Episodio I

[Dentro il Background Aprile - Minaccia - Linde Zhordan]

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    Linde Zhordan

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    Linde fissò le pareti incrostate della sua cella, mentre si stendeva sul piccolo materasso. Era stanca morta, ma si sentiva soddisfatta, soprattutto se ripensava al lungo percorso che l'aveva portata lì.
    Era ormai passata una settimana intera da quando era arrivata nel piccolo monastero dei dervisci, in una piccola isola del Kayne. Era stato suo padre a scoprire l'esistenza di quel posto e a convincere i monaci ad ammetterla come allieva. Erano persone semplici e laboriose, profondamente devote alla Fonte della Vita. Linde si era sentita un po' in soggezione a entrare dalla porta principale di quel luogo santo, lei che era sempre stata poco interessata alla religione. La lunga permanenza nella Marca la stava cambiando, aveva creato terreno fertile per ciò che vide in prima persona durante la sua permanenza nel monastero. La devozione dei monaci alla vita, alla sua conservazione e al suo ciclo, risvegliarono qualcosa in Linde, che si sentì vicina ai loro ideali. Del resto era quello che lei faceva, pur in maniera discontinua e "mercenaria", nel suo lavoro nella Marca. Ed era quello che aveva fatto suo padre nel suo piccolo, da quello che lei aveva capito, visto che non le aveva mai raccontato troppo.
    Mentre si preparava ad addormentarsi, con gli occhi chiusi, ripercorse i lunghi allenamenti di quei giorni. I monaci erano molto severi, ma altrettanto bravi come insegnanti. Linde partiva già avvantaggiata, dato che il suo stile di combattimento riprendeva le movenze del loro ballo rituale, ma da loro dovette apprendere come penetrare in profondità il lato spirituale di quella Danza di Guerra. Molti membri erano bardi, che usavano musica e ritmo per accedere alla magia e di conseguenza ai segreti spirituali della Fonte. Non era stato un percorso semplice, ma, grazie alla sua determinazione e alla guida dei monaci, era riuscita ad apprendere almeno la capacità sovrannaturale di aumentare il proprio coraggio. Si sentiva vicina a padroneggiare la Pioggia di Colpi, una delle Danze di Guerra dei suoi maestri, ma qualcosa le mancava ancora. Nonostante questo, si sentiva soddisfatta. I suoi maestri la stremavano con le loro richieste, ma la gioia di aver fatto progressi così grandi era superiore a qualsiasi fatica. E poi sarebbe dovuta resistere ancora poco tempo, rifletté, ormai sulla soglia del dormiveglia, il suo tempo lì al monastero stava giungendo al termine.
    Un grido improvviso la risvegliò dalle sue riflessioni pre-addormentamento. Ci volle un secondo per rendersi conto che non si era trattato di un sogno, poi si gettò in piedi e uscì d'impeto dalla porta della celletta, non prima di aver recuperato la sua scimitarra magica. Volò nel corridoio e raggiunse la cima di una rampa di scale, dove trovò un paio di monaci, tra cui fratello Ikram, uno dei suoi maestri, attorniare il corpo di un loro correligionario. Costui era steso a terra, privo di sensi. Linde li ascoltò discutere della salute dell'uomo e si sentì inutile.
    "Quindi è ufficiale... la Minaccia è tornata!"
    La giovane si fece spiegare il significato di quelle parole, che riesumavano una storia di diversi anni prima. Si narrava di un morbo strano e sconosciuto, che aveva colpito alcuni monaci che si erano avventurati nelle cripte. Dopo diversi contagi e numerosi tentativi di indagini, si era compreso che la situazione non era derivata da una malattia, bensì dall'attacco di una qualche creatura sconosciuta. Alla fine si era riusciti a sigillare le cripte, senza risolvere la questione né scoprire la verità. Per decenni tutto era rimasto silente e la vita del monastero era ripresa tranquilla, anche se la storia della Minaccia era usata di continuo per spaventare i nuovi monaci. Poi, due settimane prima, c'erano state due nuove vittime. Uno dei due monaci era morto, addirittura, mentre l'altro non aveva ancora ripreso i sensi, per quanto fosse vivo. E ora un terzo caso. La situazione iniziava a essere grave.
    "Dove si trovavano le vittime?"
