Diventare forte

[Era degli Imperi - Anno 210]

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    Ailis Krasinier

    U. Iboithi | Morfico Verdeggiante | 9 | NN | Scheda | DICEROOM
    Quell'anno, Ailis avrebbe compiuto tredici anni. Nell'inverno che gelava i fiumi del Nentyr, la ribelle lady Krasinier aveva deciso che l'etichetta, il cucito, e le frivolezze delle dame di corte non facevano per lei. A dirla tutta, lo aveva deciso ben molto tempo prima, poichè lei era sempre appartenuta alla natura, ai fiori e al suo giardino. La canzone di Saija rimaneva ciò che la confortava di più, le braccia della balia le uniche che potessero abbracciarla, e le foglie che crescevano sui suoi capelli l'unico appiglio per ricordare chi fosse davvero in un mondo che tentava disperatamente di cambiarla, e le diceva che non era abbastanza.
    Eppure, fu proprio guardando negli occhi suo padre, che decise che avrebbe mostrato a tutti che non era muta. Che poteva combattere persino l'uomo nero della sua infanzia, che non era ingenua, che era forte. Era forte dentro.

    E così, con la faccia dura e determinata - per quanto potesse davvero dipingersi un'espressione del genere sul volto di una ragazzina appena sbocciata - indossava adesso un'armatura che riscopriva più comoda di un corsetto, intrecciava i capelli fino a farli sembrare ruvida corteccia, portava un piccolo arco sulle spalle, e riceveva il suo primo spadone. Per la prima volta, non si agghindava con gioielli, acconciature importanti, fiocchi, maniche svolazzanti, guanti... ma si vestiva dei colori della sua casata. Del generale che un giorno l'avrebbe guidata.
    Era il primo giorno di addestramento, e non aveva alcuna idea di quello che avrebbe affrontato. Asya l'aveva avvisata che sarebbe stata circondata da uomini e la cosa ovviamente la innervosiva, ma era convinta di non darlo assolutamente a vedere, camminando seria fra gli accampamenti e imponendosi indifferente a tutto ciò che le si parava davanti, così come agli sguardi dei suoi coetanei, e come a quelli dei soldati più esperti e grandi di lei.

    Era stata portata lì da una carrozza, diversamente da tutti. Perchè era comunque una donna. E perchè si era cambiata direttamente in una tenda, guardandosi allo specchio e inspirando prima di uscire nel nuovo mondo che la attendeva. Le era stato detto da uomini di suo padre di andare al campo numero sei, dove avrebbe trovato il suo istruttore. Chissà com'era... e in fondo al cuore, forse, si chiedeva perchè non potesse essere proprio suo padre il suo istruttore. Ma forse era meglio così: avrebbe avuto troppa paura di lui, e non avrebbe potuto fingere indifferenza.
    Quando giunse sul posto, vide intorno a sè solo maschi, e dai loro poco possenti muscoli capì che fossero alle prime armi e che sarebbero stati... suoi compagni di classe, in un certo senso. Non salutò neppure uno di loro, continuando a ripetere a sè stessa di restare assolutamente calma, che ce la poteva fare, e mantenendo la sua espressione accigliata.
    Uno di loro, però, si avvicinò a lei. "Devi essere la figlia del generale... Che ci fai qui? Vuoi farti ammazzare?"
    Ailis lo fulminò con lo sguardo. Avrebbe voluto tirargli un pugno, nonostante non ne fosse assolutamente capace, ma non potè farlo, perchè... l'istruttore era arrivato.
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    Florian Buchard

