Votes taken by » Fyan

  1. .

    Victoire Soer

    Umana Iboitha | Arcanista di Stirpe | 3 | NB | Scheda | Dice Room
    Victoire ebbe ben poco tempo per ammirare le Foreste Crescenti di Lago Crescente, che più di quelle di Academya splendevano di radiante bagliore, risuonando con il suo sangue magico e non perché non lo desiderasse ma perché putroppo era scortata in manette in una prigione e la cosa riusciva a distrarla abbastanza da qualsiasi altro pensiero. Lei non poteva andare in prigione, era orribile! E non importava che si trattasse soltanto di una notte (sperava) perché anche un solo minuto in prigione significava macchiare la sua impeccabile carriera!
    E se qualcun altro ad Academya lo avesse saputo?

    Tutta rabbuiata se ne rimase di fronte alle sbarre della cella, mentre il professore alle sue spalle camminava avanti e dietro. Era arrabbiata e triste e il pensiero che quelle barre fossero persino arrugginite le fece pensare che ben poca gente finiva in quella cella... perché doveva esserci finita proprio lei? Certo, aveva fatto qualcosa di molto pericoloso, ma era stata solo una coincidenza, di certo nulla di intenzionalmente nocivo da meritare di essere trattata come una criminale! Un vero criminale avrebbe spaccato senza sforzo quelle sbarre cedevoli per scappare via!

    "Che dico? Nemmeno Tondo riuscirebbe a rilassarsi qui."
    «Tondo...» mugugnò infelice, continuando a guardare fuori dalla cella col desiderio di trovarsi fuori a riabbracciare il suo amato gatto sovrappeso. Chissà come stava, se era impaurito tutto solo nella camera dove l'aveva lasciato o... se aveva fame!
    Qualcuno si sarebbe occupato di lui? Sperava non il Milos, anche se amava gli animali, perché era proprio un incantatore strano quello lì.
    Il professore, però, la distrasse dai suoi infelici pensieri, afferrandole le spalle e costringendola a voltarsi. Lei aveva un'espressione un po' tra l'offeso e il rabbuiato, perché non poteva accettare che fossero finiti proprio lì.

    «Non lo so cosa è suscesso, profesore» gli rispose, sistemando gli occhiali sul naso con imbarazzo (e non solo perché erano molto vicini). L'esperimento non era propriamente fallito, ma non avere risultati certificabili era un po' come fallire e la responsabilità era anche sua... o della sua magipiaga «Ho fatto tutto sciò che mi avete detto e... e poi qualcosa è suscesso e la lusce è esplosa!»
    HP 15/15
    CA 10
    Tpc -

    Mischia
    ✧ Pugnale +0 (1d4 / 19-20 x2)
    Equipaggiamento
    0 MP | 1.237 MO | 4 MA | 6 MR
    ✧ Tutto come in scheda

    Capacità
    Consumare incantesimi 4/4
    Scorta arcana 4P (max 7)
    Liana avvolgente 7/7

    Incantesimi al giorno
    Livello 0
    Livello 1 4/5

    Incantesimi preparati
    Livello 0°
    Individuazione del Magico
    Lettura del Magico
    Luci Danzanti
    Mano Magica
    Prestidigitazione

    Livello 1°
    Dardo Incantato
    Evoca Mostri I
    Bolla d'Aria
  2. .

    Sirja Soxody

    Changeling | Stregone Maledetto | 10 | NB | Scheda | DICEROOM
    Che tu prenda la mia per te. Per tutta la vita. Questo è il tuo ultimo patto, Sirja.
    La changeling ridacchiò, mentre stretta alla dhampir si lasciava coccolare nel caldo tepore di quel bagno insieme e poi annuì, sfiorandole la guancia con una mano. Non c'era patto più dolce e più importante che potesse stringere in quel momento, patto che non avrebbe esitato a firmare. La sua anima le era appartenuta proprio da quel primo bacio che si erano scambiate in quella situazione tanto simile, proprio da quando avevano confessato quell'amore tanto bizzarro, tra una strega e una vampira, lontane da quel castello e un anno prima.
    Rosmary sosteneva che fosse bellissima, ma lei pensava lo stesso di lei.
    Solo a lei avrebbe dato la sua anima. Solo a lei avrebbe promesso tanto: e non voleva nient'altro che la sua di anima, non voleva nient'altro che proteggerla e starle accanto, accarezzarla e baciarla come il più prezioso tesoro.
    «Ho accettato le condizioni di un patto che non mi apparteneva, ma ora sono convinta. Solo per te e con te voglio scrivere un contratto... e anche se non firmiamo, la mia anima è tua e la tua anima è mia. Lo prometto.»

    La dhampir poi si prodigò a sfiorarla delicatissima per lavare via il sangue dal suo corpo e fu tanto gentile quanto luminoso era il suo sorriso. Non le fece male e se per caso avvenne, Sirja lo nascose: non era colpa sua, la ferita era profonda e grave, ma Rosmary stava facendo il suo meglio per non ferirla di più.
    Era inevitabile che ogni tanto sussultasse, ma ogni volta che accadeva, allungava la mano per sfiorare quella di Rosmary e rassicurarla sul fatto che andava bene e che poteva continuare, perché non era così doloroso come sapere di poterla perdere.
    Era morta, dopotutto. Non poteva esserci nulla di più doloroso.
    Nel frattempo, ridacchiando, rispose a tutti i suoi dubbi.

    «Io e Myriana siamo la stessa persona, te l'ho raccontato, no?» le spiegò «I contratti funzionano così: se c'è qualcuno che vuole pagare al posto di chi l'ha firmato, può farlo, se lo fa volontariamente. Così mi costrinse a fare mia madre anni fa... ecco, ho agito a nome di Myriana con Moloch: gli ho detto che come Myriana, accettavo di prendere la pena... mia. E così ha scambiato le nostre anime. È... un piccolo trucchetto al di fuori del contratto.»
    Rise, avendo effettivamente beffato un diavolo con le sue stesse regole.
    «Devo ringraziare Adrian per avermi aiutata a capire come funzionano queste cose» aggiunse dolce, perché continuava a ritenerlo un amico.

    Come facevi ad essere così sicura che io potessi Uccidere… Myriana.
    Sirja sollevò le spalle, piano, ma pur sempre felice.
    «Non potevo esserne sicura ed ero pronta a morire per te, non mi pesava» le rispose «Avrei continuato a pensarti anche nell'aldilà e quando Myriana fosse morta, avrebbe preso il mio posto... tuttavia...»
    Si allungò a lasciarle un bacio sulla guancia.
    «Tu mi hai promesso l'avresti uccisa» sussurrò «E sapevo che l'avresti fatto. Sei forte e coraggiosa... sei l'eroina della nostra storia, quella che dimentica la principessa per stare con la strega.»
    HP 0/54
    CA 18 RI 21 vs maledizioni
    Tpc - (danni -)

    Mischia
    ↪ +6/+6 Artigli (1d6+1)
    ↪ +6 Pugnale (1d4+1)
    Distanza
    ↪ +9 Lancia (1d8)
    Equipaggiamento
    0 MP | 6.515 MO | 1 MA | 3 MR

    Capacità
    Volto orribile 0/8
    Ira di Stirpe 0/22
    Sguardo Terrificante 0/1

    Incantesimi Usati
    ↪ ∞ Lv 0
    ↪ 0/8 Lv 1
    ↪ 0/7 Lv 2
    ↪ 0/7 Lv 3
    ↪ 0/6 Lv 4
    ↪ 0/4 Lv 5
  3. .

    Shana Kelitian

    Umana Undyr | Bardo | 6 | CN | Scheda | DICEROOM
    Cercare di non essere ubriaca quando era evidentemente sfatta era un'impresa assolutamente difficile, specialmente perché quando Nix le aveva intimato di tenere la bocca chiusa, lei aveva continuato a canticchiare... a bocca chiusa.
    Fortunatamente, però, Shana era molto abile nel tentare di convincere le persone e spesso era pure riuscita ad evitare la galera dopo aver rubato qualcosa, nella sua vecchia città, semplicemente perché aveva convinto e sedotto qualche guardia. Non poteva ovviamente sedurre gli uomini della chiesa di Ogun (e dubitava che le avrebbero mai dato retta) ma lei sapeva recitare abbastanza bene da fingersi solo fin troppo allegra e... forse anche il fatto che effettivamente era ubriaca poteva giocare a suo favore. Magari potevano voler soccorrere una povera idiota come lei.
    E diciamoci la verità: il pagamento in alcol era un ottimo incentivo.

