibile fronteggiare quel gruppo di banditi. Il giovane non voleva sentirsi un peso per lei, ma comprendeva che aveva bisogno di aiuto e... Rispettava la potenza della ragazza. Rispettava lei, e non poteva fare a meno di pensare che indubbiamente insieme sarebbero potuti essere una squadra affiatata.
    Sarebbe stato bello viaggiare con lei. E anche combattere assieme a lei. Qualsiasi cosa sembrava più piacevole, insieme a lei. E dire che si erano conosciuti soltanto qualche ora prima.
    << ... E salvare Pistacchio?
    << E salvare Pistacchio. Ma... Chi sarebbe Pistacchio?>>
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