    Umano Iboithi| Cavaliere [Cavalca Bestie] | Livello 7 | N/L | Scheda | DICEROOM
    Capitano Buchard, confido che farete un buon lavoro. Tra le reclute che vi sono state affidate c’è anche una “Patata Bollente”, La figlia del Generale Krasinier
    Le parole del comandante del campo, ad Hejan, che aveva affidato al capitano grifone un piccolo contingente che avrebbe dovuto addestrare per poi mandarlo sul campo di battaglia.
    La guerra infuriava tra i due imperi e Florian, pluridecorato cavaliere dell’impero di Chenesia ma soprattutto del Regno del Nentyr, s’era sentito quasi preso in giro, costretto ad allontanarsi dal campo di battaglia per qualche periodo per fare da “Balia” A dei ragazzini Imberbi.
    Eppure, fu quella frase a risvegliare L’interesse di Florian. La figlia del Generale Krasinier. Ailis Krasinier. L’aveva vista, quando serviva come scudiero dell’uomo, prima di diventare cavaliere, a 17 anni.
    Una bambina… quantomai particolare.
    E fu proprio quel pensiero a sveltire ancor più il biondo, diretto al campo numero 6. Giorni d’addestramento duro lo attendevano.
    Eppure… perché una donna sarebbe voluta entrare nell’esercito?
    Si toccò la cicatrice sull’occhio, rispondendosi da solo, ricordando quella guerriera con l’armatura scintillante che l’aveva disarcionato e preso a botte di scudo fino a farlo sanguinare.
    Forse era una domanda stupida ed inutile.

    Mentre metteva piede nel campo numero 6, il cui terreno terroso ricordava molto una lizza, poté assistere ad una scenetta classica in quegli ambienti.
    Bullismo. Da parte d’un uomo su una donna non l’aveva mai visto. Ai vostri posti. Tutti. tuonò, guardando nella direzione del ragazzo che aveva cominciato ad attaccar briga con la figlia del generale, mettendosi poi davanti a loro, in posizione marziale, con la mano appoggiata sul falcione. Il grosso e spesso manico faceva immaginare una spada dalla lama lunga ma spessa, diverso da uno spadone ma altrettanto pericoloso e potente.
    L’armatura di Florian era lucente e vestiva i colori Chenesiani, ma portava anche un simbolo della propria casata, Il Leone rampante, sullo spallaccio destro.
    Quella non era l’armatura che indossava in battaglia. Era molto più leggera e comoda, In modo da permettergli buoni movimenti e per poter “insegnare” meglio, se era quello che voleva fare.

    Guardò le reclute, ripromettendosi di non soffermarsi sulla ragazzina, ma non potendo fare a meno di indugiare lo sguardo per qualche secondo in più su di lei.
    Stette in silenzio per un po’, elucubrando sulla piccola Ailisewin, che poteva sembrare una pecorella in mezzo ai lupi, eppure aveva quello sguardo così determinato da far spavento. La ragazza sentì gli occhi blu del capitano, con tanto di cicatrice che ne solcava il sinistro, penetrare i suoi prima di andare oltre.

    Fedeltà e Cameratismo sono le prime qualità che si richiede in un soldato di prima linea. Siete tutti uguali agli occhi dei vostri nemici Drakariani. Siete tutti sacchi di carne che loro potrebbero ammazzare quando vogliono. E a giudicare da quello che ho visto… non avrebbero tutti i torti.
    Si lasciò sfuggire, con tono severo e chiaro. Odiava chi pensava di poter fare il prepotente e voleva metterlo in chiaro.
    Qui siete uguali. Uomini e donne. Nobili e popolani. Siete fratelli della valle e come fratelli dovrete comportarvi. ironico, detto da lui che, il fratello, nemmeno lo poteva vedere.

    Il Mio nome è Florian Buchard e sarò il vostro istruttore, reclute. Vi renderò soldati e sputerete sangue, se necessario. Assicurò il capitano grifone, tirando fuori la pergamena che gli era stata data e leggendo rapidamente i nomi.
    Voleva fare una prova. Un piccolo esperimento. Prima lezione. In guerra non ci si perde in chiacchiere. Turlé! Un passo avanti! . Il ragazzo che poco prima aveva aggredito Ailisewin con quel tono sprezzante si fece avanti. Era convinto, pronto, come se le parole di Florian non l’avessero taccato.
    Agli ordini, capitano. L’uomo stette in silenzio, chiamando poi un secondo nome Krasinier! Un passo avanti.
    Si sarebbe aspettato un passo pure dalla ragazza e dopo poco avrebbe preso due spade da allenamento, non affilate certo, ma capaci di ferire, consegnandole ai due ragazzi. Mostratemi cosa sapete fare. Sarete i miei due esempi, prima del vero addestramento. Non avete limitazioni. Vi fermerò io.
    Essenziale e semplice, per rendersi conto della potenza delle sue reclute e forse… per soddisfare la sua curiosità.





