Liberarlo o cucinarlo, questo è il dilemma

[Dentro il Background Febbraio 2024 - Catene - Nix Clover]

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    liberarlo o cucinarlo, questo è il dilemma

    » Catene • Nix Clover • Febbraio 2024 «


    Imprecai ogni divinità che mi venne in mente quando, svegliandomi, notai che qualcuno aveva trafugato il mio pugnale. Chi poteva esser stato così sciocco da rubare a me? Un ladro da quattro soldi che aveva avuto l'inaccorta idea di lasciarmi in vita. Una gentilezza che forse non avrei ricambiato.
    Era stato senz'altro cauto nell'entrare nel mio accampamento di fortuna visto che non lo avevo sentito, ma d'altronde il sonno è sempre stato un grosso problema per me. Quando dormo non sono solo i miei sensi a venire meno, ma anche l'energia che lega la mia essenza a quelle che ho assorbito si affievolisce. Mi ci vuole un'oretta per risaldare quel legame coi miei poteri, per cui gli assalti notturni sono decisamente una seccatura.
    Difatti, dovetti aspettare un po' prima di potermi mettere alla ricerca del ladro. Le orme che aveva lasciato erano ancora fresche, e con la mia esperienza da cacciatore non ci avrei messo molto a raggiungerlo. In un modo o nell'altro avrei riavuto il mio pugnale.

    Le tracce mi condussero sino al sentiero principale: una stradicciola delimitata da una coppia di versanti naturali non troppo alti, spesso trafficata da carri, carovane, cavalli e avventurieri. I banditi erano soliti inerpicarsi sul versante per nascondersi dietro ad arbusti e alberi, in attesa di un carro o qualche sprovveduto da depredare. Questo tizio, chiunque fosse, aveva invece deciso di scendere subito e percorrere direttamente la strada. Era quello che pensavo almeno fino a quando le tracce non mi portarono di nuovo a risalire il versante.
    Pensai che avesse avvistato una pattuglia o non volesse farsi notare da qualche cavallo in arrivo, ma era difficile dirlo visto che le tracce di chi passava sulla strada si mescolavano. Risalii il versante sbuffando e maledicendo il ladro in ogni lingua conosciuta, ma nemmeno cinquanta metri dopo le tracce scendevano di nuovo in strada.
    «Ma che cazzo gli è preso a questo coglione?!» sbraitai a gran voce senza curarmi di essere udito. La voglia di chiedergli come mai avesse fatto tutte quelle stramaledette deviazioni era tanta quanta quella di mettergli le mani addosso per riprendermi il pugnale. Scesi in strada. Di nuovo.
    Questa volta le tracce proseguirono dritte lungo il sentiero senza fare ulteriori deviazioni, e seguirle era così semplice che potei persino cacciar fuori del cibo e fare colazione. Anche se, in realtà, suddetta colazione quasi mi andò di traverso.
    A circa una trentina di metri, il corpicino di un bambino era disteso a terra a cinque di bastoni e immerso in una pozza di sangue. Sulla sua testa era conficcata una picca. Misi da parte quello che restava dalla colazione e mi avvicinai con un nodo alla gola. Mi faceva sempre un certo effetto vedere una vita così giovane stroncata, visto che a quell'età io sarei potuto essere tranquillamente al suo posto.
    Misi un piede sulla sua schiena ed estrassi la picca senza metterci troppa forza per non tirarmi dietro la testa. Lo girai per guardarne il volto e... notai che non era affatto un bambino: era un halfling!
    Quando lo avevo girato, inoltre, dalla saccoccia che aveva stretta in vita scivolo fuori «IL MIO PUGNALE?!» rimasi a bocca aperta e squadrai con sdegno il corpo morto del ladro che avevo tanto cercato. «BRUTTA FACCIA DI MERDA, TE LA MERITI ECCOME LA PICCA SULLA TESTA ALLORA» e con tutto lo sgarbo possibile lo girai di nuovo e conficcai la picca proprio come l'avevo trovata. Inghiottì il mio povero pugnale e risalii il versante per starmene beatamente per i fatti miei.
    Come se quella giornata non fosse stata già abbastanza movimentata, dopo appena un'oretta, mi imbattei in una carovana che trainava un carretto con sopra qualcosa nascosto da un telo. Forse i proprietari si erano allontanati per raccogliere acqua o viveri, o forse la carovana si trainava da sola, ma sta di fatto che nessuno mi fermò quando mi avvicinai al carretto e rimossi il telo.
    Sotto di esso c'era qualcosa di davvero inaspettato: un giovane esemplare di grifone! Il piumaggio era ovunque bronzeo tranne che per la testa, dove invece il colore schiariva gradualmente sino a diventare bianco e pulito. Puro, in un certo senso. Gli occhi dorati e il becco adunco parevano assumere i tratti di una smorfia triste. D'istinto mi venne l'acquolina in bocca e mi passai la lingua sulle labbra.
    Avrei potuto cucinarlo in così tanti modi che la mia fantasia galoppava libera. Il petto cotto a bassa temperatura e laccato al miele, il cuore ridotto a cubetti infilzati su uno spiedino fumante, il fegato tritato a coltello e unito a erbe aromatiche per farne un paté, scarti e ossa avrebbero reso ogni brodo unico! Senza contare che l'essenza di un grifone avrebbe senza dubbio accresciuto i miei poteri!
    Stavo davvero sognando a occhi aperti in una bolla tutta mia, sotto gli occhi giudicanti della bestia magica, quando mi sentii pungolare il fianco. La punta di una piccola, fin troppo simile a quella che avevo visto nella testa nel mio amico ladro, minacciava di infilzarmi come un punta spilli. «-lo abbiamo già promesso ad un illustre collezionista di animali esotici!» il nanerottolo che mi puntava contro l'arma (probabilmente un altro halfling) aveva senz'altro detto qualcosa che non avevo sentito, e il fatto che avesse fatto scoppiare la mia bolla di pensieri felici mi mandò su tutte le furie.
    Calai su di lui uno sguardo truce «MA NON LO VEDI» gli afferrai la faccia con la mano artigliata «CHE STO PENSANDO» e lo scagliai sulla cima del versante con tutta la forza che avevo.
    Lo sentii allontanarsi e pensai che probabilmente stesse andando a chiamare i suoi compagni di viaggio. Tornai a concentrarmi sul grifone e notai che la gabbia era ben più piccola di quanto sarebbe dovuta esserlo per contenerlo adeguatamente. Il suo corpo era inoltre pieno di ferite recenti e catene. Ne incrociai lo sguardo... e fu la rovina di tutti i miei piani.
    «SI, SI, HO CAPITO» sbraitai verso la bestia alzando gli occhi al cielo «E POI TANTO NON AVREBBE SENSO CACCIARE UN GRIFONE COSI' INDEBOLITO, TSK». Con un rapido colpo d'artiglio feci saltare il lucchetto e distrussi le catene liberando il grifone, che emerse dalla gabbia stiracchiandosi e aprendo le ali.
    «Forza, fuori dalle palle prima che cambi idea» e così vidi volar via il petto laccato, gli spiedini, il paté e il brodo. Però, in fondo in fondo, un lato positivo c'era: AVEVO RIAVUTO IL MIO FOTTUTO PUGNALE!
     
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