    Salutò Nix con un cenno di due dita sulla fronte, facendogli capire che aveva compreso la sua missione, e poi caracollò verso la porta del tempio, mettendosi a bussare con tutto il fastidio che poteva produrre. Era notte e forse i chierici dormivano, perciò era abbastanza necessario essere molesta per svegliarli.
    Le ci volle un bel po' e molti sonori pugni sulla porta perché finalmente qualcuno giungesse ad aprire soffocando esclamazioni al tempo stesso allarmate e seccate.
    «Ma chi è a quest'ora della notte, mi chiedo?!»
    Ad aprire a Shana fu un nano dalla lunga barba nera, tenuta stretta da un cordino di cuoio. Indossava quella che sembrava una tunica da notte e se non avesse avuto un medaglione al collo con il simbolo sacro di Ogun, la undyr lo avrebbe facilmente scambiato per un qualsiasi meccanico di Calico.
    «Buonasera, mastro nano!» esclamò lei cantilenando e bastò quel semplice saluto al nano a farsi un'idea di chi aveva di fronte e capire senza ombra di dubbio che fosse ubriaca, in barba alle rassicurazioni dell'aurora.
    Il chierico sospirò rumorosamente «Ancora voi ubriaconi! Vi abbiamo detto che questo è un posto sacro e onorevole, non vi daremo dei soldi per "salvarvi dai vostri dolori". Smamma, ragazza, o chiamo le guardie.»

    Shana mosse freneticamente le mani in negazione.
    «No no no!» esclamò «Non voglio soldi, voglio un po' di aiuto!»
    Il nano la squadrò con un'occhiataccia «Non abbiamo birra in eccesso, no.»
    La donna scosse di nuovo la testa in negazione.
    «Nemmeno quello! Ho bisogno di cure... cioè non io, un mio amico! Ecco, è abbastanza urgente insomma e lui non può venire qua perché... beh non è il caso che lo faccia. Insomma, sono qui per cercare aiuto per lui.»
    Finalmente il nano si fece serio e la guardò con attenzione.
    «Che è successo, si è ferito in una rissa? Ve lo dico sempre a voi giovani...»
    HP 60/60
    CA 16
    Tpc -

    Mischia
    ♫ Pugnale +4 (1d4 | 19-20 x2)
    Distanza
    ♫ Pepaiola +8 (6 colpi 1d8 | x4)
    ♫ Pistola da giacca +8 (1 colpo 1d4 | x3)
    Equipaggiamento
    0 MP | 4553 MO | 70 MA | 0 MR

    Esibizione Bardica Round 19/19 (CD 18)
    Legame con l'elemento 6/6 al giorno

    Incantesimi
    6/6 Lv 1| 4/4 Lv 2
  4. .

    Victoire Soer

    Umana Iboitha | Arcanista di Stirpe | 3 | NB | Scheda | Dice Room
    La ragazza si domandò più volte cosa l'altro incantatore ci facesse nei corridoi di notte, chiedendosi se non avessero fatto troppo rumore o avessero attirato troppo l'attenzione con le luci, ma non ebbe modo di avere risposte né ebbe l'occasione di chiedere al professore di parlare di ciò che avevano scovato nelle camere, perché furono costretti a rimanere in silenzio e mantenere segreta, nella loro discrezione, quella piccola avventura al piano superiore.
    Di tempo ce ne era poco e Victoire avrebbe sempre obbedito a ciò che l'Elmrich le diceva di fare, perciò quando furono al sicuro e lei riaccese i globi luminosi per tornare al piano inferiore, non poté che serrare la bocca e rimanere pensierosa, seppur carica di energie e di voglia di mettersi in gioco, fino alla sua camera.

    Guardò per un attimo di più il professore negli occhi, prima di chiudersi la porta alle spalle. Era convinta che lui sarebbe rimasto sveglio a pensare, ma neanche lei sarebbe stata da meno. Era troppo emozionata da quella svolta nella ricerca per potersi semplicemente mettere a dormire ed era un peccato avesse già messo in ordine la sua camera in maniera ossessiva, perché altrimenti avrebbe passato così un altro po' di tempo per far scemare la sua emozione.
    Gli lanciò un mezzo sorriso, complice e di sostegno, poi si ritirò.

    Come aveva immaginato, dormire subito fu impossibile. Al contrario di Tondo che ronfava beatamente e che nemmeno aveva fatto caso e lei che tornava dopo la sua avventura notturna da spia, il gattone stava quasi russando ai piedi del suo letto, tutto stravaccato come al solito. Victoire non si era nemmeno cambiata per la notte, perciò lo fece sperando che questo le avrebbe dato la tranquillità giusta per riposare. Il giorno dopo avrebbero avuto una lunga e difficile giornata e proprio per questo (e anche perché avrebbe finalmente rivisto sua sorella dopo tanto tempo!) Victoire era impaziente e in fibrillazione. Anche se avrebbe dovuto riposarsi.
    Pensando che le sarebbe tanto piaciuto passare ancora del tempo col professore per studiare con lui ed evitando accuratamente di ricordare il suo profumo e quel calore che aveva sentito quando lui se l'era stretta contro per non far rumore (perché quel pensiero di certo l'avrebbe tenuta sveglia per sempre) pian piano lasciò che le sue fantasie e i suoi ragionamenti la portassero lentamente tra le braccia del sonno.

    Nonostante avesse dormito poco, Victoire si svegliò come al solito prestissimo e già carica dell'emozione giusta per mettersi al lavoro. Si preparò in quattro e quattr'otto, stavolta addirittura ricordandosi di pettinare i capelli (per poi inevitabilmente legarli di nuovo in una crocchia disordinata come faceva sempre), visto che a breve avrebbe incontrato Chora. Sua sorella ci teneva sempre a farla sistemare meglio e lei non riusciva sempre ad accontentarla, più concentrata su altro che sul suo aspetto fisico. Ecco, a Chora neanche serviva conciarsi più di tanto: persino dopo uno scontro e con i capelli arruffati era comunque bellissima.
    «Buonjorno Tondo, oji è una jornata importante» disse al gattone, dopo averlo inevitabilmente spostato su una poltrona per rifare il letto (e non importava che forse ci sarebbe passata una cameriera dopo). Tondo emise un lungo miagolio infastidito.

    La ragazza uscì dalla camera, lasciando il micio alla sua pacchia (assieme ad una quantità industriale di cibo nella sua ciotolina) e poi raggiunse la camera del professor Elmrich, rigorosa e precisa come una sveglia. Anche se non si trovavano ad Academya, lei faceva le stesse medesime cose e probabilmente gli avrebbe anche ripulito la camera dopo che si fosse preparato.
    «Profesore bonjorno!» esclamò allegra, bussando alla sua porta.
    Voleva davvero sapere se aveva ragionato su qualcosa degli scritti della notte prima.
    HP 15/15
    CA 10
    Tpc -

    Mischia
    ✧ Pugnale +0 (1d4 / 19-20 x2)
    Equipaggiamento
    0 MP | 1.237 MO | 4 MA | 6 MR
    ✧ Tutto come in scheda

    Capacità
    Consumare incantesimi 4/4
    Scorta arcana 4P (max 7)
    Liana avvolgente 7/7

    Incantesimi al giorno
    Livello 0
    Livello 1 5/5

    Incantesimi preparati
    Livello 0°
    Individuazione del Magico
    Lettura del Magico
    Luci Danzanti
    Mano Magica
    Prestidigitazione

    Livello 1°
    Dardo Incantato
    Evoca Mostri I
    Bolla d'Aria
  5. .

