Ultima occasione

[Dentro il background - Amelie - Minaccia]

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    Ultima occasione

    Amelie Diane de la Roche


    L'
    oro investiva qualsiasi angolo di villa Witherby, e Ranier storse le labbra quando, affacciandosi alla finestra della carrozza per scrutare gli invitati, ne venne completamente investito. Non apprezzava quell'ostentazione di poco conto, la trovava stupida, specialmente se era nata dalla mente bacata di quell'odiosa lady Witherby, utile soltanto a distrarre con il suo estro dalla nullità di suo marito e la pochezza dei beni che possedevano. Le loro terre erano assai ridotte e si estendevano solo molto poco oltre la villa entro la quale avevano organizzato quella festa. Ranier lo sapeva perfettamente, poiché confinava con le sue di terre.
    Eppure lord Witherby si era offerto di ospitare l'incontro, di prendersi il rischio di fare da padrone della segretezza del circolo e osare contro gli aurora terroristi che avevano distrutto la diga della Caterantia. A Ranier era sembrato estremamente fiero, all'ultimo incontro, quando si era fatto avanti... e lo aveva detestato, in silenzio, perché in realtà era solo una nullità di nobile, uno che non aveva altro che una moglie troppo ridicola, famosa per feste dal dubbio gusto e che faceva volontariamente parlare di sé, pur di non scomparire tra le file di nobili ben più nobili di loro: a malapena si conosceva la loro storia. Dovevano essere nobili minori appena nati.
    Nonostante questo, erano lì e ospitavano il segreto incontro del circolo. Nonostante tutto, avevano deciso di dare tutto ciò che avevano al progetto e Ranier... lo trovava inutilmente rischioso. Erano degli sciocchi.

    «Dovevamo proprio scegliere questa festa, caro?»
    Ranier si voltò seccato a guardare sua moglie, cogliendo il sarcasmo della sua voce. Auguste era insopportabile, specialmente se era costretto ad avercela intorno. Si pentiva ogni giorno di non averla ripudiata, ma aveva bisogno della sua parentela con lord Nicholas Touiller e dei soldi della loro famiglia, perciò aveva dovuto ingoiare il rospo e fingere di non conoscerla affatto, mentre erano a Galet.
    Questo, purtroppo, non poteva rimanere lo stesso anche fuori.
    «Zitta, donna» la rimproverò lui «Non ti spiegherò le mie ragioni, fa solo il tuo dovere».
    Era stato costretto a portarsela dietro e portarsi dietro anche quella nullità di sua figlia. Non l'aveva mai considerata tale, eppure Auguste gli aveva impedito di sbarazzarsene e lui non aveva potuto contestare, visto che tutto sommato lo teneva al guinzaglio... e non aveva potuto nemmeno fingere di andare da solo a quella festa, perché era stato il circolo stesso a chiedere di portarsi dietro quelle due palle al piede.
    Ranier se ne era il chiesto il motivo: a cosa potevano servire? Eppure non aveva potuto contestare e aveva dovuto scomodarle dalle loro inutili vite per farle vestire e portarsele dietro. E a malincuore non aveva potuto trascinarsi dietro Ann, in modo da avere davvero qualcuno di utile al suo servizio e non una dama seccata dalla sua presenza e una ragazza debole e minorata che si rifiutava di chiamare figlia.
    Sì, l'avrebbe proprio fatta chiudere da qualche parte, prima o poi.

