Preservare la bontà

Fantine la Rochelle - Link alla scheda

antine ha un animo generoso.
La sua devozione al bene trascende qualsiasi cosa, la sua mano è guidata dalla giustizia della sua dea che la spinge a proteggere chi è in difficoltà, a guarire i feriti, a proteggere i deboli e gli innocenti. La si potrebbe pensare viaggiare in giro, per le colline del feudo di suo padre che è tanto fiero di lei, di come impugni la spada con tanto ardore e sappia esattamente quando usarla, specialmente contro i suoi nemici. E Fantine lo ha fatto, pensando di aver fatto la cosa giusta perché c'era un tempo in cui di suo padre si fidava, un tempo in cui gli aveva voluto bene.
Con il tempo però era diventato sempre peggio.
L'anima innocente che Fantine ha dovuto proteggere per prima era sua sorella: Vanille la Rochelle.
Vanille è piccola, cagionevole di salute, come sua sorella ha lunghi capelli rossi che incorniciano un viso di porcellana, ha un sorriso radioso e ogni volta che può cerca di aiutare qualsiasi animale ferito. Ricorda che in giardino, un giorno, trovarono un coniglietto ferito da un animale feroce e Vanille pianse perché non riusciva a curarlo. Ogni creatura meritava grazia, ogni creatura meritava di vivere anche se la legge della natura sapeva essere spietata e crudele. Fantine aveva imposto le mani, aveva intonato una preghiera alla sua dea che l'aveva ascoltata e l'animale si era subito ripreso.
"Ricorda che dovrai liberarlo, Nille." perché non è nella sua natura restare ingabbiato in un recinto, quello era un coniglietto selvatico e avrebbe solo sofferto a restare nel loro giardino per il resto dei suoi giorni. L'espressione di Vanille si intristì, le sue mani delicate accarezzavano dolcemente la creaturina dal manto marroncino sapendo che avrebbe dovuto rilasciarlo in un mondo cattivo che lo avrebbe potuto uccidere.
"A-Asp-pettiamo c-che s-si ripr-enda un p-po'..." fu la scusa che Vanille provò a utilizzare per tenere ancora un po' la creaturina, al che Fantine accettò. Con delle scatole di legno costruirono un piccolo rifugio nel giardino del castello, rendendolo caldo con pezzi di stoffa vecchi e della paglia. Fantine chiamò uno stalliere affinché la aiutasse con la recinzione, in questo modo il coniglietto ebbe modo di riprendersi in sicurezza, coccolato dalle mani gentili di Vanille e sfamato da pezzi di lattuga, di carota e di mela essicata.
"G-Gli h-ho dato u-un nome..." aveva poi rivelato con un sorriso "L'ho chiamato C-Cannella, perché il suo p-pelo ricorda tanto la c-cannella." e a quel punto Fantine aveva sorriso. Era così bello poter vedere la bontà di sua sorella con i suoi occhi, provava una gioia nel cuore che era indescrivibile. Proteggerla non era solo un suo dovere come sorella, ma anche come paladina perché era importante preservare quelle tracce di gentilezza in un mondo che non ne aveva.
Anche questo era un modo di fare giustizia.
Peccato solo che il mondo sia crudele, anche in un microcosmo come quello del ducato dei La Rochelle.
Perché Fantine non si aspettava di certo che qualcuno prendesse il coniglio dalla sua recinzione, che lo sgozzasse e che lo desse in pasto ai cani. Il giorno dopo, le due sorelle si erano date appuntamento per liberare insieme il coniglietto, ma quando Fantine era andata a controllare il recinto la creaturina non c'era. Allora chiese al loro stalliere se ne sapesse qualcosa, ma nemmeno lui sapeva rispondere o che cosa fosse effettivamente successo. Fu quando andò a chiedere a Vanille se lo avesse liberato lei da sola che comprese cosa stesse succedendo, perché la voce imperiosa del padre e le grida di sua sorella avevano squarciato il silenzio come una lama nella carne.