    » Fyan

    Amelie de la Roche | Veggente | 7 | SCHEDA
    A differenza di Friederik, Amelie non sentì alcun tipo di sospetto quando il giocoliere si avvicinò per attirare l'attenzione. Si ritrovò, pur avvinghiata al braccio del suo amore, ad osservare ammirata l'esibizione del ragazzo, e neanche per un attimo pensò che potesse trattarsi di un imbroglione che intendeva soltanto seminare un po' di caos in giro, anzi, fu totalmente certa che quel ragazzo facesse parte dell'organizzazione dell'evento e che fosse lì apposta ad allietare la serata. Alla fine del suo trucco di giocoleria, Amelie si distaccò dal braccio di Friederik per applaudirgli contenta: non aveva mai visto spettacoli del genere nel Nentyr e non era abituata agli artisti di strada, che per lei esistevano soltanto troppo lontani da Galet per poter essere ammirati.
    Ridacchiò quando Zeth le porse il cioccolatino e trovò delizioso che avesse usato proprio una delle formule che usava Friederik per farla sorridere: gli scambiò infatti un'occhiata complice, quando lui scherzò sul furto di ruoli.
    «Vi ringrazio tanto, messere» sorrise al giocoliere, accettando con piacere il cioccolatino e senza neanche curarsi di controllare le reazioni degli altri che l'avevano ricevuto. Lei si fidava comunque: anche senza messa in scena, Zeth avrebbe potuto rifilarle un sacco di stupefacenti mascherati dietro i dolci.
    Era però abbastanza convinta di volersi procurare un cioccolatino anche per Friederik, ma lui la precedette, sfilandoglielo dalla mano per imboccarla lui stesso. Lei rise, mentre le guance le si tingevano di rosso, ma obbedì e si lasciò socchiudere le labbra.
    «Però poi ne do anche io uno a te...» bisbigliò.
    E... il cioccolatino era delizioso. Il giocoliere l'aveva invitata a passare dal chiosco e lei fu immediatamente convinta a volerlo fare... forse non aveva mai mangiato un cioccolatino tanto buono. No, decisamente. Era il cioccolatino migliore del mondo: sapeva di stelle e passione e... amore...
    Si voltò alla ricerca del chiosco, senza sapere che non esistesse affatto, e lo sguardo le ricadde casualmente su un uomo che si trovava non troppo lontano da loro. Era molto alto e soprattutto... aveva dei baffi... strepitosi.
    «Per gli déi...» bisbigliò, senza rivolgersi a qualcuno in particolare. Si voltò poi però verso Friederik con una strana luce negli occhi: a metà tra il disperato e il sorpreso «Lo hai visto anche tu? Non è possibile... è... è bello come il sole... Lo conosci?! Ti prego, presentamelo!»
    Victoire Soer | Arcanista di stirpe | 3 | SCHEDA
    Nonostante in un certo senso fosse consapevole di essere totalmente avvampata, Victoire fu incapace di levarsi dal viso quel galoppante imbarazzo, convinta persino che forse prima o poi a causa di esso il professore l'avrebbe scacciata. Non sapeva perché si trovasse davvero lì o perché l'Elmrich si ostinava a mostrarle che era libera di godersi la festa, ma non riusciva a trovare una sola domanda da porgli che le permettesse di chiarire i suoi dubbi. Tutte quante erano semplicemente troppo sincere da porre e lei temeva di far venire a galla quel debole che non doveva assolutamente mostrare a nessuno.
    Così, mordendosi la lingua e tentando di imporsi di non guardarlo, decise che avrebbe passato la serata a farsi i fatti suoi, accompagnando certo il suo professore ma sperando di non doverci interagire molto. I dolci erano un'ottima idea, perché tenevano le bocche occupate, ma Victoire si chiese perché Ejnar le avesse fatto il verso: la prendeva in giro? Oppure...
    Lo seguì fino al chiosco, ma non ebbe modo di avere voce in capitolo sulla scelta, perché il professore le impedì anche di parlare e, in un solo attimo, la ragazza si ritrovò seduta ad uno stretto tavolino, con le ginocchia che toccavano quelle di lui e un frappè che avrebbero dovuto dividere.
    Era vagamente... sconcertata. Osservando ai tavolini affianco, notava che quel frappè con due cannucce fosse sempre diviso tra amanti, ma loro... erano solo professore e assistente. E non importava che lei provasse qualcosa nei confronti di lui: era così fuori portata! Era la festa dell'amore in ogni sua forma, ma tra loro... non c'era. Giusto?
    Alzò gli occhioni a fissare il professore, mordicchiandosi le labbra. Lo guardò sperduta, in imbarazzo e... un po' come se gli stesse chiedendo aiuto. E anche se lui l'aveva invitata ad assaggiare per prima, lei non lo fece. Non subito almeno.
    «Profesore...» usò una vocina flebile «a-aspetate qualcuna? Io... forse sono di troppo? Non... non capisco cosa devo fàr...»
    ⊳ Note


    Amelie interagisce con Friederik, Zeth e cita Barakas
    Victoire interagisce con Ejnar

    pandøra Sabaku no Keiko -Cappuccino- GIIJlio II
  6. .

    Victoire Soer

    Umana Iboitha | Arcanista di Stirpe | 3 | NB | Scheda | Dice Room
    Victoire avanzò nella stanza circospetta, forse temendo di essere di troppo o come si sentiva un ladro quando entrava nella casa della sua vittima... nonostante lei fosse stata evidentemente invitata. Teneva stretto al petto il libro che avrebbe dovuto donare al professor Milos e gli occhi, nascosti dagli spessi occhiali, che vagavano per tutto il disperante disordine entro il quale si ritrovò. Le prudevano le mani così tanto che, se non fosse stata impegnata nella conversazione e non toccasse a lei badare alle presentazioni o a introdurre il professor Elmrich, si sarebbe persino permessa di allontanarsi dai due per mettersi a ripulire. Anche se non era casa sua e non doveva interessarle, era qualcosa di viscerale in lei.

    Anche se fu inevitabilmente attratta dal gattino (che per lei era evidentemente sottopeso), prestò attenzione all'interazione tra di due incantatori. Certo, continuava a lanciare occhiate desiderose al micetto, così tanto esplicite che chiunque avrebbe capito che desiderava andare a lasciargli qualche grattino amorevole dietro le orecchie, ma la sua diligenza la costrinse a rimanersene lì dov'era, obbediente come al solito. Anche se... forse era un po' simile a quei bambini che il Milos tentava di evitare. In ogni caso, apprese che ci fosse un certo fascino nel professor Elmirch (e come biasimarlo) da parte del professor Milos, cosa che a loro andava assolutamente a favore.

    "Miss Soer? Porgete pure il regalo al professor Milos, prima di illustrare il motivo della nostra visita. Un pensierino, vi prego di accettarlo."
    «Uh, sì!» esclamò lei, tendendo il libro al bruno, prima di mettersi seduta accanto al professor Elmrich, come richiesto dal padrone di casa. Lo fece in punta, con le mani sulle cosce e la schiena dritta, convinta a volersi mostrare diligente e rispettosa... anche se forse il suo approccio con il professor Milos sarebbe dovuto essere diverso da quello che teneva con tutti gli altri professori dell'accademia.
    «Donque, profesore, voljamo ringrasiarla per aversci accolti» cominciò, dando il peggio di sé con l'accento «Abbiàm saputo che intendete viajare verso Zhyl e poiché siamo intensionati ad andarsci anche noi, sci chiedevamo se non vi fascesse piascèr la nostra di compagnia.»
    Dritta al punto, sintetica e sincera. Dopotutto... la verità pagava sempre, no?
    HP 15/15
    CA 10
    Tpc -

    Mischia
    ✧ Pugnale +0 (1d4 / 19-20 x2)
    Equipaggiamento
    0 MP | 1.237 MO | 4 MA | 6 MR
    ✧ Tutto come in scheda

    Capacità
    Consumare incantesimi 4/4
    Scorta arcana 4P (max 7)
    Liana avvolgente 7/7

    Incantesimi al giorno
    Livello 0
    Livello 1 5/5

    Incantesimi preparati
    Livello 0°
    Individuazione del Magico
    Lettura del Magico
    Luci Danzanti
    Mano Magica
    Prestidigitazione

    Livello 1°
    Dardo Incantato
    Evoca Mostri I
    Bolla d'Aria
  7. .

    Game Master

    Fu un brevissimo istante quello nel quale Emma Forbes comprese di essere stata ingannata. Un semplice e brevissimo istante nel quale, dal suo sorriso divertito e crudele con il quale aveva visto le sue pedine posizionarsi sul campo di battaglia, il suo sguardo divenne acceso di rabbia e di furia, di un'odio così profondo e vibrante, che la vampira rischiò di stritolare così forte la ringhiera del balconcino da romperla.
    Non appena Radu tirò fuori la Lama Nera e ferì sua madre per liberarla dalla compulsione, Emma Forbes ebbe uno scatto d'ira.
    «COME CE L'HAI?!» esclamò, pur non muovendosi affatto dalla sua posizione, inviperita mentre fissava dominante il ragazzo in basso, dalla sua posizione «DAMMELA SUBITO! DAMMI LA LAMA NERA!»
    Era così tanto interessata a quell'oggetto, che qualsiasi altro piano avesse mai potuto ordire prima di quella scoperta, venne semplicemente meno e crollò sotto le sue scarpe col tacco. Intendeva divertirsi guardando i due combattere, creare conflitto nel cuore di Radu mettendolo davanti alla scelta di uccidere sua sorella, eppure... se aveva quella lama, quella più potente, tutto il resto non contava. Non le importava più nient'altro che quella dannatissima e potentissima lama.
    «DAMMELA O UCCIDERÒ TUA MADRE E TUA SORELLA!»

    Fino a quel momento Emma non aveva avuto bisogno di comandare a voce ai suoi dominati cosa fare: il suo collegamento con le loro menti era indissolubile, finché lei era viva (o finché non veniva usata la Lama Nera su di loro) ma in quel momento, la foga del momento e la furia che stava provando, la portarono a reagire in maniera incontrollata, furibonda. Non aveva nulla a che vedere con l'isteria di Natasha: la rabbia di Emma era violenta e potente, non condita da urli come quelli di una gallina starnazzante. Eppure, ancora non scendeva.
    Tre dei suoi dominati si piazzarono davanti alla scalinata sulla destra, in modo da sbarrare la strada a chi avrebbe voluto salire per raggiungere Emma, gli altri invece si scomposero, riorganizzandosi in maniera diversa da ciò che la vampira aveva pensato. Ora sembrava un esercito meno preciso, affollato e... con obiettivi diversi.
    Difatti, se un nutrito gruppo di vampiri, comprendente anche Henriquette, attaccò ugualmente Lysariam (senza molto successo, vista la sua possenza, se non ad eccezione della magia) il resto dei dominati che poteva raggiungere i suoi obiettivi, attaccò invece Rosmary, che era ancora dominata e disarmata.