    ***

    Anche in quel salottino c'era troppo oro da poter sopportare, pacchiano ed eccessivo, mentre decorava il grande tavolo attorno al quale tutti i nobiluomini si stavano riunendo. Accadeva sempre così: alla spicciolata, a piccole coppie, si allontanavano dalla festa perché nessuno notasse la stranezza di una fuga collettiva di eminenti signori.
    Certo, era stato particolarmente felice di lasciarsi alle spalle quei due pesi morti e francamente sperava che al consiglio avrebbe potuto incontrare lo stimato Ludwig Van Der Reich, dato che il suo secondogenito era presente, ma aveva dovuto ingoiare delusione.
    No, attorno al tavolo i soliti visi noti, ma mancava quello di Louis Haderique, che ci aveva appena tragicamente rimesso la vita alla festa di fidanzamento del figlio, morto con lui. Era stato ucciso dal suo servo aurora: Ranier l'aveva visto con i suoi occhi perché lo aveva conosciuto e... aveva sinceramente sperato che Ann non gli si rivoltasse contro in quel modo, anche se stava ben attento a minacciarla a dovere.
    Lui si era salvato per miracolo alla Caterantia e altrettanto miracolosamente aveva nascosto il tutto alla famiglia. Era stato un bene che Auguste e Amelie fossero sempre chiuse da sole nelle loro torri.

    «Lord Fontaine, buonasera: abbiamo nuove da vostra figlia?»
    Ranier si voltò a guardare i due che stavano parlando. Lord Fontaine aveva dato in moglie la sua primogenita al primogenito di Nicholas Touiller, che era anche suo cognato, e questo aveva rafforzato i legami nel circolo. Gli stava parlando proprio lord Witherby, arricciandosi i baffetti grigi con le dita. Era consuetudine di quel circolo mantenere le cose in famiglia, stringere legami prestigiosi e costringere così la fedeltà dei membri al circolo. Chi avrebbe potuto tradire un suo proprio parente? Ed era anche il motivo per cui Ranier era entrato: sposando Auguste Touiller, Nicholas aveva garantito per lui.
    «Non ancora» replicò Fontaine, scuotendo educatamente la testa «Già un figlio è impegnativo, averne due potrebbe esserlo ancora di più, ma non dubito che mia figlia possa essere in grado di generarne un altro».
    Da quei discorsi, Ranier rimaneva sempre fuori. Prima di cominciare, tutti si riunivano a gruppetti e conversavano del più del meno, stringevano nuove alleanze e si aggiornavano sulle rispettive vite, al di fuori delle lettere che si scambiavano, così come facevano le donne a salotto... eppure il conte de la Roche se ne rimaneva da solo nel suo angolo, ad osservare tutti come un escluso. Come se gli altri lo volessero volontariamente mettere da parte.

    «Signori, cominciamo».
    La voce dura del generale Krasinier fece interrompere tutte le conversazioni e i nobiluomini e le due uniche donne del circolo, lady Katrina e lady Ranisha de Gartier, si avvicinarono al tavolo, piazzandosi attorno. Ranier fece come gli altri e poi, assieme a tutti quanti, tirò fuori la sua chiave e la posò sul tavolo.
    C'erano otto chiavi in tutto a quel tavolo, una abbandonata al centro, senza padrone. Era quella appartenuta al defunto lord Haderique... le altre due erano una in possesso della regina, non presente a quella riunione, e una... dispersa chissà dove, a causa del bastardo traditore lord Tzeentach. Nonostante questo, al circolo erano presenti più di otto persone. Una chiave per famiglia, era quella la regola: ciò era il motivo per cui i tre figli di lord Touiller non avevano una chiave, pur essendo presenti, così come Katrina Krasinier e i figli maschi degli altri lord.

    «In nome di sua maestà la regina» recitarono tutti all'unisono, prima che il tono solenne si alleviasse e lord Krasinier riprendesse parola. Lui era il responsabile dell'ordine del giorno di ogni riunione e in quanto tale ne gestiva ogni incontro: Ranier lo aveva sempre invidiato e ammirato allo stesso tempo e aveva sperato a lungo di poterlo compiacere a dovere, per essere incluso nella sua cerchia di fidati... il generale tuttavia gli dava le minime attenzioni che dedicava alle persone che non intendeva davvero frequentare.
    «Abbiamo molto di cui discutere stasera» iniziò appunto il generale, mentre molti dei membri abbassavano lo sguardo alla chiave senza padrone abbandonata sul tavolo «E la prima urgenza è trovare un custode per quella chiave».
    Tutti annuirono, Ranier compreso: nessuna chiave doveva rimanere troppo a lungo senza custode o qualcuno dei membri del circolo avrebbe prevaricato sugli altri. Era sempre necessario includere una nuova famiglia, piuttosto che affidarne due ad una stessa, perché questo poteva essere simbolo di disparità tra i membri. Certo, fatta eccezione per la regina.
    In ogni caso, il solo fatto che quella chiave fosse anche momentaneamente custodita da lord Krasnier era un problema, di cui lo stesso generale era consapevole. Doveva averla qualcun altro, perché il circolo fosse alla pari.
    «E si da il caso...» proseguì lo stesso Krasinier, prima che qualcuno intervenisse «... che io abbia già scritto di mia sponte a lord Florian Buchard, duca di Aime. Si è sempre distinto in battaglia e nell'opera di epurazione e la sua parentela con la regina ne fa un membro di eccezionale spicco. Sua maestà la regina è stata d'accordo e posso già comunicarvi che il duca mi ha fatto recapitare la sua risposta positiva. Sarà dei nostri a partire dal prossimo incontro».

