Il dolce sapore del terriccio

[Dentro il Background Marzo 2024 - Dolce - Nix Clover]

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    il dolce sapore del terriccio

    » Dolce • Nix Clover • Marzo 2024 «


    Trigger Warning: Schiavismo, mutilazioni

    Sedere ad una taverna comporta dei rischi per un avventuriero. Lo sanno i tavernieri, gli avventurieri stessi, e soprattutto gli insopportabili chicchessia che si presentano al tavolo elargendo le richieste più disparate. Il rischio di vedere il proprio pasto interrotto da uno di questi scocciatori è piuttosto alto, eppure quando quel mocciosetto coi capelli bruni mi approcciò con la voce graffiata e gli occhi gonfi non provai fastidio.
    «Tu sei un avventuriero, vero?» mi chiese con voce di speranza.
    «Che ti è successo, marmocchio?» ribattei io un po' preoccupato. Non sono solito farmi prendere dalle emozioni, ma la sincera tristezza trasmessa dal suo tono me lo rese molto difficile.
    «Hanno portato via la mia sorellona e nessun avventuriero l'ha mia ritrovata... Ormai sono passate quasi tre settimane».
    Buttai ciò che restava del piatto nel mio stomaco e il piatto stesso nel mio altro stomaco, poi mi alzai e gli chiesi di indicarmi il punto in cui sua sorella era stata portata via. Subito dopo ci incamminammo e prese a raccontarmi nel dettaglio cosa era successo. Quando raggiungemmo l'inizio del bosco avevo le idee piuttosto chiare per quelle che erano state le parole del ragazzino: sua sorella era in grado di controllare e plasmare la terra, una sorta di magia elementale che le avrebbe senz'altro permesso di diventare un'avventuriera. Ma lei aveva preferito prendersi cura di lui, prendersi cura dell'unica famiglia che gli era rimasta. I due uomini l'avevano bloccata a terra e le avevano impedito di usare le mani, e di conseguenza i suoi poteri.
    «Tornerò con tua sorella sana e salva, ma tu devi tornare indietro» gli intimai con tono severo quando notai che le tracce portavano nel fitto della boscaglia. Vidi la riluttanza con cui accettò il mio ordine ma non mi scomposi, dovevo mostrarmi forte e saldo se volevo che mi ubbidisse sul serio e non facesse solo finta di tornare indietro. Fui meticoloso nell'accertarmene: più volte mi nascosi sul sentiero e attesi per verificare di non essere seguito, e solo quando ne fui completamente sicuro decisi di proseguire davvero.