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    Edited by .:Revenant:. - 14/10/2023, 13:39
     
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    Ailis Krasinier

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    Ailis non si mise subito sull'attenti. Nessuno gliel'avevo mai insegnato, d'altronde, e i riflessi non erano ancora pronti e scattosi quando veniva richiamata. Imitò però subito gli altri, assumendo la loro stessa rigida posizione, guardando di fronte a sé.
    Era nervosa, ma non poteva esserlo. Lei era la figlia del generale, e doveva dimostrare di essere alla sua altezza a tutti i costi. Di essere... forte e irremovibile come lui. Non si era soffermata molto sull'aspetto del suo istruttore, ma quando questi si fermò un attimo di più di fronte a lei, non poté non alzare lo sguardo. Fu un attimo, prima che ricordasse di dover restare immobile, persino con gli occhi, ma fu abbastanza per sentirsi lievemente in soggezione. La giudicava anche lui perché donna? L'avrebbe trattata diversamente?

    Qui siete uguali. Uomini e donne. Nobili e popolani. Siete fratelli della valle e come fratelli dovrete comportarvi.
    Stavolta, con il cuore che gli si ammorbidiva segretamente, sbirciò la sua figura. La prima cosa che aveva notato era stata la sua cicatrice, un punto debole, come quello di suo padre. Gli mancava un orecchio, ma lo nascondeva per bene sotto i capelli lunghi, non poi così consoni per un uomo militare. Il suo viso, però, sembrava più gentile, anche se austero. Non riconobbe in lui lo scudiero del suo castello, luogo dove la principessa del giardino evitava lo sguardo di tutti, come se non fosse a casa sua.

    Si distrasse, e quando chiamò il suo nome, di nuovo esitò a fare un passo avanti, ma non abbastanza da poter essere sgridata. Sentiva pulsare nel petto l'emozione della sua prima battaglia, per quanto le spade non fossero vere e la luce non risplendesse sulla lama che nelle poche lezioni al castello Krasinier aveva imparato ad amare. E il fatto che fosse proprio con colui che l'aveva presa in giro, le insinuò nella mente il pensiero di potersi far valere.
    Si mise di fronte a lui, non tergiversando. Cosa doveva fare esattamente? Le avevano detto spesso di non attaccare per prima, di studiare il bersaglio invece, se non lo conosceva. In quel momento, però, forse nella foga, nella rabbia che imitava vagamente quella di Iosif, si mise in posizione, e scattò in avanti cercando di colpirlo al fianco.
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    Florian Buchard

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    Florian a quel punto si mise a distanza tra i due, osservando quello che la figlia del generale sapeva fare. Il suo voler conoscere il motivo per cui la ragazza s’era arruolata però rimaneva. Perché buttarsi in una mischia tanto orribile come la guerra e lasciare gli sfarzi dei palazzi.
    Le donne son fatte per generare figli.
    Gli uomini per proteggere quei figli.
    Era la regola più vecchia del mondo eppure, quando la giovanissima Ailisewin aveva alzato gli occhi su di lui, aveva notato quella fiamma che animava tutti i grandi guerrieri.
    Quella fiamma che ti costringeva a lottare anche quando tutto era perduto e quando nessuna speranza era più visibile ad occhi umani.
    Quel fuoco che ti faceva impugnare la spada contro mostri ed ingiustizie, quel fuoco che non si spegneva nemmeno con il sangue che colava denso dalle ferite.
    Un fuoco che, tra quelle reclute, solo in lei aveva visto.

    E allora era davvero così? Ailisewin Krasinier era animata dalla stessa fiamma che animava il cuore del capitano grifone? Oppure era solo un incendio incontrollato che bruciava tutto quello che incontrava per il semplice fatto d’esser nata donna?
    Ne aveva viste alcune così. Selvagge ed indomabili… ma poche lo erano davvero. Non aveva ancora incontrato l’astro che gli avrebbe rapito il cuore con le sue danze ed i suoi sorrisi per dire che anche in quel sesso così debole e delicato ci fosse la forza del soldato.
    Eppure adesso…

    Notò Ailis partire alla carica contro il suo avversario, che venne preso impreparato certo, ma parò il colpo con la sua spada.
    Turlé era il figlio d’un nobile minore, cavaliere con terre che s’era fatto le ossa in guerra quindi non era il primo combattente per strada. Forse il padre l’aveva addestrato prima di arrivare lì, ma il colpo della Krasinier la fece barcollare.
    Il resto della classe cominciò a vociare, ma lo sguardo di Florian li fece zittire immediatamente.