    Ci furono alcuni commenti molto positivi: nessuno aveva da contestare quella decisione, specialmente se era stata approvata dalla regina, e non importava che Krasinier si fosse appena esposto, prevaricando sugli altri, poiché era più importante dare immediatamente alla chiave un possessore. Dopotutto, la sua scelta era stata accorta: Florian Buchard poteva essere un membro eccellente e Ranier lo stimava tanto quanto il generale Krasinier. Era un membro dell'alta nobiltà, di una famiglia rispettata e fiorente. La sua parentela con la regina era semplicemente la porta d'accesso a qualsiasi cosa. E da un lato... Ranier avrebbe desiderato avvicinarsi a lui per riflettere e godere del suo potere.
    Il primo argomento venne perciò messo subito da parte, per consenso unanime. La chiave sarebbe stata passata momentaneamente a lord Fontaine, nel frattempo che il Buchard fosse entrato nel circolo.
    Dopodiché fu Jules Touiller, il primogenito di Nicholas Touiller, a domandare a lady Ranisha come andasse avanti con la prigionia di lord Tzeentach. Era giovane, Jules, ma non troppo da non poter dare il suo contributo: era identico a suo padre nei modi rigidi e nella mente fine e organizzativa, e subito era stato apprezzato da tutti. Il de la Roche invece nei suoi confronti non sapeva come sentirsi... era suo zio acquisito, ma invidiava così tanto un figlio come lui, che la rabbia non gli permetteva persino di accettarlo come nipote. Benché dipendesse da suo cognato, Ranier disprezzava i Touiller perché gli avevano dato una moglie con troppi difetti.
    Dalla conversazione sul Tzeentach, Ranier si estraniò. Non c'erano aggiornamenti, né novità: il lord si rifiutava di sputare il rospo e sosteneva di non sapere dove la sua chiave si trovasse.

    E, mentre la conversazione si spostava sui guadagni dell'ultimo periodo, sul sangue raccolto nei campi e sulla supremazia di lord Bonteur, che ne possedeva di maggior numero nei suoi domini, il conte di Galet rimase in silenzio, non contribuendo affatto. In verità così andava da parecchio tempo: aveva poco da comunicare perché a differenza di tutti gli altri, le sue terre non avevano mai ospitato dei campi. Al contrario di ogni altro membro di quel circolo, i suoi fondi per il progetto erano esigui, quasi centesimi in confronto a tutto il denaro che invece gli altri lord investivano per la causa. Non aveva aiutato in alcun modo nella cattura degli aurora, se non in maniera davvero infima, né aveva fatto effettivamente proposte di qualche valore al resto del circolo. Era... quella palla al piede che lui riteneva fossero le donne della sua casa.