    Le tracce di Serendya, così mi aveva detto di chiamarla, mi condussero sino all'ingresso di una grotta dove numerosi mucchi di terra erano sparpagliati a destra e a manca. Mi addentrai al buio con cautela affidandomi ai miei sensi, senza il bisogno di una torcia. Più avanti trovai un bivio e vidi un flebile bagliore nel corridoio di sinistra. Mi avvicinai e rimasi in ascolto quando un paio di voci spezzarono il silenzio.
    «Più veloci! Più veloci!» parole a cui seguirono dei sentiti colpi di frusta *ftsch* *ftsch* «Sbrigatevi e lavorate, questo tunnel non si costruirà da solo».
    Non fu piacevole restare nascosto e sentire la frusta che incontrava le carni dei prigionieri, ma fui costretto dalle circostanze. Passarono due ore abbondanti prima che le voci si quietassero e le guardie tornassero verso l'imboccatura del bivio. A quel punto uscii lo scoperto e proseguii.
    Avanzando nella grotta notai un'insenatura e una sentinella a fare la guardia. Non le diedi nemmeno il tempo di reagire quando le saltai addosso e la misi fuori gioco con una rapida sequenza di colpi. Fu una seccatura trascinarsi il suo corpo svenuto lungo il resto del corridoio, ma era pur sempre meglio di lasciarlo lì. L'insenatura portò me e il mio amico svenuto fino ad uno spazio un po' più ampio dove erano accatastate diverse gabbie in legno rinforzato. Gabbie che, tengo a sottolineare, non erano affatto vuote.
    «Tu chi sei?» mi chiese un uomo a bassa voce, e dietro di lui apparvero altre persone. Quante cazzo di persone stavano sequestrando questi tizi?
    «Sto cercando Serendya» ribattei ignorando la sua domanda. Vidi il volto dell'uomo rabbuiarsi e temei il peggio.
    «Non è più qui, l'hanno portata via insieme agli altri quando hanno cercato di ribellarsi e sopraffare le guardie...»
    Mi avvicinai alla gabbia e la luce della torcia appesa alla parete illuminò i miei artigli robusti. Alzai la mano e mi stavo preparando a sfondare il lucchetto quando «Non puoi liberarci, fermo! Uccideranno mio figlio!» anche altri sollevarono un'obiezione simile, per cui fui costretto ad abbassare gli artigli.
    «E cosa dovrei fare secondo voi? Lasciarvi qui?! Siete forse impazziti?» ritenevo stupido farsi tenere sotto scacco in questo modo, ma non potevo scegliere per loro dopotutto. Incrociai le braccia e riflettei.
    «Si può sapere perché vi tengono qui dentro? Perché vi hanno portati qui?» l'uomo che avevo steso poteva riprendersi da un momento all'altro, dovevo fare in fretta.
    I prigionieri mi raccontarono che erano stati portati lì perché erano in grado di controllare la terra e la pietra, e un nyloriano voleva sfruttare le loro capacità per scavare un tunnel che permettesse di deviare un corso d'acqua dal Nentyr fino nuova Nyloria. In questo modo avrebbero potuto allo stesso tempo diminuire l'influenza del Nentyr e aumentare la loro, oltre che non dover dipendere più da loro per il rifornimento d'acqua. Per quanto avessi voglia di forare quel regno di falliti razzisti e rubar loro l'acqua senza che se ne accorgessero ero abbastanza maturo da riconoscere che quello non era il modo giusto.
    Mi raccontarono inoltre che le gabbie erano in legno perché alcuni di loro erano in grado di controllare anche il metallo oltre che la terra, e altri ancora erano capaci di fondersi ad essa e passare inosservati. Chiudendoli nel legno impedivano così loro ogni via di fuga.
    «Va bene, imbranati, vado a cercare gli altri» annunciai solenne prima di lasciarmi i prigionieri alle spalle e riprendere a trascinare il mio amico svenuto, che depositai all'inizio dell'insenatura proprio dove lo avevo trovato. Immaginai che gli uomini di Nyloria avessero privato i geo cineti di cibo e acqua per fiaccarli e tenerli buoni, quindi mi venne un'idea.
    Distrassi le guardie all'inizio del bivio con la mia magia e tornai sui miei passi, all'esterno.
    Arrivai in una zona sicura e iniziai a scavare e riempirmi la bocca di terra. Ci misi un po' a raggiungere la quantità di terra necessaria al mio piano, e fu un'operazione alquanto faticosa persino per me, ma alla fine fui soddisfatto del risultato.

