Orbite vuote

[Dentro il Background Aprile 2024 - Minaccia - Nix Clover]

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    orbite vuote

    » Minaccia • Nix Clover • Aprile 2024 «


    La palude non era mai stato un posto accogliente. Gli insetti tormentavano qualunque sciagurato passasse di lì, l'umidità si infilava nelle ossa e non ci sono effettivi punti di ristoro dove poter tirare un sospiro di sollievo. Malgrado tutto, comunque, il terreno era morbido e mi consentiva di schiacciare delle dormite da record. Proprio durante uno dei miei bivacchi recenti in quei luoghi, mentre mi stringevo nel sacco a pelo per non congelare, con un occhio aperto e uno chiuso un ricordo mi attraversò la mente.

    Ero scappato dalla mia cittadina da qualche ora e avevo ancora gli occhi gonfi di lacrime. Nel giro di poco avevo perso la mia casa, i miei amici e tutto ciò che componeva il mio status quo. La fame mi serpeggiava nello stomaco ma non avevo niente da mangiare, la sete mi stringeva la gola ma l'acqua della palude mi avrebbe fatto più male che bene, visto che al tempo non ero altro che un mocciosetto che non sa qual è il suo posto nel mondo. Fui fortunato a imbattermi nei resti marcescenti di un avventuriero, perché in un colpo solo trovai il necessario per accamparmi e mi passò la fame. Ricordo ancora cosa accadde la prima notte che passai da solo nella palude. Mi rintanai ai piedi di un albero rinsecchito e crollai a dormire come un sasso per la stanchezza.
    La palude, tuttavia, non aveva alcuna intenzione di lasciarmi rigenerare.
    Quando riaprii gli occhi era ancora buio; non ricordo che ora fosse di preciso ma sono sicuro che fosse notte fonda. Fu uno strano rumore a svegliarmi.
    Era leggero e ripetuto, un buffo cigolio incriccato che lentamente si stava avvicinando. Mi stropicciai gli occhi e mi sollevai nel sacco a pelo adagiando la schiena contro l'albero. Una sagoma umanoide spuntò fuori da dietro un albero vicino e fui assolutamente felice che qualcuno fosse venuto a soccorrermi. Abbandonai il sacco a pelo come si abbandonano i vestiti sporchi prima di buttarsi in una tinozza d'acqua calda e provare sollievo.
    «SONO QUIII!» richiamai la figura che, senza rispondermi o accelerare, continuò a procedere in mia direzione con lo stesso passo lento. Affrettai il passo per raggiungerla, ma quando fui a pochi metri un orrido brivido attraversò il mio corpo.
    Non capivo di cosa si trattasse... senz'altro era qualcuno, o forse era stato qualcuno visto che davanti a me avevo solo un mucchio d'ossa. Erano tutte al posto giusto, aveva due braccia e due gambe, il torso e la testa. Però c'erano solo quelle... niente faccia, niente pelle, niente di niente. Sentì i miei occhi gonfiarsi nuovamente di lacrime.
    A pochi passi da me, il chiarore della luna illuminò quelle ossa e quelle orbite vuote: pozzi neri da cui non traspariva alcuna emozione, solo un freddo scrutare che ti attraversava il corpo come fantasma freddo e macabro. Quella fu la prima volta che incontrai un non morto.
    «AAAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!» gridai a squarciagola e iniziai a correre a ritroso per allontanarmi da quella cosa. Mentre correvo guardavo indietro per essere sicuro che non mi raggiungesse, ma questo mi portò a inciampare su una radice e fare un volo di almeno tre metri dritto dritto nella fanghiglia fredda. L'acqua ristagnata mi bagno i vestiti e il fango mi sporcò la faccia. Alzai lo sguardo mentre ero ancora a terra e vidi un altro scheletro fissarmi con le sue orbite vuote. Ovviamente urlai ancora «AAAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!».
    Mi drizzai in piedi come se avessi preso la scossa e ripresi a correre mentre il cuore mi martellava nel petto. In quei minuti scoprii che c'erano davvero TANTI scheletri nei dintorni, tutti pronti a mettermi le loro mani ossute addosso.
    Avevo la faccia imbrattata di lacrime e fango, i vestiti zuppi ed ero davvero esausto. Un solo altro passo mi avrebbe fatto senz'altro svenire, e poiché non volevo farmi dilaniare dai non morti provai a continuare a correre. Come già accennato, svenni (e da quel momento capii che forse forse non era poi così male dare retta all'istinto).
    Se allora avessi avuto l'esperienza che ho adesso avrei senz'altro mischiato le ossa di quei perdenti, ma il passato è passato.
    Mentre crollavo a terra, di nuovo nella maledetta fanghiglia, le prime luci schiarivano il cielo e anche se avevo la vista annebbiata dalla stanchezza intravidi una sagoma stare in piedi al mio fianco. Lì per lì non capii se fosse un uomo o una donna, ma non aveva importanza. Pronunciò qualcosa, un incantesimo, e dei rampicanti emersero dal terreno per avvilupparsi agli scheletri.
    Nei giorni successivi scoprii che erano stati i druidi a salvarmi, e grazie a loro capii la minaccia che la non morte rappresentava per l'equilibrio naturale delle cose.
     
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