    Il ragazzo fece un balzo all’indietro, provano a colpire di filo falso la ragazza. Una tecnica interessante quanto astuta, che Florian non mancò d’osservare.
    Turlé e Krasinier… che scontro interessante stava vendendo.





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    Gli occhi di Ailis sorrisero. Nelle sue poche lezioni, infatti, il suo istruttore glielo aveva detto. Per fortuna, non aveva preso solo l'aspetto da suo padre, ed era probabilmente il motivo per cui il generale aveva acconsentito alla richiesta di diventare un soldato che potesse combattere fra le sue fila. Le braccia ancora esili nascondevano una forza che con l'allenamento poteva tradursi in furia, e in quel piccolo affondo lo dimostrò, non essendone ancora consapevole nemmeno lei.
    Lei però la sentiva, la forza della natura scorrere dentro di lei, per proteggerla.

    Non fu abbastanza per evitare anche il suo colpo. Mai abbassare la guardia nel compiacersi delle proprie vittorie, un'altra regola aurea. Però, non si fece scoraggiare. Con ancora più rabbia, senza però gridare, ritornò all'attacco. Lui indietreggiava? Lei avrebbe avanzato ancora di più fino a farlo uscire fuori dal campo. Chissà, fino a farlo inciampare.
    Lei non era una donna come le altre, lo avrebbe detto a tutti quelli che osavano vociare e fischiare.
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    Florian Buchard

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    L’ardimento di Ailis agli occhi di Florian era sintomo di forza e determinazione, ma anche d’una giovanile inesperienza.
    Poteva notarlo da come muoveva la spada, utilizzando quasi come un martello che come un’arma da taglio.
    Certo, le loro spade erano fatte per sfondare, ma prendere così alla lettera la cosa poteva rivelarsi pericoloso.

    Turlé non riuscì a parare il colpo della ragazza, incassandolo e perdendo il fiato. Il ragazzo osservò la figlia del generale con Astio, come se odiasse il fatto d’essere stato colpito.
    Era palese a tutti: La ragazza aveva più forza fisica di lui, ma lui aveva più tecnica, n’era sicuro.
    Fece un rapido scatto al lato di Ailis, cercando ci colpirla al fianco sinistro, per poi ripiegare sul fianco sinistro ed allontanarsi subito dopo, disingaggiando.
    La voleva sfiancare, il Capitano l’aveva capito.

    Avanti, principessina! Chi ti vorrà mai se ti comporti come un toro imbufalito? Le disse il ragazzo, schernendola.
    Il Capitano tuttavia non intervenne, volendo guardare come la ragazza avrebbe reagito. Avrebbe trattenuto la rabbia? Oppure si sarebbe lasciata andare ad essa, massacrando Turlé ma non imparando nulla dal combattimento.
    Nessuno aveva più fischiato. Nessuno aveva più vociato. Florian aveva ristabilito l’ordine e l’unico rumore che voleva sentire era il cozzare delle loro spade.






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    Ailis Krasinier

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    Ailis era infuocata, sì, ma non era una stupida. Il suo avversario l'aveva sfiancata, e si era chiesta come avesse fatto, come potesse raggiungere anche lei quella maestria. E quando sentì il commento di uno dei soldati, scoccò un'occhiata. Nessuno l'avrebbe voluta? Se era per quello, nessuno l'avrebbe voluta neppure se si comportava da principessa dei fiori, venendo reputata stramba e pazzoide. Quel mondo non la voleva, se l'era sentito ripetere così tante volte, per diverse ragioni, che ormai aveva iniziato a non interessarsene. "Era il mio intento." disse, senza alzare la voce, per avere almeno la possibilità di rispondergli a tono. Ma il cavaliere richiamò all'ordine, e tornò subito all'attacco.
    Voleva cercare di imitare i suoi movimenti. Probabilmente, per la sua magrezza aveva riflessi più pronti, più destrezza di ciò che pensava. Tuttavia, era comunque inesperta. Probabilmente non sarebbe riuscita a sfiancarlo, ma voleva provarci lo stesso. Nel suo cuore, inaspettatamente, c'era davvero passione. Combattere non era solo un modo per ribellarsi al sistema.
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    Il ragazzo non si aspettava una risposta del genere, tanto che venne preso impreparato dai colpi della ragazza.
    Invece il capitano che osservava la scena incuriosito non poté fare a meno di fermare la sua attenzione su quelle precise parole. Dicevano tanto di Ailis, forse addirittura tutto.
    Combatteva perché non voleva essere schiacciata dalla sua condizione di donna.
    Non voleva essere la bella dama, data in sposa a qualcuno che valeva meno di lei. Era lei che voleva imbracciare l’acciaio e combattere.
    Per Se stessa, non per il Nentyr. Questo l’uomo l’aveva capito da quel tono e da come si muoveva… eppure non portava astio o giudicava male la ragazza, anzi.