    Roxanne Hudson era mira degli altri vampiri, due incantatori.
    Come in un curioso gioco di crudeltà, Emma aveva deciso di far attaccare tutti tranne Radu, perché sapeva che poteva ferirlo solo ferendo ciò a cui era ancora aggrappato e che qualsiasi cosa potesse fare su di lui non avrebbe avuto la stessa importanza. Lui avrebbe resistito fino alla morte, ma forse... poteva tirarsi indietro ed essere obbediente, davanti a quelle minacce.
    Anche Roxanne era disarmata, ma non appena la Lama Nera ferì la sua pelle, il suo sguardo divenne diverso. Si accese di una luce che forse non aveva da decenni e, con un sospiro di sollievo che non tirava da quando il suo collo era stato morso da Emma, si ritrovò di fronte a suo figlio, anche se ora sembravano quasi coetanei. La dominazione su di lei era cessata, così come la sua non-morte: ora le sue guance erano rosse di vita, il petto si alzava e abbassava per il respiro di cui aveva bisogno e... dallo sguardo consapevole e combattivo, Radu capì che nonostante la dominazione lei avesse sempre avuto coscienza. Che anche se Emma la comandava, lei aveva visto e ricordato tutto.
    «Tesori miei...» sussurrò, in un tono dolce ma che in fondo provava rancore e vendetta per ciò che era stato loro inferto. Per il dolore che Emma aveva loro regalato solo per suo gusto. La donna si voltò a guardare la vampira combattiva e resistette ai dolori degli incantesimi acidi che la colpirono in pieno petto.
    Poi, tuttavia, attese un comando del figlio. Era lui il marchese, ora.
    ➤ Rosmary è dominata da Emma.


    Emma e dominati

    Danni inflitti Emma 0
    Danni inflitti Gm1 0
    Danni inflitti Gm2 0
    Danni inflitti Gm3 0
    Danni inflitti Gm4 0
    Danni inflitti Gm5 0
    Danni inflitti Gm6 0
    Danni inflitti Gm7 0
    Danni inflitti Gm8 0
    Danni inflitti Gm9 0
    Danni inflitti Gm10 0

    Danni inflitti Gm11 0
    Danni inflitti Gm12 0
    Danni inflitti Gm13 0
    Danni inflitti Gm14 0
    Danni inflitti Gm15 0
    Danni inflitti Gm16 0
    Danni inflitti Gm17 0
    Danni inflitti Gm18 0
    Danni inflitti Gm19 0

    Danni inflitti Roxanne 22

    Tpc GM15 vs Lysariam 21
    Tpc GM14 vs Lysariam 14
    Tpc GM13 vs Lysariam 1nat/16
    Tpc GM10 vs Lysariam 9
    Raggio Rovente GM16 vs Lysariam 20/16 su cont (danni 9/18 danni da fuoco)

    Tpc GM18 vs Rosmary 18 (danni 4)
    +TS Tempra CD 14 evita 1 livello negativo
    Tpc GM17 vs Rosmary 19nat (conf. 20nat) (danni 4+3)
    +TS Tempra CD 14 evita 1 livello negativo
    Dardo Incantato GM2 vs Rosmary (danni 5+2)

    Freccia Acida GM19 vs Roxanne 16 su cont. (danni 6)
    Freccia Acida GM11 vs Roxanne 23 su cont. (danni 5)

    Turni: Lysariam - Radu/Rosmary - GM
    Mappa dello scontro
    Si trova in alto a destra, affianco alla mappa con le navi. In bianco la scalinata. Roxanne ha ora un'icona così ricordate che non è più dominata.
    Potete gestirla voi: ha la stessa scheda di Rosmary.

  8. .

    Amelie de la Roche

    Umana Aasimar | Oracolo Veggente | 7 | LB | Scheda | Dice Room
    Amelie continuò a ridere assieme a lui, che così facilmente riusciva ad aprire il suo cuore senza doversi nemmeno sforzare tanto. Allargò le dita quando lui la raggiunse con la mano e le intrecciò alle sue, mentre continuava quella recita così sciocca, perché Amelie era così convinta che qualsiasi cosa dicesse, non avrebbe smesso di amarlo. Se si fosse trasformato in un mostro orrendo, avrebbe trovato il modo di farlo tornare normale... qualsiasi bestia fosse diventato, il suo amore per lui non sarebbe cambiato, perché il suo cuore rimaneva lo stesso, e lei si sarebbe impegnata fino alla fine dei tempi per renderlo felice e proteggerlo da tutto ciò che poteva fargli del male.
    Ed era anche convinta che avrebbe continuato a ridere, ad annuire conferme finché lui non avesse smesso, elencando tutti i mostri disgustosi che conosceva e le afflizioni del corpo che potevano farla allontanare.
    Eppure si interruppe, quasi all'improvviso.

    «O se... Fossi un aurora?»
    Friederik stava continuando ad usare quel tono leggero, a sorriderle guardandola negli occhi, come se stesse continuando a scherzare, ma qualcosa nel suo sguardo era cambiato. Dietro l'ironia, c'era qualcosa... e la mano che Amelie teneva sul suo cuore fremette appena davanti a quella domanda.
    Non gli rispose subito. Lo sguardo e l'espressione le si erano fatti improvvisamente seri, come se all'improvviso qualcuno avesse fatto esplodere la bolla di paradiso nella quale si era immersa e fosse stata catapultata di nuovo nella sua vita.
    E quello sguardo, quella leggerezza simulata, ad Amelie non passò inosservata. Friederik sapeva mentire molto bene e se lei non l'avesse accolto distrutto tra le sue braccia la notte prima, avrebbe preso quegli scherzi per ciò che erano, continuando a ridere assieme a lui davanti ad eventi e trasformazioni impossibili.
    Che impossibili non erano.

    Davanti a quella domanda, i pensieri di Amelie si fecero pesanti. L'incertezza che aveva provato dopo il discorso in biblioteca tornò a tormentarla nel profondo, insultandola per aver sempre creduto a qualcosa di finto, per essersi fatta ingannare dalla sua fantasia. Gli aurora erano dei mostri pericolosi, dei criminali che dispensavano solo sofferenza e morte e che dilaniavano vite e famiglie senza una vera ragione... erano l'erba cattiva che andava eliminata, il veleno delle loro acque, la condanna della loro felicità. E lei di questo ne aveva sempre fatto una verità.
    Eppure non ne aveva mai incontrato uno. Non aveva mai davvero distinto coi suoi occhi un aurora da un terrorista, né aveva mai saputo cosa la sua stessa famiglia stesse facendo all'oscuro di tutti. Quali torture barbaramente venivano eseguite nell'ombra della menzogna.
    Non avrebbe mai potuto accettare un aurora, eppure...

    Capiva molto di Friederik, adesso, parole e gesti che non aveva interpretato bene e che, nonostante l'avessero preoccupata o confusa, non avrebbero mai potuto essere comprensibili senza quel piccolo ma rilevante dettaglio. Lo ricordava: in biblioteca, quando ci erano andati la prima volta, si era chiamato indecente. La sua famiglia non l'aveva accettato e lui non tornava a casa da diverso tempo, disconosciuto.
    Si stava impegnando così tanto per gli aurora, per distruggere il progetto Fonte della Vita, infervorato nella stessa misura in cui era disgustato o... impaurito. E non c'era nulla da stupirsi che alla festa dei Witherby gli aurora l'avessero risparmiato, che guardandolo negli occhi non l'avessero attaccato. Non c'era da stupirsi che non avesse rischiato la vita in quell'incontro notturno coi terroristi, di cui sapeva lei soltanto. E non c'era da stupirsi della lacrima che le aveva regalato la notte prima, della sua disperazione, quando le aveva chiesto di non abbandonarlo. Di accettarlo anche se non era... come gli altri.

    Perché anche se stava scherzando, anche se sorrideva mascherando ciò che era, Friederik era un aurora. E glielo stava confessando così, cercando di farla ridere, cercando di non far trapelare davvero l'oscurità che si portava dentro, ma... cercando allo stesso modo di essere sincero. E se Amelie era riuscita a leggere tra le righe di quelle domande era stato solo perché, all'improvviso, tutto ciò che aveva visto in Friederik si era allineato.
    Tutto il mistero gli aleggiava intorno, ora aveva finalmente un senso.
    E soprattutto, Amelie comprendeva quel terrore di non essere accettato: nella sua mente la foga con con l'aveva stretta non sarebbe mai svanita.

    Era una giornata strana da accettare. Era cominciata così bene, eppure... l'aveva portata quasi alla disperazione, a non saper più a cosa appigliarsi. Amelie aveva l'impressione di non essere più in grado di trovare la verità nelle parole degli altri, di essersi fidata di chi non doveva e di aver cercato l'attenzione di chi invece non avrebbe esitato a sacrificarla. Molte sue certezze erano state messe in dubbio dai fatti, facendo sprofondare ogni suo pilastro, ciò che per lei era sempre stato qualcosa di scontato in cui credere.
    Gli aurora erano cattivi, erano dei mostri. Tuttavia mostri erano anche chi li aveva rinchiusi in quei campi di sterminio e stava conservando il loro sangue.
    Gli aurora erano spaventosi. Eppure erano spaventati tanto quanto lei, reagivano per non farsi sottomettere, ma non tutti ci riuscivano. Non tutti volevano.
    Uno di loro era lì, stretto contro di lei, che la amava come mai lei si era mai sentita amare. Uno di loro, che avrebbe dovuto essere un mostro spietato, una brutta persona... l'aveva supplicata di accettarlo, di non abbandonarlo. Friederik non l'aveva mai fatta sentire in pericolo, spaventata, isolata: tutto il contrario.
    Nonostante tutto, lo amava davvero.