"Che sta succedendo? Padre, perché ve la state gridando contro mia sorella?" ma lui non la ascoltò, lo sguardo gelido dell'uomo era fisso sulla povera ragazza che per terra tremava come una foglia, come se avesse compiuto il più grande dei crimini.
"Dunque lo ammetti. Ammetti di aver portato quella bestiaccia in casa mia." la paladina non comprese, almeno inizialmente ma tremando Vanille disse che Cannella non era una bestiaccia, era un suo amico. Assurdo, trovò assurdo che suo padre potesse trattare sua sorella in quel modo solo per aver aiutato un animale ferito, e lei gli fece notare "E' solo un coniglio, padre. Che male avrebbe potuto fare?"
Appunto, che male avrebbe potuto fare una bestiola minuscola ed insignificante come Cannella? Nulla. Solo che il tempo speso al tempio di Althea le aveva fatto dimenticare quanto suo padre amasse accanirsi su sua sorella Vanille. Anche per cose insignificanti come aiutare un animale ferito.
"Decido io quali bestie possono vivere in questo castello! Mi aspettavo più giudizio da te, Fantine." certo che decide lui, Fantine non lo mette in dubbio e le fa male constatare ciò ma come può mostrare ostilità verso una creatura innocua, insignificante come un coniglio di campagna? Questo Fantine non se lo spiega, e allora la preoccupazione sale, le monta alla testa perché ora teme il peggio, dunque chiede "Che ne avete fatto del coniglio? Padre, rispondete!" e purtroppo i suoi timori vengono realizati.
"L'ho ucciso e l'ho dato ai cani per colazione." e a quel punto Vanille urla disperata, la paladina è scioccata da tanta cattiveria gratuita e sussurra in un moto di rabbia "Voi... Voi non avete alcun rispetto per la vita. Siete spregevole." ed è molto vicina dal prenderlo a pugni, ma come le è stato insegnato essa va controllata, va domata per riuscire a pensare lucidamente.
Anche in situazioni difficili.
Quella che però ci prova a scagliarsi contro suo padre, anche se solo alzandosi e sbattendo i piedi per terra con gli occhi pieni di lacrime è sua sorella. Vanille si era affezionata a Cannella e lo stesso anche Fantine, oggi sarebbe dovuto essere il suo primo giorno di libertà nelle foreste, non di certo l'ultimo su questa terra. Dunque, fu più che comprensibile vedere la giovane gridargli contro "M-M-Mi d-d-d-disgu-state! S-S-S-Siete u-un u-uomo c-c-c-crudele e-e-e n-non v-vi meritate i-il m-mio r-r-rispetto! M-Mi fate schifo!"
La mano del Duca si schiantò veloce sul viso delicato della figlia minore che cadde a terra, ma a quel punto Fantine non riuscì più a controllare la sua rabbia. Suo padre si era rivelato nuovamente come una minaccia per sua sorella, una ragazzina che stava solo facendo un gesto di carità nei confronti di una creatura innocente. No, per lei era decisamente troppo.
Prese per il collo il padre e lo alzò da terra, facendogli sbattere la schiena contro il muro in pietra.
"Padre, ferite ancora una volta mia sorella e vi assicuro che assaggerete la mia ira e quella di Althea!" una terribile minaccia, detta con occhi che bruciavano di un fuoco furioso, che narrava di conseguenze terribili se ciò sarebbe mai accaduto. Suo padre le ricorda che non si deve permettere di mettergli le mani addosso, che se volesse potrebbe diseredarla ma a lei non importa "Io ho la mia fede in Althea. Mentre voi... Se mi diseredate non avrete qualcuno di forte a prendere le redini del vostro amato ducato!" e su questo punto, Fantine aveva ragione. Il duca acconsente, una volta a terra se ne va lasciando le sorelle e la servitù scossi da ciò che era avvenuto.
La paladina intima ai servi di riprendere le loro mansioni e ad una delle cameriere chiede del latte caldo con del miele. Per lei e per sua sorella che prese in braccio e portò in camera sua.
Si sarebbe presa cura di lei, avrebbe protetto la sua anima pura da qualunque minaccia.
Anche dal loro stesso padre.