    Voleva autodeterminarsi. Voleva scegliere per se stessa e non poteva biasimarla. Anche lui, con la spada in mano o in groppa a Bastion si sentiva così. Sentiva di poter scegliere chi essere. Sentiva il vento tra i capelli e il clangore dell’acciaio che l’avvolgeva.
    Sentiva le trombe di guerra che annunciavano la carica e le gesta eroiche. Sentiva il cozzare delle spade ed i suoi uomini che facevano muro.
    Sentiva i cavalli e si sentiva… vivo. Lui non era un macellaio. Lui era un cavaliere, ma poteva esserlo solo con la spada in mano.
    E’ questo che vuoi essere, Ailisewin? Si chiese, mentre i ragazzi combattevano.

    D’un tratto, Turlé sembrò voler concludere il combattimento. Il Ragazzo impugnò la spada con entrambe le mani, abbattendosi sul fianco della ragazza con brutalità inaudita.
    E allora ti farò capire chi comanda! NON SEI NESSUNO! Era palese che il ragazzo vedesse la sua avversaria come un titano da abbattere. Qualcuno che non meritava d’essere lì. Solo un nome, nient’altro.
    La situazione era quella e Florian la capì praticamente subito: O Turlé avrebbe soverchiato la ragazza con quell’attacco oppure avrebbe perso, sbilanciandosi.
    In entrambi i casi, il capitano non fermò lo scontro. Non l’avrebbe mai fatto, se non in situazione critiche.






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    Ailis Krasinier

    U. Iboithi | Morfico Verdeggiante | 9 | NN | Scheda | DICEROOM
    NON SEI NESSUNO!
    Ailis era determinata a non lasciarsi ferire. Così tanti colpi le erano stati inferti a quel modo, così tanti sguardi affilati, parole avvelenate. Aggrottò le sopracciglia, non facendo più attenzione all'espressione sbigottita dei loro compagni che la giudicavano per essere ribelle e diversa dalle altre ragazze. Lei era lì per dimostrare la sua forza, eppure... Turlè aveva ragione. Lei non era nessuno, non era mai stata nessuno. Confinata nel suo giardino, fuggita dal castello innumerevoli volte solo per chiudersi fra le fronde di altri alberi nelle amiche foreste. Lontana da qualsiasi cosa, rifugiata da quel mondo ostile e che non l'accettava. Lei... non aveva un posto in cui stare.

    E forse fu proprio quello a sancire l'esito di quell'addestramento. Avrebbe potuto approfittare della furia dell'avversario per lasciarlo sbilanciare, lasciarlo cadere ai suoi piedi con superiorità. E invece, come sempre e con naturalezza, aveva scelto l'aggressività lei stessa.
    Ci fu un momento in cui le armi si scontrarono per ostacolarsi a vicenda. Distratta dalle sue emozioni, non riuscì però a bloccare la sua spada, e finì per essere disarmata. Sconfitta. La guerriera strinse la mandibola e i suoi pugni, attendendo però qualsiasi giudizio del suo istruttore, a testa bassa.
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    Florian Buchard

    Umano Iboithi| Cavaliere [Cavalca Bestie] | Livello 7 | N/L | Scheda | DICEROOM
    Ailisewin Krasinier era un caso particolare, più unico che raro… ma anche lei non era invulnerabile alle parole. Armi potenti più affilate delle spade. E Florian lo sapeva bene… ma non intervenne. Non fermò Turlé, che con quel colpo potente mise fine a quel combattimento tanto cruento da sembrare quasi reale.
    Forse per i due ragazzini lo era, ma agli occhi del capitano grifone erano solo due bambini che giocavano con le spade di legno.
    L’uomo , vedendo la spada della giovane cadere a terra dopo aver cozzato violentemente con quella del suo avversario, non fermò quest’ultimo dal girarsi verso gli altri, alzando le mani al cielo, in segno d’esultanza.