    Sollevò la mano che aveva posata sul suo petto e strinse la sua, avvicinandola al viso. Lo aveva guardato dritto negli occhi per tutto quel tempo, in quel silenzio in cui l'aveva fatto attendere senza una risposta. Nel suo sguardo non c'era la gravità di qualcuno che si sentiva tradito: comprendeva il motivo delle sue bugie, la pericolosità di rivelare qualcosa di così spaventoso. No, la gravità che Amelie aveva negli occhi era comprensione: la stessa sensazione di quando tutti i pezzi del puzzle venivano messi al loro posto e mostravano l'immagine completa.
    E assieme a quella, Friederik lesse anche una strana risolutezza. Amelie non era spaventata, né furiosa. Non sarebbe mai stata capace nemmeno di deriderlo. Fino a quel momento gli aveva promesso amore eterno, senza neanche sapere che cosa Friederik fosse o cosa stesse facendo, fidandosi ciecamente di lui come avrebbe fatto una moglie fedele e... non avrebbe smesso di farlo. Non avrebbe smesso per quel suo cuore, che rimaneva lo stesso lì sotto la sua pelle e a cui lei si era completamente devoluta.
    E a cosa importava che lui fosse un aurora, ora che lei sapeva? Valeva di più una promessa fatta, quell'amore così sincero, oppure qualcosa in cui lei aveva appena scoperto di non dover credere?

    Portò le sue dita alle labbra e vi lasciò un bacio.
    Aveva capito. E Friederik lo comprese dal suo sguardo.
    «Non lo dirò a nessuno, te lo prometto» sussurrò.
    Sì, valeva di più quell'amore. Valeva di più quello che sentiva per lui, ciò che stava imparando del mondo, quello che pian piano si stava concedendo di ascoltare del suo cuore. Valevano di più quei baci, quelle strette, quelle promesse di eternità e quella felicità così vera che poteva riempire entrambi di gioia. Valeva molto di più ciò che provava rispetto a ciò che pensava. Valeva di più il suo desiderio di stargli accanto, di proteggerlo con tutte le sue forze e di renderlo felice e farlo sentire accettato, con una casa in cui rifugiarsi. Una casa che sarebbe sempre stata lei.
    Perché sì, lo avrebbe amato anche se fosse diventato un mostro.
    Lo avrebbe amato anche se si fosse rivelato una brutta persona.
    E lo amava, anche se era un aurora.
    «Non ti abbandonerò mai, amore mio.»
    HP 47/47
    CA 18
    Tpc -

    Mischia
    ❈ Disarmata
    Equipaggiamento
    0 MP | 2.581 MO | 9 MA | 0 MR
    Talismano della salute (sempre equipaggiato)
    Anello di protezione +2 (sempre equipaggiato)

    Capacità
    Divinazione Naturale 2/2
    Tocco Marchiante 7/7
    Dono della profezia 1/1
    Luce Diurna 1/1
    Messaggio 3/3

    Incantesimi
    Livello 0
    Livello 1 9/9
    Livello 2 8/8
    Livello 3 5/5


    Edited by » Fyan - 2/2/2024, 12:45
  9. .

    Victoire Soer

    Umana Iboitha | Arcanista di Stirpe | 3 | NB | Scheda | Dice Room
    Victoire si sentiva molto in difetto ad aver disatteso alle richieste del professore (anche se non gliele aveva mai fatte in prima persona) ed era il motivo per cui tante volte tentava di anticiparlo, quando aveva qualcosa da fare. Nel corso del tempo aveva appreso i bisogni del professor Elmrich al punto da poter sapere quando portargli il té perché era troppo assetato dopo una lezione, oppure quali libri preferiva tenere vicini al suo letto, per poter proseguire gli studi anche di notte.
    Mai su di lei, però, era mai avvenuta una richiesta. Victoire si era quasi un po' annullata in vece di tutto ciò che l'incantatore le chiedeva e nel sapere che ora stava a lei conciarsi e rendersi presentabile per la festa di quella sera, si sentì contemporaneamente imbarazzata e in difetto.

    Eppure, a differenza di ciò che aveva immaginato, Ejnar non la rimproverò quando lei ammise la sua mancanza. Si voltò verso di lei, la raggiunse e... le posò le mani sulle spalle. Victoire avvampò ancor di più di quanto già non fosse rossa e si ritrovò a farsi appena indietro con la schiena, rigida come un tronco di legno, quando lui le parlò faccia a faccia. Già il suo contatto per caso, sfiorandosi, la mandava in brodo di giuggiole: adesso la prendeva anche per le spalle?
    Per un breve attimo, Victoire fu assordata dal palpitare del suo cuore, cosa che le impedì di capire cosa il professore aveva detto. Riuscì ad afferrare solo qualche ultima parola. Un comando a prepararsi ad uscire.
    «Eh?!» esclamò. Voleva accompagnarla a comprare un abito per quella sera? Lui, che mai si interessava a nessun altro, ora si prendeva anche quel fastidio?
    Certo, probabilmente era soltanto perché non potesse fare brutta figura lui (che professore serio era quello che si faceva accompagnare da un'assistente poco curata?) ma nel profondo del cuore, la ragazza pensò che un pochino alla sua assistente lui ci teneva. E che si stava togliendo del tempo utile dallo studio (o meglio, dalla contemplazione della parete) per uscire a far commissioni con lei.

    «Uh... scerto, sì, scerto» si ricompose improvvisamente, sottraendosi al contatto del professore solo per timore che potesse piacerle un po' troppo a lungo e gli voltò le spalle di scatto perché non vedesse il suo già abbastanza evidente rossore. Fece avanti e dietro nello studio senza una vera direzione, alla ricerca della sua borsa per uscire, e nel frattempo inciampò anche nel gattino che aveva deciso di portare su dalla strada e di adottare. Abitava lì con il professore, era il gatto del suo studio, e Victoire aveva fatto la faccina dolce molto a lungo per poter ottenere quel permesso.
    Dopotutto, il gatto passava più tempo con loro lì nello studio che a casa sua, dove tornava soltanto di sera. E poi era molto pulito... ed estremamente pigro.
    «Tondo!» esclamò lei, meritandosi solo un'occhiata del tutto piatta dal gattino... che gattino non era: era un gatto immenso e rotondo, decisamente sovrappeso, bianco con le macchie nere «Spostati o ti pesterò la coda!»
    HP 15/15
    CA 10
    Tpc -

    Mischia
    ✧ Pugnale +0 (1d4 / 19-20 x2)
    Equipaggiamento
    0 MP | 37 MO | 4 MA | 6 MR
    ✧ Tutto come in scheda

    Capacità
    Consumare incantesimi 4/4
    Scorta arcana 4P (max 7)
    Liana avvolgente 7/7

    Incantesimi al giorno
    Livello 0
    Livello 1 5/5

    Incantesimi preparati
    Livello 0°
    Individuazione del Magico
    Lettura del Magico
    Luci Danzanti
    Mano Magica
    Prestidigitazione

    Livello 1°
    Dardo Incantato
    Evoca Mostri I
    Bolla d'Aria
  10. .

    Victoire Soer

    Umana Iboitha | Arcanista di Stirpe | 3 | NB | Scheda | Dice Room
    Del tutto incapace di distinguere l'espressione ben celata di Ejnar, Victoire se ne rimase per qualche tempo incerta a fissare lo strappo della sua camicia, non potendo fare a meno di sentirsi strana nei suoi confronti: da un lato lui l'aveva rassicurata di non preoccuparsi di colpirlo e persino le stava confermando di aver superato la prova e che quindi era un bene, ma dall'altro... gli aveva rovinato la camicia. Lo aveva indubbiamente ferito. Ed era una cosa positiva, questa?
    Eppure il professore tornò a sorridere. Di nuovo, piacevole come la prima volta.
    A Victoire sfuggì un sorriso di sollievo: se il professore reagiva in quel modo, doveva sicuramente essere tutto a posto e non doveva essersela presa, anzi. Era una vera fortuna che Victoire non sapesse proprio distinguere le espressioni e i sottintesi, specialmente se davanti ad una ben costruita menzogna: era molto semplice ingannarla da quel punto di vista.

    Afferrò dunque il bigliettino che il professore le aveva teso e chiuse di scatto il suo libro, pronta a mettersi ancora una volta alla prova.
    Cercare libri non era un problema: aveva passato molti anni nella sua accademia, a Corona, nella biblioteca, e il più delle volte aveva anche aiutato tanto le bibliotecarie che se ne occupavano. Di suo aveva un problema con la vista e spesso, se non si avvicinava abbastanza, leggere i dorsi dei libri le risultava piuttosto complicato, ma almeno c'erano le scale. E lei, nonostante fosse un po' impacciata, aveva imparato a non precipitare. Mettendoci quanto meno tempo possibile e arrampicandosi dove era necessario, Victoire cercò tra gli scaffali della libreria i titoli che le erano stati richiesti e, una volta completato il lavoro, il professore si vide ritornare la ragazza completamente nascosta da una pila di libri che a malapena riusciva a tenere in braccio per l'evidente peso della cultura.
    «Sce l'ho fatta profesore!» esclamò tutta contenta.
    HP 15/15
    CA 10
    Destrezza 12

    Mischia
    ✧ Pugnale +0 (1d4 / 19-20 x2)
    Equipaggiamento
    0 MP | 37 MO | 4 MA | 6 MR
    ✧ Tutto come in scheda

    Capacità
    Consumare incantesimi 4/4
    Scorta arcana 4P (max 7)
    Liana avvolgente 7/7

    Incantesimi al giorno
    Livello 0
    Livello 1 3/5

    Incantesimi preparati
    Livello 0°
    Individuazione del Magico
    Lettura del Magico
    Luci Danzanti
    Mano Magica
    Prestidigitazione

    Livello 1°
    Dardo Incantato
    Evoca Mostri I
    Bolla d'Aria
  11. .

