Alla volta di Zhyl

Umana Iboitha | Arcanista di Stirpe | 3 | NB | Scheda | Dice Room

A Victoire bastava poco per prepararsi e non perché avesse poco da portarsi dietro, ma perché era davvero rapida e precisa quando era necessario. Certo, le bastava mettere tutto ordinatamente nella borsa e prestava molta più attenzione al suo equipaggiamento e alle risorse magiche da usare che a se stessa e questo era un vantaggio perché non doveva di certo imbellettarsi come una signora, ma almeno era veloce. E anche con i capelli distrattamente legati dietro la nuca, uscì tutta emozionata dalla camera, non prima di aver lasciato a Tondo una quantità industriale di cibo che gli sarebbe bastata per una settimana anziché un solo giorno.
E anche Chora, fuori, era già pronta con tutta la compagnia: erano armati e pronti a mettersi in gioco, abituati al pericolo tanto quanto la giovane Soer era abituata a compiere commissioni. Si salutarono brevemente e Victoire approfittò della presenza della sorella per parlottare come non facevano da tempo: a tutti fu evidente quanto assurdo fosse sentirle parlare con il loro accento e fu talmente stretto che talvolta erano incomprensibili, se si provava ad origliare distrattamente.

Un cristallo di teletrasporto Victoire l'aveva già visto: era stato quello che le aveva dato quella spiacevole condizione di intermittenza, ma nonostante questo non lo temeva. Al tempo stesso non ne era affascinata come il professore, perché gli oggetti magici non erano davvero il suo ambito preferito di studi, ma riconosceva la sua importanza. Ritrovarsi ai suoi piedi era come trovarsi davanti ad un progetto importantissimo, uno in cui avrebbe dovuto dare il meglio di sé, perché dipendeva ogni cosa dalla sua buona riuscita.
Si voltò ad osservare l'Elmrich, studiando il suo profilo inosservata. Trovava molto più affascinante scrutare l'emozione nei suoi occhi dorati che il cristallo in sé, spento e inattivo. Era così abituata a vederlo abbandonato a se stesso e seccato dalla monotonia, che era raro poter godere del suo entusiasmo e... quando ciò accadeva per Victoire era molto bello. Le piaceva stare a guardarlo.

«Noi sci mettiamo nei dintorni in attesa» proruppe Chora, evocando una liana-frusta così come sapeva fare Victoire, che arrotolò attorno al braccio. I suoi compagni tirarono fuori le armi, mostrando di essere pronti a difendere quando fosse stato necessario. La ragazza attese una conferma dal professore, da cui dipendeva come committente, e poi mandò ognuno dei suoi compagni ai quattro estremi della zona per sorvegliare eventuali agguati a sorpresa e negarli, qualora fosse stato necessario. Tutti speravano di potersi annoiare, senza dover rischiare davvero l'attacco di mostri, ma tutto era ancora da vedere.
Victoire si riscosse dal suo ben poco discreto fissare e poi si schiarì la voce.
«Profesore, vi seguo» annunciò, affiancandosi a lui «Ditemi cosa devo fàr.»

HP 15/15
CA 10
Tpc

Mischia
✧ Pugnale +0 (1d4 / 19-20 x2)

Equipaggiamento
0 MP | 1.237 MO | 4 MA | 6 MR
✧ Tutto come in scheda

Capacità
✧ Consumare incantesimi 4/4
✧ Scorta arcana 4P (max 7)
✧ Liana avvolgente 7/7

Incantesimi al giorno
✧ Livello 0 ∞
✧ Livello 1 5/5

Incantesimi preparati
Livello 0°
✧ Individuazione del Magico
✧ Lettura del Magico
✧ Luci Danzanti
✧ Mano Magica
✧ Prestidigitazione

Livello 1°
✧ Dardo Incantato
✧ Evoca Mostri I
✧ Bolla d'Aria

Umana Iboitha | Arcanista di Stirpe | 3 | NB | Scheda | Dice Room

È rischioso, Vicky, soprattutto per te... capirò se non vorrai farlo insieme.
Victoire fronteggiò il cristallo con lo sguardo, mentre gli operai del macchinario si prodigavano a metterlo in uso e a trasferire il potere che era necessario trasferire, pur di eseguire un prova. Erano praticamente all'inizio e c'erano ancora molti errori da compiere prima di ottenere una vera soluzione, ma Victoire non aveva davvero paura. Certo, non sapeva davvero cosa potesse succederle ad usare di nuovo un cristallo, con ciò che le era accaduto qualche anno prima e che ancora comportava quella pericolosa condizione su di lei, quando praticava la magia, ma... rendersi cavie era sempre pericoloso e molti ricercatori erano stati vittime dei loro stessi studi, nel corso della storia. Lei rischiava tanto quanto Ejnar e chiunque altro avesse tentato di provare il cristallo con quella soluzione, specialmente sapendo quanta energia era necessaria e quanto instabile poteva essere il macchinario.