    Fece saettare gli occhi tra il gruppo di ragazzini e quella povera ragazza senza un vero posto nel mondo, soverchiata dalle aspettative e dal suo ruolo. Un ruolo che non aveva scelto e a cui s’era ribellata. Chissà se in quel momento stava pensando che, forse, la cosa migliore che poteva fare era rimanersene al suo castello a fare la dama.
    I Pugni stretti che non sfuggirono all’uomo, notando il disagio d’essere quella che aveva perso.
    D’essere la sconfitta.
    Turlé si voltò, come per volerla schernire di nuovo, ma per Florian fu sufficiente. Bene. Ho capito il vostro livello. Ottimo lavoro… adesso cominciate a correre. Dovete farvi fiato, non voglio vedere bufali dal fiato corto nel mio battaglione. Forza! Turlé, guida la corsa. Io devo dire un paio di cose a Krasinier. Il ragazzo sorrise, soddisfatto, guidando il gruppo in quella corsa che il capitano aveva ordinato. Prima di partire, guardò la ragazza sconfitta, convinta che Florian volesse dirle di tornare a casa a ricamare ed aspettare un buon partito.
    Ma sfortunatamente, il Buchard aveva altri piani.

    Era un nobile Nentyriano, aveva le sue idee… ma non era misogino. Non odiava e ne sottovalutava le donne, soprattutto da quando una di loro gli aveva sfregiato il viso in battaglia.
    Si avvicinò alla ragazza, chinandosi a prendere la spada. Nessun discorso motivazionale. Nessuna frase che serviva ad indorarle la pillola.
    Aveva perso. Aveva ceduto alla violenza contro un avversario più forte di lei. Gli aveva consegnato la vittoria.

    Strinse l’elsa, davanti alla ragazzina che, forse, era sull’orlo delle lacrime. Non era capace di trattare con i bambini… ma con i soldati si.
    Quello era il suo campo. Ti Arrendi di già, Ailisewin? Chiese, porgendole la spada. Non il cognome, ma bensì il suo nome. Il suo essere era uscito dalla bocca di Florian. No, non avrebbe detto altro. Avrebbe solo aspettato la sua risposta.
    Non c’era scherno. Non c’era ironia e nemmeno delusione. Era una domanda.
    Da cui dipendeva tutto il suo addestramento.







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    Ailis Krasinier

    U. Iboithi | Morfico Verdeggiante | 9 | NN | Scheda | DICEROOM
    Turlé, guida la corsa. Io devo dire un paio di cose a Krasinier.
    Ailis quasi trasalì. Quante volte il suo maestro, o suo padre, sua nonna, avevano detto di doverle parlare con quel tono. Quante volte le loro parole erano state affilate come coltelli, tramutatesi in violenza, che questa fosse reale o appartenente solo ai suoi incubi. Sapeva già cosa aspettarsi dal suo istruttore, dal cavaliere dall'armatura scintillante che probabilmente guardava a lei come una capricciosa bambina ribelle, e nient'altro più. Sapeva già che le avrebbe detto di tornare a casa, fra le mura del suo castello, perchè il campo di battaglia non era un luogo per una donna, e lei si sarebbe trovata di nuovo a pensare che qualsiasi posto non poteva accoglierla, che avrebbe dovuto continuare a fingersi muta, per riuscire così a stare solo fra gli alberi, curandosi da una malattia che non aveva davvero.