    Amelie de la Roche

    Umana Aasimar | Oracolo Veggente | 7 | LB | Scheda | Dice Room
    Sentir crollare Friederik, agitò il cuore di Amelie con diverse sensazioni discordanti. Non era come se si aspettasse che lui fosse sempre solido e imperturbabile: lo aveva visto ammorbidirsi, sorprendersi, anche infuriarsi, ed era umano e naturale che potesse sentirsi anche debole e in difficoltà, come nell'accettare di aver ucciso qualcuno, anche se quel qualcuno era un terrorista spietato senza scrupoli. Amelie poteva aspettarselo, poteva sapere che il peso di quell'azione avrebbe affondato dolorosamente nel cuore del ragazzo, eppure sentì sconforto assieme a lui, percepì la sua disperazione nel modo in cui la stringeva e affondava il viso contro il suo collo, nel modo in cui parlava... e la sentiva come se fosse propria.

    Al tempo stesso, dentro il suo cuore, amava che lui si fidasse tanto di lei da mostrarsi più fragile. Non desiderava che stesse male, in realtà, avrebbe voluto scacciare via tutto il suo dolore con un soffio, ma Amelie non aveva mai apprezzato gli uomini che ritenevano i sentimenti debolezze e sapere che Friederik umanamente soffriva delle sue colpe, la faceva sentire nel posto giusto, con la persona giusta, quella sensibile che aveva tanto desiderato al suo fianco. E come lui aveva promesso di proteggerla, lo stesso desiderava fare anche lei. Voleva farlo sorridere, quando suonavano insieme, e voleva accogliere tutte le sue lacrime, quando qualcosa lo turbava, rimanendogli stretta ad accarezzargli la testa finché di lacrime non ce ne fossero più state da versare.

    Si sentiva agitata, in quella stretta, perché voleva fare di più per lui, voleva rassicurarlo, voleva farlo sentire amato e non come un tremendo assassino senza cuore. Non lo era, non lo era affatto se si sentiva in quel modo, con tutto quel difetto a farlo tremare, che lo portava a stringersi contro di lei con tutte le sue forze e che... gli suggeriva persino di chiedere perdono.
    Amelie non sapeva che Friederik stesse combattendo con la sua natura, che c'era molto di più dietro la sua confessione e la sua disperazione, ma per qualche ragione lo comprese. Sentì che la sofferenza che provava non era solo legata a quell'omicidio, ma a qualcosa di più ancestrale, qualcosa che visceralmente colpiva Friederik fin dentro al suo cuore, scavando un solco doloroso che non smetteva mai di sanguinare. Non sapeva cosa fosse quella ferita, né da dove provenisse, ma ne percepiva l'intensità. Ne percepiva la gravità.

    Non gli impose di guardarla in volto. Lasciò che si stringesse a lei quanto più desiderasse, accarezzandogli dolcemente la testa, come avevano fatto dopo essersi uniti. Trattenne a sua volta le lacrime, gli occhi lucidi solo e unicamente perché condivideva il suo dolore, e ingoiò il groppo che le si era formato in gola, stando attenta a non farsi notare così spaventata. Friederik aveva bisogno di lei, non poteva crollare... e lei ci sarebbe stata, con tutta se stessa e con tutte le sue forze, perché lui era tutto ciò che le importava, tutto ciò per cui voleva impegnarsi, combattere, soffrire e anche sorridere.

    «Non sei patetico» sussurrò vicina al suo orecchio, stretta stretta nel loro piccolo sostegno reciproco «Chi nasconde le proprie colpe dietro il valore della guerra è patetico. In te vedo solo un uomo appassionato, un uomo che sa che il dolore colpisce tutti e non finge che non esista perché è troppo... da deboli.»
    Le morì per un attimo la voce nel dirlo, ma si riscosse presto. Lei era la prima a nascondere il dolore, a fingere che non esistesse, assieme a tutti i suoi sbagli, le sue pecche e le debolezze. E di questo spesso si sentiva sbagliata.
    «Piangere è l'atto di coraggio più grande che puoi fare e io... io accoglierò tutte le lacrime che vorrai darmi» trovava difficile rimanere composta, pronunciando quelle parole, parlando col cuore. Il nodo in gola si ingrossava ogni volta che lo mandava giù «Accoglierò tutte le tue colpe e tutte le tue preoccupazioni, tutto quello che ti fa soffrire e che non ti permette di guardarmi negli occhi, come stai facendo ora. E solo gli dèi sanno quanto vorrei avere un marchio sul braccio che mi permetta di renderti felice.»
    Rise, ma per cercare di riprendere fiato.

    Solo dopo scivolò via dalla stretta, ma solo per stringere le mani attorno al viso di Friederik, lasciando che lui la stringesse contro di sé tanto e quanto desiderava. Lui aveva tirato su col naso, faticava a mantenere bloccate le lacrime, ma anche lei aveva gli occhi lucidi. Non riusciva ad impedirselo: anche se quel dolore non era suo, lo provava assieme a lui, nel riflesso di quello che feriva lei e che l'aveva sempre tormentata, come se potessero condividerlo.
    «Accetto tutte le tue colpe, passate e future» proseguì con un filo di voce «E non mi importa se hai ucciso quell'aurora, non ti abbandonerò per questo. Non ti abbandonerò mai...»
    Fremette, con le mani sul suo viso.
    «... perché ti amo. E non voglio impedirmelo.»
    HP 40/40
    CA 18
    Tpc -
    Affaticata

    Mischia
    ❈ Disarmata
    Equipaggiamento
    0 MP | 6.966 MO | 9 MA | 0 MR
    Talismano della salute (sempre equipaggiato)
    Anello di protezione +2 (sempre equipaggiato)
    Acchiappasogni

    Capacità
    Divinazione Naturale 2/2
    Tocco Marchiante 7/7
    Dono della profezia 1/1
    Luce Diurna 1/1
    Messaggio 3/3

    Incantesimi
    Livello 0
    Livello 1 9/9
    Livello 2 7/8
    Livello 3 5/5


    Edited by » Fyan - 2/12/2023, 06:20
  12. .

    Nora Halter

    Umana Aurora | Guerriero | 12 | LN | Scheda | DICE ROOM
    In silenzio e con espressione aggrottata, Nora ascoltò le parole del suo più fidato amico. Tungdil non diceva menzogne e qualsiasi suo suggerimento era sempre stato a suo favore, per proteggere lei, per preservare Issrotha e per aiutare il popolo aurora, ma la Halter era ben nota per la testardaggine e un velato senso di onnipotenza. In fondo al suo cuore riteneva di poter fare tutto da sola, di non dover pesare sulle spalle di nessuno, e che non sarebbe mai morta né avrebbe mai abbandonato gli aurora che le chiedevano soccorso, eppure... il nano parlava in maniera più saggia dei suoi pensieri. Di attacchi ne avevano subiti a decine e Nora li aveva combattuti quasi tutti da sola, esigendo che nessuno si mettesse in pericolo se non lei stessa, eppure... aveva rischiato la vita altrettante volte. Era molto fortunata, si salvava sempre per il rotto della cuffia, ma quando ancora poteva contare sul suo potere, su quell'innato senso di sopravvivenza che, anche se estremamente ferita, la manteneva salda in piedi?

    Chiedere aiuto per lei era difficile. Non lo aveva mai fatto per dimostrare a se stessa che poteva farcela da sola, ma il suo guardiano glielo aveva già detto: appoggiarsi agli altri non era un crimine, non rendeva deboli. E lui non aveva fatto altro che pensare bene di lei, di ritenerla onorevole e forte, anche se più di una volta l'aveva vista più fragile... e Baihe aveva fatto lo stesso. Nonostante tutto, la amava anche quando si mostrava frustrata o quando non chiudeva gli occhi per le preoccupazioni che continuamente il suo feudo doveva sopportare.
    Versò un lungo sorso di birra, in silenzio. Nora beveva spesso per scacciare il fastidio o le preoccupazioni e quel discorso così reale le dava preoccupazioni. Issrotha era mira di chiunque, la Halter pensava che lo fosse anche dei terroristi. Avevano avuto infiltrazioni, nemici, tradimenti... e fino a quel punto fidarsi era diventato difficile, eppure la sua gente aveva bisogno di quel posto, aveva bisogno di difese e di chi combattesse per loro. Non poteva mentire a se stessa.