    «Ma veniamo all'argomento più importante di questa riunione» proruppe dopo un po' il generale, indurendo ancor di più il tono di voce, nonostante lo fosse praticamente sempre. Puntò i suoi occhi di ghiaccio dritti in quelli verdi del conte e puntò le mani sul tavolo. Ogni volto si voltò verso il conte di Galet, serio e indagatore.
    «... Lord de la Roche, siete particolarmente silenzioso oggi» commentò «e lo siete stato anche tutte le altre volte. Non avete ancora davvero nulla da proporre al circolo? Sapete, il vostro sostegno economico è così esiguo che ci chiediamo se vi stiate davvero sforzando per questa causa».
    Ranier raggelò, ma rispose con una risatina piena di disagio. Nessuno mai aveva concentrato così tanto le attenzioni su di lui e ora... cosa stava succedendo?
    «Ci sono state questioni molto più importanti da discutere, io non volevo di certo...»
    Ad interrompere le sue scuse fu suo cognato, Nicholas Touiller.
    «Forse non vi è molto chiara la situazione, cognato» parlò in tono duro, vagamente sarcastico come faceva sua sorella Auguste «Il vostro contributo non è mai stato davvero d'impatto: avete goduto del prestigio di essere nel circolo, sforzandovi il minimo indispensabile per contribuire, a differenza nostra».
    Lord Fontaine, imparentato a lord Touiller grazie al matrimonio tra i loro figli, spalleggiò il consuocero.
    «Non avete mai ospitato una riunione da quando siete nel circolo, de la Roche. E ormai ne fate parte da quasi otto anni, mi sembra» spiegò, mentre a Ranier si delineava perfettamente una situazione nella quale tutti i membri avevano parlato alle sue spalle per accerchiarlo «Il vostro denaro è praticamente inutile, i vostri deportati... pari allo zero. E per scovare la tana di quei terroristi non avete nemmeno mosso un dito».
    A intervenire fu anche lord Whiterby, cosa che Ranier detestò, specialmente perché gli parlava con sufficienza, arricciandosi i baffi.
    «E vostra figlia è ancora nubile» asserì «Abbiamo voluto che la portaste qui per scoprire cosa non va in lei, ma sembra perfettamente in grado di figliare. Come mai ancora non le avete scelto un marito? Abbiamo bisogno di alleati per questo progetto, persone di cui fidarci. Lo avete compreso, lord de la Roche?»

    Ranier indietreggiò di un passo. Gli sguardi giudicanti dei membri (persino quelli giovani dei suoi nipoti) sembravano stoccare contro di lui come precise armi da taglio.
    «Ho una serva aurora, io l'ho sempre messa a disposizione...» tentò di giustificarsi.
    Lord Krasinier intervenne, mentre qualcuno sospirava a quella giustificazione.
    «Questa è l'ultima occasione, de la Roche» decretò «Per anni non siete stato all'altezza e abbiamo deciso che non vale più la pena trascinarvi come l'ultima ruota del carro. Dovete fare qualcosa, prima che decidiamo definitivamente di mandarvi via dal circolo».
    «E sapete bene...» completò Nicholas con sguardo austero «... che vuol dire uscire dal circolo».
    Era chiaro, lord Tzeentach ne era la prova vivente. Nessuno entrava nel circolo e poi poteva sperare di uscirne vivo: lo avrebbero ucciso pur di non far diffondere i segreti di cui si discuteva a quei tavoli. Lo avrebbero ucciso per rimpiazzarlo con qualcuno di più prestigioso, come lord Buchard.
    E in quegli sguardi, Ranier lesse con sgomento assoluta serietà: lo avrebbero fatto senz'altro. Sostituire un conte isolato dal mondo, che non sapeva fare niente di importante né aveva legami così prestigiosi, era semplice. La sua chiave sarebbe passata con estrema facilità dalle sue mani morte a quelle di un conte migliore di lui... magari proprio lord Van Der Reich.