Forse il timore maggiore poteva essere innanzitutto provare un teletrasporto, non sapendo come avrebbe reagito alla magipiaga, ma Victoire lo aveva provato: col professore aveva viaggiato già nello spazio grazie alla magia e non le era successo niente di strano, né si era sentita male. Il suo mal di fase non si era incrementato, perciò quella magia non le era davvero nociva, ma... non c'era ugualmente alcuna sicurezza. E anche se l'assistente non si tirava mai indietro, non era una incosciente sconsiderata e avrebbe tentato ogni opzione possibile prima di rendere se stessa una cavia e portare con sé anche il suo professore. Ovviamente non avrebbe mai chiesto a sua sorella o alla sua squadra di partecipare a quegli esperimenti, perché la responsabilità era solo la loro, ma Victoire non voleva mettere in pericolo l'Elmrich, a cui teneva tanto, se potevano prima provare qualcos'altro.

«Prima di provarlo noi... mandiamo qualche creàtura evocata» propose, cercando lo sguardo del professore. Lei non ne sapeva di oggetti magici, ma di evocazione sì e in quello era più ferrata e sicura «Posso chiamàr un cane o una vipera con la majia e se funsiona... lo proveremo noi.»

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Victoire diede come al solito riprova di essere un'eccellente assistente. Benché quello non fosse davvero il campo in cui si era formata, fu disponibile e precisa nel seguire gli ordini sia del suo professore che di tutti i tecnici che li avevano accompagnati. A differenza dell'Elmrich, non si fomentò nel vedere il bagliore magico: lei era fatta in quel modo, si emozionava soltanto a lavoro compiuto, anche se era ovvio a chiunque che sapesse mantenere sempre alto e positivo il suo umore, nonostante le difficoltà che erano già state verificate dagli altri ricercatori.
Trotterellò da una parte all'altra dell'area di ricerca, connettendo cavi e anche solo sostenendo i tecnici, passando loro strumenti come poteva fare un infermiere con un medico e solo quando Ejnar si avvicinò al cristallo, lei alzò finalmente la testa.
Sentiva la magia nell'aria, come se potesse annusarne il profumo o percepirne i suoi fremiti sulla pelle. Annuì convinta al professore e si diresse immediatamente alla macchina che avevano terminato di collegare e che stava trasferendo nel portale la magia. Le avevano spiegato come attivarla, perciò... strinse la leva con entrambe le mani e poi la tirò, facendosi indietro di qualche passo, con lo sguardo puntato al cristallo. Persino la squadra di Chora alzò gli occhi incuriosita.

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Victoire era tutta impegnata a tenere sotto controllo il macchinario e verificare che tutto fosse in regola con l'energia che era trasferita, così tanto impegnata che non notò che il fango nei pressi del corso d'acqua stesse prendendo autonomamente vita, dimostrando ormai non più davvero fango lasciato da qualcosa.
Fu solo e unicamente il professore a farle realizzare cosa stava accadendo, quando le si parò davanti. La ragazza aggrottò le sopracciglia, riprendendo rapidamente contezza di dove si trovava, e il suo sguardo fuggì più volte tra il cristallo, il suo professore e... oltre di lui, proprio dove quella melma si stava alzando per avanzare verso di loro. Spalancò gli occhi, non muovendosi di un solo passo, sperando che Chora e il suo gruppo fossero tanto rapidi da impedire l'attacco del cristallo, così come l'Elmrich aveva comandato.
Lei non avrebbe combattuto, non sapeva farlo. Tutto ciò che poteva fare era aiutare con la conoscenza che aveva accumulato nei suoi anni di accademia, qualcosa che forse poteva aiutare sua sorella o chiunque avesse voluto avere a che fare con quella melma. Tentò di ricordare i suoi punti deboli, in modo da poterli gridare a chi li avrebbe protetti, ma non poté lasciare il suo lavoro con la macchina.
Si domandò, tuttavia, da dove quella melma fosse uscita. E perché... da quando in qua un macchinario magico faceva sorgere dal nulla dei mostri ostili?