    Portò gli occhi su Lune. Tungdil l'aveva chiamata la loro speranza.
    In effetti il suo racconto, che Nora seguì fissando il pavimento e bevendo, di tanto in tanto, non era diverso da quello di Tungdil o di Gwenniel. Anche il nano non era del suo popolo, eppure si era votato alla causa, aveva deciso di seguirla e di proteggere chi era più in difficoltà. Lune Rayon stava facendo lo stesso: nella cecità dell'ambiente in cui era cresciuta, il suo carattere ribelle le aveva suggerito all'orecchio che le cose non dovevano andare in quel modo e una sola bambina le aveva aperto gli occhi. E per quella bambina, che nemmeno era sua parente, aveva attraversato il Nentyr per raggiungere un feudo che, per la Valle, era un losco rifugio di criminali e mostri. Si era messa in pericolo per Giulie e desiderava rimanere.
    Voi proteggete questa gente ma..chi protegge voi?
    Nora sospirò. Avrebbe risposto che lei proteggeva se stessa, ma era sciocco e sia Lune che Tungdil avevano ragione: non poteva sopportare tutto ancora a lungo e lo dicevano le sue notti insonni, l'alcol e quelle serate passare a cercare sollievo.

    «La situazione è pesante» confermò grave, pronunciando le sue prime parole dopo un bel po' di tempo passato in silenzio «Il mondo è sicuro che noi aurora siamo dei mostri e la Strelizia, i terroristi, non stanno facendo altro che confermare questa teoria: uccidono innocenti, esattamente come il Nentyr ha fatto con noi. Non li rende diversi. Issrotha è solo un piccolo feudo, non abbiamo tante difese, eppure siamo obiettivo di molti esaltati, che vedono in noi un baluardo di male... siamo in pochi, ma che cos'altro possiamo fare?»
    Alzò gli occhi verso la ragazza, ora con i gomiti sulle gambe.
    «Apprezzo il tuo aiuto, Lune» le disse «Ma quanto a lungo servirà, prima che veniamo sommersi completamente? Non posso recarmi nella corte di nessun luogo, soprattutto a Concordia, a chiedere aiuto agli imperatori: io non sono nessuno, ho un titolo che mi sono guadagnata solo con il duro lavoro e il mio feudo è così piccolo che non sarà interesse di alcun nobile.»
    Bevve di nuovo «Non fraintendetemi, entrambi. È che... ormai non più che cosa fare e combatto soltanto per allungare il tempo che rimane al mio popolo di vivere, prima che ci distruggiamo da soli.»
    HP 129/129
    CA 22
    Tpc - (danni -)

    Mischia
    ➤ Spadone Affilato +22/+17/+12 (2d6+12|17-20 x2)
    ➤ Guanto d'arme Chiodato +17/+12/+7 (1d4+5)
    ➤ Pugnale +17/+12/+7 (1d4+5)
    ➤ Mazza Pesante
    +18/+13/+8 (1d8+10)

    Distanza
    ➤ Astrum +15 (1d4 | x3 | 6 m)
    Scheda Jonathan
    HP 69/69
    CA 18
    Tpc - (danni -)

    Mischia:
    +7/+2 Pugnale (1d4 | 19-20 x2)
    Distanza: +12/+6 Balestra pesante (1d10 | 19-20 x2)


    0 MP | 200 MO | 0 MA | 0 MR


    Capacità
    Svanire: 0/10
    Munizioni rimaste: 30/30
    Attacco Furtivo: +5d6
    Equipaggiamento
    0 MP | 14.106 MO | 6 MA | 2 MR


    Capacità
    Fermezza 0/6 utilizzi.
  13. .

    Liz Ironbell

    Umana Aasimar | Sacerdote Guerriero | 7 | LB | Scheda | DICEROOM
    Il tono di Balerion si fece via via più acceso, più intenso, e Liz faticò a stargli dietro, a guardarlo negli occhi troppo a lungo, con un nodo alla gola che non riusciva davvero a spiegarsi. Si era figurata tante cose di quel loro primo incontro dopo tanto tempo e tutte quante erano diverse. Aveva immaginato che Balerion le volesse presentare la sua nuova compagna, ad esempio, che fossero rimasti comunque amici e avrebbero continuato a scherzare e tirarsi giocosi gomitate, oppure che... che le parlasse in quella maniera, che aprisse il suo cuore, che per un miracolo voluto da Althea, o dalla sua dea, ricambiasse i suoi sentimenti così a lungo contenuti.
    Non ti ho mai dimenticata! Mai! Come avrei potuto farlo?

    A Liz mancò un battito, le ciglia che si affollavano di lacrime. Si portò una mano sul petto, lì dove batteva il suo cuore, che non la smetteva di protestare. Il suo sguardo, incredulo e commosso, fisso a quel medaglione che Balerion portava al collo, che teneva vicino al suo di cuore, che gli dava la forza e lo spronava a combattere, che lo avvicinava alla sua dea, come lo avvicinava a lei e... quel ciuffo di capelli biondi. Lo aveva ancora. Lo aveva conservato nel posto più segreto e dolce di tutti.
    Non l'aveva dimenticata. Non l'aveva mai dimenticata.
    «I-io...» esitò, travolta dalle sue parole. Si era persino sentito inadeguato? Lui? Lui che era così forte, così coraggioso, così tanto puro di cuore? E lei, che gli era sempre andata dietro, che era rimasta a guardare la sua schiena così tanto a lungo da dimenticare cosa potesse significare guardarlo negli occhi, cosa doveva pensare? Lei si sentiva inadeguata, sempre nella sua vita lo aveva pensato, perché mai era stata tanto forte come lui, tanto piena di fede, tanto...

    Balerion si avvicinò a lei e le accarezzò la guancia, con un tocco tanto dolce che le bloccò il fiato. La mano di Balerion era callosa, era quella di un guerriero, ma... ora guerriera lo era anche lei. E quei calli, testimoni di tante battaglie e tante vittorie, le piacevano così tanto: li aveva creati per sé, sulle sue mani, per raggiungere lui.
    Le scivolarono le prime lucide lacrime sulle guance.
    «I-io... io sono diventata quello che sono per te, Balerion» gli rivelò, non riuscendo ad asciugare le lacrime che scendevano «Ho preso l'arma per essere come te, ho accresciuto il mio coraggio per essere come te e mi sono dedicata alla fede perché tu sei fedele, tu sei forte, tu sei un eroe. E io... io volevo ricambiare tutto quello che hai sempre fatto per me, fin da quando mi hai protetta da quei ragazzi o hai salvato la mia bambola...»
    Rise con le lacrime, sentendosi infantile e sciocca per quei pensieri.
    «E... ho sempre pensato che ti sarei rimasta indietro, che sarei rimasta lontana da te perché non ero abbastanza per te e che non mi avresti mai... amata come ti amavo io» trattenne il fiato per quella rivelazione, che era semplicemente scivolata dalle sue labbra e sfiorò il medaglione che lui le aveva mostrato «... ma tu lo hai tenuto dopo tutto questo tempo. M-mi hai pensata.»
    HP 48/49
    CA 21 Resistenze 5 freddo, acido, elettricità
    Tpc (danni -)

    Mischia
    ✢ Lancia Lunga +11 (1d8+5)
    ✢ Pugnale +10 (1d4+5)

    Distanza
    ✢ Arco corto comp. +7 (1d6+5) (20/20 frecce)
    ✢ Pugnale +7 (1d4)
    Equipaggiamento
    0 MP | 5.801 MO | 0 MA | 0 MR
    -500 MO (da segnare)


    Capacità
    Luce Diurna 1/1
    Arma Consacrata 6/7 round
    Armatura Consacrata 69/70 round
    Fervore 1/6

    Incantesimi Pronti
    Livello 0
    Individuazione del magico
    Luce
    Scintilla
    Riparare
    Creare Acqua

    Livello 1
    Benedizione
    Cura Ferite Leggere
    Cura Ferite Leggere
    Favore Divino
    Selva d'Armi

    Livello 2
    Cura Ferite Moderate
    Passo nell'Aria
    Raggio Accecante
    Ristorare Inferiore

    Livello 3
    Simbolo di Guarigione
    Cura Ferite Gravi
  14. .

    Amelie de la Roche

    Umana Aasimar | Oracolo Veggente | 6 | LB | Scheda | Dice Room
    Per qualche ragione, sebbene ciò che Ailis le aveva mostrato fosse decisamente peculiare, Amelie stentò a credere che qualcuno potesse trovare sgradevole quello che lei sapeva fare, piuttosto, nemmeno se la sentiva di paragonare i loro rispettivi poteri, perché Ailis semplicemente poteva connettersi con la natura, non aveva dei marchi che recitavano "morte" "dolore" e "fuoco" sul braccio, che bruciavano ogni volta nel momento meno opportuno.
    Non se la sentì di dirglielo, però, perché era sicura che anche lei stesse soffrendo per quelle sue differenze. Lei non era proprio nessuno per mettersi nei suoi panni, visto il padre che si trovava. Ranier de la Roche era testardo, era irrispettoso e crudele nei modi, certo, ma non era un sanguinario uomo di guerra.