    «I-io... ospiterò io la prossima riunione» avanzò immediatamente la sua candidatura, ma gli sguardi rimasero seri e impassibili. Il generale scosse la testa, incapace di provare pena per quella sua paura di morire.
    «D'accordo, ma non basta» gli rispose, spalleggiato dagli altri.
    «Florian Buchard... è ancora celibe: lo farò sposare a mia figlia» proseguì il conte «Così avrò anche io una parentela con la regina... è un buon accordo, no?»
    Lady Ranisha incrociò le braccia e guardò Ranier con quella stessa sufficienza con cui l'aveva trattato, quando lui aveva quasi tentato di entrare nelle sue grazie per non pensare alle pene di un matrimonio alla deriva. La stessa pena che lei aveva usato quando lo aveva rifiutato, benché fossero rari i suoi rifiuti.
    «Che altro?» domandò la donna.
    E seguì silenzio, mentre Ranier pensava. Era con le spalle al muro: si era adagiato sugli allori per tutti quegli anni, gloriandosi di essere parte della celebrità segreta del Nentyr senza muovere un singolo dito. Aveva fatto il prepotente per quel prestigio, senza realizzare che in realtà era solo l'anello debole di quella pesante e spessa catena. Che era solo un vile, che viveva nella luce riflessa degli altri e tutti ormai l'avevano notato.
    E se non avesse davvero fatto qualcosa, sarebbe morto.
    Fu allora che pensò alle risorse che possedeva: ovviamente al circolo interessava l'accumulo di sangue (aveva persino sentito che uno dei prigionieri di Bonteur era stato prelevato dai campi per diventare un servo utile del circolo), ma interessava anche mettere a tacere il capo della Strelizia, distruggere i terroristi. Da quel punto di vista non erano ancora stati fatti passi avanti.
    E Ranier, ora che ci rifletteva, messo alle strette... aveva qualcosa che gli altri non avevano: una figlia veggente.

    «Posso... posso fare davvero qualcosa per quei terroristi» disse. I membri del circolo lo invitarono a spiegarsi mantenendo il silenzio e gli sguardi fissi su di lui «Ho davvero una risorsa: vi cedo mia figlia. Sposandola ad un membro del circolo, diventerà vostra».
    Nicholas Touiller aggrottò le sopracciglia, probabilmente trovando vergognoso che il conte stesse distruggendo la sua dinastia in quel modo, ma a parlare fu la vecchia lady Katrina.
    «Vostra figlia?» gracchiò «Cosa dovremmo farcene di una ragazza? Certamente è colma di virtù, ma non ci serve».
    Ranier scosse la testa «No... è una risorsa che posso regalarvi. Il motivo per cui ancora non è sposata: lei può scoprire dove si trovano i terroristi».
    Ci fu del tentennamento nel gruppo, come se si stesse decidendo se si trattava del bluff di un condannato a morte, che tentava tutto per tutto, oppure no. Come poteva una ragazza trovare da sola la tana dei terroristi, se tutto il Nentyr fino a quel momento non ne era stato in grado? Sembrava del tutto insensato, in realtà, anche se ormai tutti avevano capito che c'era qualcosa di strano in Amelie de la Roche, visto quanto poco appariva in società e visto che non aveva ancora sposato nessuno.
    «Ve lo dimostrerò alla prossima festa, ve lo giuro sulla mia vita» aggiunse il conte.
    Il generale riprese parola dopo un lungo sospiro e le teste si voltarono verso di lui.
    «Essia, allora» concluse «Tra una settimana, nel vostro castello. E se ciò che dite si dimostrerà falso, siete fuori dal circolo, de la Roche».

    Ranier annuì, mentre tutti riprendevano le chiavi di legno e se le infilavano in tasca, a riunione conclusa. Sostenne lo sguardo di Krasinier un momento di più, deglutendo come il pavido che era. E non pensò nemmeno una volta al fatto che, forse, quella maledizione avrebbe potuto inquietare sia Florian Buchard che gli altri membri del circolo: le cose dovevano andare come concordato o lui sarebbe morto. Avrebbe dato al Buchard tutto ciò che possedeva perché accettasse e... se lui si fosse rifiutato anche allora, avrebbe trovato una soluzione con un altro membro del circolo. Sua figlia non poteva andare che alla causa. A nessun altro.
    E dopotutto... era meglio che Amelie fosse venduta come un maiale, rinchiusa chissà dove a ricevere visioni al comando del circolo, prigioniera come quegli sporchi aurora nei campi, che a lui fosse mozzata la testa.


    Edited by » Fyan - 24/4/2024, 12:36
     
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