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Conoscenze (dungeon) 27

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Semplicemente osservando la melma, Victoire ricordò tutti i suoi affannati studi in biblioteca. Dopotutto, essendo specializzata nelle evocazioni, aveva approfondito parecchio sulle creature magiche e le bastò osservare il colore di quel mostro per ricordare la sua pericolosità. Spalancò gli occhi, comprendendo immediatamente il motivo per cui si fosse generata e soprattutto il motivo per cui gli incantatori erano scappati via senza alcun motivo, prima di loro. Erano emozioni magiche, non normali... e quella melma si era generata perché il professor Elmrich si era caricato di emozione nel vedere il congegno funzionare.
«Profesore! Sòno le nostre emossiòni!» gridò, per cercare di allarmarlo su ciò che stava accadendo, in modo che potesse agire di conseguenza, mentre la squadra di Chora si occupava della creatura. Lui, però, era troppo concentrato sull'esperimento e le diede dei nuovi comandi da eseguire. L'assistente non avrebbe mai non obbedito, ma si morse le labbra quando puntò lo sguardo al macchinario, cercando di ricordare i comandi che il professore le stava comunicando.
Per qualche ragione, però, non le venne del tutto facile. Non appena si voltò verso il congegno, la melma emise quello stridio fastidioso e Victoire, stringendo gli occhi con fastidio, si ritrovò a guardarle la creatura e dimenticò qualsiasi cosa dovesse fare. Rimase in silenzio a fissarla, con gli occhi assottigliati, senza fare alcunché.
No, forse doveva studiarla ancora un po' prima di agire.
Come se non l'avesse appena fatto.

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Volontà vs Melma 9

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Victoire, però, non badò affatto a ciò che il professore le stava gridando di fare. Non aveva mai mancato ad un suo comando e lui non aveva davvero bisogno di alzare la voce per attirare la sua attenzione, ma l'assistente, benché potesse chiaramente udirlo, non diede segno di voler eseguire gli ordini, anzi, sembrò quasi infastidita, come se fosse stato lui ad interrompere... qualsiasi cosa stava facendo. Fu quel brevissimo sprazzo di coscienza a ricordarle che quella stasi in cui era caduta fosse colpa della melma, una delle sue capacità di cui aveva studiato.
Se sentiva quell'urgenza a non cambiare ciò che stava facendo era colpa della melma, ma non riusciva a sottrarsi a quell'istinto, neanche sforzandosi di essere più forte mentalmente o spaventarsi per i pericoli che correva Chora. Sentirla gridare la agitò e agitò anche Tanika al suo fianco, ma non riuscì a reagire.
«Devo...» esitò. Cosa doveva fare? Nulla... assolutamente nulla.

HP 15/15
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Volontà per liberarsi 11

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Forse fu proprio necessaria quell'esortazione, quelle mani sulle spalle che la scuotevano a risvegliarsi da quello strano torpore che il loro nemico aveva imposto contro la loro volontà. Bastava lo sguardo allarmato del professore a farla riprendere, a farle rendere conto che se non si fosse impegnata a resistere, forse ci sarebbe persino morta in quel primo esperimento.
Si voltò di scatto, spostando lo sguardo tra il professore, la melma, e l'incantesimo che lui stava usando per evocare qualcosa per proteggerli e poi con angoscia osservò sua sorella gridare di dolore.
«Chora!» esclamò spaventata, tendendo una mano verso di lei. Non dubitava della sua resistenza e di ciò che potevano fare i suoi compagni di squadra, ma sentire quelle urla le scuotevano qualcosa di spiacevole dentro.

«Uh... perdonatemi profesore» si riscosse, sapendo di non poter fare nulla per sua sorella se non evitare di mettersi in mezzo. Ci avrebbero pensato gli esperti e se fosse intervenuta avrebbe soltanto creato ancor più pericolo. Il professor Elmrich aveva la situazione sotto controllo e le aveva dato dei comandi: Victoire si voltò immediatamente verso la macchina, perché l'esperimento andasse avanti.
«È una melma emossiònale!» gridò oltre il verso oscuro della creatura, spiegando ciò che non era stata in grado di fare prima «Ecco perché gli altri riscercatori sono scappàti! Si jenerano dalle nostre emossiòni!»

Corse immediatamente alla macchina, osservando il cristallo. In realtà il suo sguardo continuava a rimbalzare tra tutti gli elementi rimasti all'interno della cupola protettiva del professor Milos, che ora era in realtà una prigione contro di loro.
«Sce la fate, profesore?» gridò «Mandiamo avanti l'esperimento?»

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CA 10
Volontà per liberarsi 23

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