    Non era sicura la posizione degli incidenti, dato che le vittime si erano allontanate dal luogo del delitto prima di svenire e non avevano fatto in tempo a comunicare con nessuno. L'unica cosa da fare, disse uno dei due monaci, era prendersi cura del ferito e sperare che si svegliasse. Da quel giorno avrebbero dovuto cercare di muoversi all'interno del monastero con estrema circospezione e sempre in coppia, per essere sicuri di poter dare l'allarme in tempo.
    "Perdonatemi, so di essere un'umile ospite, ma temo non sia il modo migliore di occuparsi della questione. Continuare a vivere nel terrore, aspettando il prossimo incidente, non porterà altro che dolore e incertezza. Dovremmo attaccare, setacciando in massa l'intero edificio, partendo dai luoghi frequentati dalle vittime. Tutti insieme. Se c'è davvero una creatura responsabile di questi attacchi dovremmo affrontarla il prima possibile, in modo che non proliferi."
    Fratello Ikram la guardò con un certo stupore, fino ad allora era sempre stata molto controllata e ligia agli insegnamenti, mentre in quel momento si era esposta con energia.
    "Potreste aver ragione, lady Zhordan. Fratello Marin, andate a chiamare gli altri. Milady, mi aiuti a trasportare il corpo del nostro confratello in infermeria."
    Nel giro di un quarto d'ora l'intero corpo dei monaci era radunato nella sala comune, quella dove veniva servito il pranzo. Delle trenta persona una gran parte aveva capacità combattive, anche se molti di loro non di alto livello. L'abate, un uomo sulla settantina ancora abbastanza energico, si prese il compito di coordinare l'operazione. Due squadre di ricognizione vennero individuate, con alcuni dei guerrieri più abili, mentre fu individuata una squadra di supporto che si sarebbe tenuta pronta per intervenire in caso di bisogno. Linde era stata scelta nel primo gruppo e quindi dovette aiutare per quel che poteva nelle indagini, che iniziarono sin da subito. Non aveva una buona conoscenza di quell'edificio, con tutti i suoi corridoi stretti e le piccole stanze. Insieme percorsero le varie zone dove potevano essere passate le vittime, finché, alla terza tappa, non si imbatterono in un piccolo sgabuzzino contenente materiale da costruzioni. Mentre davano un'occhiata rapida, Linde si accorse di un dettaglio fondamentale. C'era un'infiltrazione piuttosto grande, che emanava cattivo odore. Ebbe un'intuizione, che venne confermata da uno dei suoi compagni di squadra: quella stanza era appena sopra la zona delle delle cripte. Questo chiariva come mai qualsiasi creatura fosse stata confinata laggiù per così tanto tempo fosse uscita di recente. Rimaneva da capire il come, ma fu chiaro poco dopo, quando uno dei monaci richiamò l'attenzione degli altri. Linde vide distintamente il mostro che si parò davanti ai loro occhi: era un alto spettro, con il corpo composto da un fumo nerastro e due occhi rosso sangue. La bocca aperta non proferiva alcuna parola, solo un verso sordo. Linde ricordò di aver sentito parlare di creature del genere, era un Wraith. Un nemico decisamente pericoloso.
    "La Minaccia... è un fantasma! State attenti, fratelli. Il suo tocco risucchia le vostre forze e lascia debilitati. E non può essere colpito se non da armi magiche e incantesimi."
    Cercò di essere sintetica e chiara, prima di gettarsi a capofitto nella battaglia. Lei era l'unica a possedere una lama incantata, motivo per cui doveva darsi da fare più di tutti. Per fortuna i suoi alleati la supportarono con magie di potenziamento e attaccarono con incantesimi elementari. La creatura tentò più volte di colpirla, ma grazie a una notevole attenzione lei fu in grado di schivare il suo tocco. E quando fu il momento di piazzare il colpo decisivo, anche se per un istante soltanto, riuscì a replicare la Pioggia di Colpi su cui stava lavorando da giorni. La sua scimitarra attraverso il fumo una volta e nel giro di mezzo secondo la piroetta di Linde la portò a vibrare un altro fendente, questa volta decisivo. Il mostro emise un ultimo verso di dolore, poi scomparve nel nulla. La ragazza si poté permettere a quel punto di lasciarsi cadere in ginocchio, per riprendere fiato. I monaci si assieparono attorno a lei per aiutarla a rialzarsi e per ringraziarla. Lei sapeva di non aver fatto tutto da sola, anzi la maggior parte dei danni era stata provocata dalle magie di attacco di alcuni dei confratelli, ma comunque senza la sua prontezza di spirito qualcun altro sarebbe potuto rimanere offeso. E questo per lei era abbastanza per potersi sentire molto fiera di sé.

     
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