    E invece, una frase che non si aspettava arrivò.
    Arrendersi?
    La ragazza alzò il suo sguardo azzurro in quello verde dell'uomo. Le stava dicendo di arrendersi, o le stava dicendo di non farlo? Forse voleva metterla alla prova, in realtà non sapeva davvero come reagire se non con sorpresa, ma la sua risposta venne dettata dall'impulso, come lo sbocciare di un fiore uscì dalle sue labbra con naturalezza. "No, signore! Io non mi arrendo mai!" e lo guardò di nuovo con sfida, con determinazione. Forse addirittura con la speranza di poter essere accettata, essere vista come soldato.
    "Anzi, vorrei sapere dove ho sbagliato, se posso chiedervelo. Sono pronta ad imparare."
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    Florian Buchard

    Umano Iboithi| Cavaliere [Cavalca Bestie] | Livello 7 | N/L | Scheda | DICEROOM
    Quegli occhi… quegli occhi che non avevano perso la loro luce nemmeno dopo una sconfitta cocente si specchiarono nei suoi. Li accolse con lo stesso sguardo che si riservava a qualcuno che non doveva essere compatito.
    Poteva immaginare quello che pensava, quanto volte s’era sentita fuori posto. Quante volte potesse essere considerata “Diversa”.
    E quante volte aveva combattuto.

    Mai. Lei non si arrendeva mai. E Florian in quel momento non poté che sorridere interiormente, trovando in Ailisewin un animo affine, determinato… diverso da molti di quelli nella valle.
    E mentre quei ragazzi correvano, gonfiando il loro ego oltre ogni aspettativa, immaginando imprese eroiche con le quali mettere una tacca sulla loro spada per ogni nemico ucciso, Florian leggeva in quegli occhi tanto luminosi ed ardenti ciò che si sarebbe aspettato di leggere nei suoi.
    Molti andavano in guerra.
    Pochi Erano davvero preparati.
    Quasi nessuno la capiva. Nemmeno lui. Eppure, la figlia del Generale l’avrebbe capita. Ne era sicuro. Lei era… diversa.
    Non capiva per quale motivo, ma se lo sentiva nelle Ossa.

    Allora corri, Ailisewin. Dovrai fare il loro stesso percorso, ma con il doppio della fatica. Dovrai dimostrare doppiamente di meritarti uno straccio di riconoscimento. Dovrai lottare con le unghie e con i denti per ogni singolo centimetro che conquisterai. Ma tu non ti arrendi. Mostramelo! la incitò, perentorio, facendole segno di cominciare a correre.
    Dimostrami che quello che ho visto non è solo fumo in questi occhi, ragazzina. Mostrami cos’è la forza.
    Pensò, capendo che quella ragazzina sarebbe maturata 10 volte più di ogni uomo in quella classe.






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    Ailis Krasinier

    U. Iboithi | Morfico Verdeggiante | 9 | NN | Scheda | DICEROOM
    Un incubo? No, quello non era un incubo.
    Ailis ascoltò quelle parole con rabbia. E al tempo stesso, senza rendersene conto davvero, vedeva per la prima volta un segno di riconoscimento. Il solo fatto che le stesse dicendo di dimostrargli che lei non si arrendeva le faceva battere il cuore. Le faceva credere che, sì, forse era quello il suo posto. Che sapeva davvero essere forte, che poteva diventare migliore di suo padre, maturare e far scontrare le loro spade fieramente.
    Gli occhi azzurri le si illuminarono come mai. Il cavaliere non poteva saperlo: quel fiore ribelle in attesa di sbocciare possedeva petali così fragili, che una sola goccia d'acqua poteva servire a rinvigorirla.

    Dopo tutti i disegni che aveva dovuto buttare giù sul suo taccuino nascosto sotto il letto, raffiguranti l'uomo nero, il vortice che risucchiava ogni cosa a lei cara, tutto ciò che era e al tempo stesso non era mai stata... adesso l'incubo si trasformava in sogno. Le sue speranze non sembravano vane.
    Gonfiando il petto, sostenendo quello sguardo dagli occhi verdi, la guerriera fu felice di rispondere, senza trattenere l'entusiasmo che cresceva lentamente, con la paura di mostrarsi alla luce del sole. "Sì, signore!"
    E fu con la determinazione nel cuore che iniziò a correre veloce, sentendo il suolo sotto i piedi, come quando correva fra le fronde degli alberi, a mischiare i loro suoni in testa. Era pronta.