    Tornai alla grotta e attraversai il primo corridoio senza indugio. Non trovai nessuna guardia ad occupare il bivio questa volta e la cosa mi insospettì, ma decisi di rischiare e presi la strada di destra. Continuai a muovermi a passo svelto, conscio che finché non c'erano luci in vista potevo proseguire in sicurezza, e presto arrivai in una nuova stanza. Questa era fiocamente illuminata come quella dove avevo trovato gli scavatori, e proprio allo stesso modo numerose gabbie erano ammucchiate in fondo alla stanza.
    «Siete voi i ribelli?» domandai a tutti, che si girarono a guardarmi come fossi stato un fantasma. Il loro sguardo era spento e le loro mani ammanettate. Questa volta non attesi alcun permesso e non mostrai alcun riguardo: mi sporsi verso il lucchetto gli diedi una sana leccata. Grazie alle spezie della commestibilità che avevo mangiato modificai la consistenza del metallo e lo divorai in un boccone, masticandolo di gusto.
    «Sono venuto a liberarvi» annunciai mostrando loro il mio ghigno di denti aguzzi prima di entrare nella gabbia «Sto cercando Serendya» ripetei anche a loro. Questa volta, però, il mucchio di uomini e donne si aprì lasciandomi scorgere una ragazza coi capelli bruni seduta a terra, la faccia immersa nelle ginocchia. Era l'unica a non essere ammanettata, e a malincuore mi accorsi subito del perché.
    Sentii la bocca del mio stomaco contorcersi e il mio corpo essere percorso da un brivido di sincero malessere. Le mani di Serendya non c'erano più.
    «Dovete uscire prima che quei coglioni si accorgano che sono qui» li incitai senza successo, percependo solo il dubbio e lo smarrimento nei loro occhi. Spalancai le fauci e buttai fuori tutto il terriccio che avevo mangiato poco prima, inondando il pavimento della gabbia.
    «Siete manipolatori di terra, no? Dovreste essere fieri, robusti e forti. Ma vedo solo uomini e donne che hanno paura di riassaporare la libertà.» qualcosa nelle mie parole sollevò il dissenso di quelle persone, il cui volto si ricolmò di sdegno.
    «Se ci ribelliamo taglieranno le mani anche a noi!» mi disse uno «Se mi ribello uccideranno mio padre, lui sta ancora scavando il tunnel!» mi disse un altro. Forse stuzzicarli a quel modo era la carta migliore che potessi giocare in quel frangente «Rimanere qui con le mani in mano non ti ridarà tuo padre, faccia smagrita» sbraitai verso il ragazzo che mi aveva dato contro, e subito dopo incalzai l'altro «E cosa te ne fai delle mani se non puoi usarle come e quando vuoi?! Datti una svegliata, pezzo d'idiota!».
    Fu Serendya a interrompere la nostra discussione «Se gli tagliano le mani non potrà più manipolare la terra» tagliò corto, e percepii che quella era la sorte che era toccata a lei. Rimasi in silenzio per qualche secondo e mi chinai sul cumulo di terra per raccoglierne una manciata. La appallottolai fino a formare un piccolo biscotto e scavai col dito il centro per crearmi un incavo. A quel punto sfruttai i miei poteri e soffiai sul biscotto di terra lo zucchero, la cannella e le spezie della commestibilità. Richiusi il biscotto e lo compattai per dargli consistenza.
    Raggiunsi Serendya e allungai il biscotto verso di lei, invitandola ad aprire la bocca. Lo fece con riluttanza, ma percepii che decise di darmi fiducia. Mentre masticava il dolcetto di terra, cercai di scuotere il suo animo «Potranno averti portato via le mani, ma non la connessione col tuo elemento. Quell'energia, quella pace, è dentro di te e sono sicuro che potrai sentirla ancora» quel biscotto doveva essere particolarmente buono, perché una lacrima le rigò una guancia sporca di polvere. Sollevò lo sguardo a fissarmi. «Non capisci? Quello che stai masticando è il tuo elemento, sei tu. Magari non potrai manipolare la terra come prima, ma puoi trasmettere la tua conoscenza a tuo fratello e controllare la terra attraverso di lui.» stavo creando un varco «Tuo fratello ha bisogno di te!».
    Vidi i suoi occhi riempirsi di luce, della stessa determinazione che aveva mostrato quando si era opposta a coloro che le avevano portato via la libertà. Sulla stessa onda, mi voltai verso tutti gli altri «Questo vale anche per voi! Dovete ribellarvi e prendere quello che vi spetta con le vostre mani» proprio come avevo fatto per il biscotto di Serendya, soffiai la mistura sul terriccio e impastai biscotti per tutti. Liberai il primo di loro e mi feci aiutare a liberare il terzo e il quarto, e così via finché tutti non furono liberi e pieni di biscotti.
    «Forza, andiamo a spaccare qualche faccia»

    Vidi coi miei occhi come, una volta liberati, i geo cineti scavavano tunnel con una facilità disarmante. La prima fila controllava la roccia per staccarla dalla parete, la fila subito dietro la manipolava in aria e la passava a quelli dietro, formando una catena che permetteva loro di scavare la solida parete della grotta come fosse stata semplice sabbia. Dopo appena qualche minuto, l'ultima parte della parete venne giù e il tunnel congiunse le due stanze dove venivano tenuti tutti i geo cineti.
    «Ma che succede?!» esclamarono le tre sentinelle all'unisono.
    «Ve lo avevo detto che qualcuno mi aveva tramortito, non me l'ero immaginato!» aggiunse poi uno di loro, quello che mi aveva conosciuto prima degli altri.
    «È quello di prima, il ragazzo coi denti aguzzi!» disse uno dei prigionieri che mi aveva riconosciuto.
    Le sentinelle provarono ad offrirmi delle monete d'oro per riportare i cineti in cella come avevano fatto con gli altri avventurieri, ma in un batter d'occhio una squadra si occupò di liberare gli altri mentre l'altra si avventò sulle sentinelle. Furono tutti liberi prima che potessi effettivamente rispondere.
    Non che avessi avuto intenzione di tradire la loro fiducia in ogni caso, eh! Grazie a loro, dopotutto, avevo scoperto che con zucchero, cannella e terriccio si fanno degli ottimi biscotti.
     
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