    Forse devi solo crederci...
    Amelie piegò le labbra in un sorriso amaro. Non sapeva come Ailis potesse rimanere tanto positiva: Amelie non si credeva così brava, né così tenace, né così interessante in realtà. Stentava a credere in se stessa, perché riteneva che tutte le parti più vere di sé, fossero da mantenere nascoste dietro i palchetti della sua libreria, lontane dagli occhi di chiunque perché troppo vergognose, troppo deboli. Lei era debole, non credeva affatto in quello che poteva fare e mai una volta aveva tentato di controllare quel suo potere maledetto: ne aveva paura, lo temeva come se fosse stato il suo personale incubo ad occhi aperti che sapeva, in verità, non l'avrebbe mai lasciata. Nel suo cuore Amelie si dava già sconfitta in partenza, già troppo sbagliata fin dalla nascita per poter ambire ad essere felice, un desiderio tanto banale quanto irraggiungibile.

    Chissà, un giorno potresti incontrare qualcuno che ti amerà così come sei.
    Amelie alzò lo sguardo e puntò dritto negli occhi azzurri di Ailis. Non stava mentendo, non lo stava dicendo tanto per accontentarla... in tutta onestà, nell'aver visto i suoi marchi Amelie si era anche figurata che l'avrebbe trattata con pena, tanto per levarsela davanti eppure... Ailis credeva davvero a quello che aveva detto. Esisteva davvero qualcuno che poteva amarla, come i suoi genitori non avevano mai fatto? Qualcuno che riuscisse a vedere oltre il telo dei suoi guanti, oltre i suoi sorrisi ben costruiti e i gioielli che indossava?
    Era dolce, piacevole da pensare... ma era qualcosa che accadeva soltanto nei libri?
    Abbassò la testa vergognosa, con un sorriso speranzoso sulle labbra.

    «Ora... va meglio» le rispose poi, massaggiando il braccio. I marchi non erano più accesi, ma era ancora gonfio e rosso per il dolore «Succede sempre così, un picco fortissimo e poi va via piano piano.»
    Non le disse che, a differenza delle altre volte, la situazione era diversa. Che non aveva avuto una visione, ma nuovi marchi che non era riuscita ad identificare.
    «Uhm.. devo... devo ripulire il guanto, non posso rientrare così.»
    HP 35/35
    CA 18
    Tpc - (danni -)

    Mischia
    ❈ Pugnale +2 (1d4-2 | 19-20 x2)
    Equipaggiamento
    0 MP | 1.193 MO | 9 MA | 0 MR
    Talismano della salute (sempre equipaggiato)
    Anello di protezione +2 (sempre equipaggiato)

    Capacità
    Divinazione Naturale 2/2
    Tocco Marchiante 7/7
    Luce Diurna 1/1

    Incantesimi
    Livello 0
    Livello 1 8/8
    Livello 2 7/7
    Livello 3 4/4
  15. .

    Amelie de la Roche

    Umana Aasimar | Oracolo Veggente | 6 | LB | Scheda | Dice Room
    Friederik rideva. Fino a quel momento Amelie non lo aveva ancora visto farlo, anzi, per tutto il tempo lui le aveva regalato splendidi ed ammalianti sorrisi ma non si era sbilanciato e tutto ciò in cui si era impegnato era far ridere lei, senza davvero sforzarsi troppo. Sentirlo ridere, però, fu una gioia indescrivibile per lei, così tanto che di proposito talvolta incrociava le sue dita mentre suonavano quella complessa e speciale melodia, in modo da sentirlo ancora. Non solo era l'espressione di divertimento a farla sentire tremendamente bene e a suo agio con lui, ma soprattutto la sincerità che si stavano concedendo l'un l'altra. Potevano toccarsi, potevano parlare di tutto, potevano piangere, potevano ridere. E più Friederik lo faceva, più rideva lei.

    Suonare con lui fu una benedizione, fu una meraviglia di cui Amelie si stupì ad ogni singola nota. Certo, il brano era complicato, ma Friederik si dimostrò così esperto da poterlo riprodurre immediatamente dopo averlo letto e se lei non l'avesse visto studiare lo spartito con attenzione e non avesse scorto la sua espressione concentrata all'inizio (perché più volte di soppiatto lo aveva guardato durante l'esibizione) avrebbe creduto che lui la conoscesse già.
    A lei non importano affatto gli errori e le piccole sbeccature. Avrebbero anche potuto saltare anche tutte le note o tardare diverse battute, perché ciò che contava era quella sensazione di appartenenza, quella passione che si stavano scambiando senza nemmeno pronunciare una parola. Amelie si sentiva così piena, così innamorata e così forte mentre suonava con Friederik, più di quanto avesse mai potuto immaginare, da sola, sognando la sua storia d'amore invece che quelle che leggeva.

    Quando furono suonate le ultime note, Amelie aveva il fiato grosso come se avesse appena corso e non solo perché il pezzo era stato impegnativo, ma perché ci aveva riversato tutta se stessa. E nell'udire la nota discordante di Friederik, si voltò subito ad osservarlo, stavolta apertamente, per ritrovarsi di nuovo davanti alla sua espressione scherzosa. Libera. Vera.
    Rise di nuovo, benché non avesse mai smesso di farlo, libera anche lei e più scomposta (come se effettivamente lei potesse essere scomposta) e si sentì tanto felice da poter spiccare il volo.
    «Dobbiamo rifarla finché non viene perfetta!»
    «Tutte le volte che vuoi» gli rispose subito di getto, posandogli una mano sul braccio, senza nemmeno pensare al fatto che era del tutto proibito e che adesso lei non indossava i guanti e poteva sentire il suo calore «Non mi sono mai sentita così felice in vita mia, Friederik. Esaudisci davvero i desideri.»

    Non sapeva nemmeno cosa significasse, ma era sicura di amarlo. Non le piaceva soltanto, non era soltanto in sintonia con lui, no: se doveva pensare al suo futuro, ci avrebbe voluto Friederik con lei, avrebbe desiderato altri momenti come quelli, altre risate e... stringersi a lui, scoprire cosa significava baciare un ragazzo sulle labbra, accarezzargli i capelli, sentire il suo profumo... Era bastata una sola suonata a darle tutte quelle inebrianti consapevolezze.
    E, senza pensarci, quasi si avvicinava al suo viso. Quasi infrangeva le regole che lui l'aveva esortata a dimenticare e si faceva avanti come una nobildonna non avrebbe mai potuto, cercando di nuovo quell'incredibile e potentissima sintonia che aveva sentito toccando le note del piano con lui.
    Ci sarebbe riuscita a raggiungere le sue labbra, probabilmente, se non fosse stata interrotta.

    Qualcuno si schiarì la voce alle loro spalle.
    «Miei signori, perdonatemi...»
    Non appena Amelie riconobbe la voce della sua cameriera, sbiancò, e la bolla nella quale si era immersa le sembrò scoppiare brutalmente, assordandola. Si era lasciata condurre dal ritmo del suo cuore, incalzante nelle orecchie, e nemmeno aveva sentito la porta aprirsi: da quanto tempo Annie era lì? Si alzò con così tanta fretta dalla seduta del pianoforte per allontanarsi da Friederik e quell'intimità proibita, che rischiò quasi di inciampare. Afferrò anche al volo i guanti.
    «A-Annie» esitò, davanti all'espressione un po' interdetta della cameriera, mentre in fretta copriva le braccia.
    Annie era piuttosto giovane come cameriera, doveva avere circa dieci anni più di Amelie e perciò era quasi coetanea di Friederik. Era graziosa, a modo suo, ma non avrebbe mai potuto rivaleggiare con la sua padrona. Indossava la divisa della servitù e teneva i capelli biondi ben stretti in una crocchia dietro la nuca. Guardò direttamente Amelie, forse imbarazzata dall'incrociare lo sguardo di un uomo.
    «Signorina, la contessa desidera parlarvi» annunciò, e Amelie seppe che il tempo con Friederik, a causa di quell'affermazione, era scaduto.
    Annuì mestamente, stringendo le labbra.

    «Mio signore, volevo inoltre avvertirvi che...» Annie posò lo sguardo sul Van Der Reich, ma nel farlo incrociò il suo occhio e d'improvviso, senza alcuna apparente ragione, si interruppe. Sul suo viso si disegnò qualcosa che era simile al turbamento e lo notò persino Amelie, che aggrottò le sopracciglia.
    «Stai bene?» le domandò incerta.
    La cameriera si schiarì di nuovo la voce e, irrigidendosi, continuò, ma stavolta evitando lo sguardo di Friederik.
    «... il pranzo sarà servito tra un'ora nella sala verde. Il vostro cameriere personale vi ci condurrà non appena sarete pronto.»
    Dopodiché se ne rimase in attesa della sua padrona, rigida tanto da preoccupare Amelie. E la ragazza, sorpresa dalla strana reazione, si chiese cosa mai le fosse accaduto.
    Incrociare gli occhi nel Nentyr era pericoloso. Eppure... Annie non aveva risuonato, Friederik ne era completamente certo.
    HP 35/35
    CA 18
    Tpc -

    Mischia
    Pugnale +2 (1d4-2 | 19-20 x2)
    Equipaggiamento
    0 MP | 1.193 MO | 9 MA | 0 MR
    Talismano della salute (sempre equipaggiato)
    Anello di protezione +2 (sempre equipaggiato)

    Capacità
    Divinazione Naturale 2/2
    Tocco Marchiante 7/7
    Luce Diurna 1/1

    Incantesimi
    Livello 0
    Livello 1 8/8
    Livello 2 7/7
    Livello 3 4/4
65 replies since 27/6/2012
.