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    Florian Buchard

    Umano Iboithi| Cavaliere [Cavalca Bestie] | Livello 7 | N/L | Scheda | DICEROOM
    Quel “Sissignore” riempiì d’orgoglio Florian, ma lo nascose bene, vedendo la ragazzina cominciare a correre insieme ai compagni.
    Per lei sarebbe stato doppiamente faticoso raggiungere la metà degli obbiettivi degli altri. Avrebbe dovuto combattere per qualsiasi cosa e non sarebbe mai stata all’altezza, secondo molti.
    Ma non secondo il Capitano Grifone.
    Lui vedeva la determinazione della giovane, il suo non volersi arrendere e la sua fiamma ardente.
    Sarebbe stata dura, ma una cosa la sapeva: Ci sarebbe riuscita, se c’avesse creduto abbastanza.

    ****

    L’addestramento fu lungo e duro, molti mollarono, si fecero male, caddero e si rialzarono ma, alla fine, quello che il battaglione ottenne furono dei Soldati.
    Non pronti per la battaglia, ma capaci di poter reggere gli assalti del nemico. E mentre, quella sera, con i fuochi da campo che scaldavano le tende semivuote, tutti facevan bagordi per festeggiare in città, Florian si muoveva, godendosi la tranquillità.

    Fra quelli che aveva raggiunto la fine c’era Ailisewin Krasinier, la ragazza su cui nessuno avrebbe mai puntato tra le reclute ma che era arrivata alla fine.
    Aveva sofferto, sanguinato, imprecato…. Ma era arrivata alla fine d’un percorso e l’inizio d’un altro.
    Qualcosa che avrebbe cambiato la sua vita per sempre.

    Il Biondo si sistemò la spada a fianco, camminando ancora per le tende semivuote. Sembrava avessero vinto la guerra da quanto rumore veniva dalla città
    Eppure nell’accampamento tutto taceva ed il Buchard non poteva che essere più sereno.





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    Ailis Krasinier

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    Da ragazzina ribelle e bramosa di imparare, di volteggiare la sua spada contro i nemici, divenne una guerriera capace di bandire uno spadone persino più grande di lei. L'armatura della sua casata iniziò a donarle, le braccia e le gambe a gonfiarsi leggermente, dicendo addio ai vestiti dallo stretto corsetto.
    Ailis corse, a per di fiato, lungo tutti gli ostacoli che la fecero cadere, e poi rialzare. Con il tempo, sebbene non fosse davvero stata accettata dai suoi compagni, scoprì anche il lavoro di squadra. Coprirsi le spalle a vicenda, combattere insieme, e... divenne bella. Un fiore già destinato a sbocciare, certo, ma le lentiggini non erano più motivo di presa in giro. Erano attraenti, e i suoi occhi azzurri non erano più così banali. Le forme del suo corpo erano ben definite grazie agli allenamenti, e ci volle solo un paio d'anni prima che qualcuno cominciasse a guardarla con malizia.

    Al tempo stesso, però, era intoccabile.
    Forte, determinata, adesso camminava a testa alta. La figlia del temuto generale Krasinier ce l'aveva fatta davvero, e nessuno, nemmeno il più misogino uomo militare, poteva dire che non avesse alcuna capacità. Finalmente, entrava a far parte del mondo esterno al suo giardino, nonostante gli alberi continuassero a sussurrare le loro canzoni al suo orecchio.
    Eppure, lei era ancora sola.
    Dionis ed Ermel, i suoi compagni di squadra, non la rispettavano davvero. Suo padre non la degnava ancora di uno sguardo, e cosa doveva importare a lei che lo aveva fatto solo per ribellarsi al sistema? Perché pensava sempre a compiacerlo, se invece voleva essere quanto più diversa da lui possibile?

    Inconsapevolmente, anche se l'arte del combattimento sfogava ogni rabbia, ogni emozione nei movimenti furiosi del corpo, lei continuava ad estranearsi dalla realtà. Che le stava stretta. Era sempre stato così, quasi ci era abituata, perciò all'epoca non sentiva ancora quanto invece il suo cuore non si fosse indurito affatto, e volesse solo essere amata.
    Mentre guardava i soldati festeggiare la vittoria, lei non sorrideva e non si univa ai loro schiamazzi. Invece, si allontanò da tutti e si recò al campo dove tutto era iniziato, come per voler riflettere sulla fine di quel percorso, e l'inizio della sua vera vita da soldato.
    "Adesso sono forte. È questo che conta." continuava a ripetersi, mentre colpiva il palo con lo spadone più volte. E non immaginò affatto, che proprio a pochi metri, la tenda di Florian Buchard non fosse vuota.


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