Il compleanno della principessa

[Evento stagionale]

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    Evento stagionale
    Il compleanno della principessa
    Regolamenti:
    L'evento stagionale è una role speciale, che segue regole proprie.

    1) Può partecipare un numero illimitato di personaggi (lo stesso giocatore, può iscriversi con più personaggi). Potete servirvi di questa intestazione se portate più di un personaggio all'evento.

    2) All'evento possono partecipare anche i giocatori che non hanno ancora terminato il tutorial e i giocatori esterni del Multiverse of Madness.

    3) La turnazione sarà gestita in base alle risposte del primo giro, per gruppi di tre giocatori alla volta. Ci si può unire alla turnazione in qualsiasi momento, il GM aggiornerà i turni. Si può saltare un gruppo da tre se questi non rispondono per 3 giorni. Questi, potranno unirsi nuovamente alla turnazione in qualsiasi momento. Se un personaggio viene saltato per 3 volte, gli altri giocatori hanno il diritto di eliminarlo dalla turnazione al suo turno successivo.

    4) Il GM interverrà di tanto in tanto per proporre gli eventi a cui personaggi possono partecipare. La role si avvicenda nell'arco di una nottata.

    5) La role sarà gestita come un filler: non è necessario giustificare il viaggio del personaggio fino all'evento, né collocare la role nell'arco della storia del personaggio. Si tratta di un evento divertente esterno alla trama del forum e nel quale non ci saranno eventi significativi per i vostri personaggi. Qualora lo desideraste, potete rendere canonici per il vostro personaggio gli eventi che vivranno.

    6) Siete sempre tenuti a rispettare le Regole di Scrittura e le Regole di Roleplay, oltre che ad utilizzare correttamente la vostra stanza di Rolz, se il GM richiede dei tiri.

    7) L'evento è una festa tutta in stile elfico! Potete decidere di presentare i vostri personaggi vestiti di abiti e gioielli tipicamente elfici. Nonostante Arborea e la sua capitale siano difficili da raggiungere a causa della Piaga, per la trama di gioco, le difficoltà di viaggio e la chiusura del regno non saranno considerate durante l'evento, così come le questioni di diffidenza razziale.

    8) La caccia alle farfalle e gli eventi in città sono aperti a tutti i giocatori. Per partecipare al ballo nel castello, invece, i personaggi avranno bisogno di un invito speciale: come ottenerlo? Vi basterà mettere "mi piace" al post dell'evento che abbiamo sui social!

    9) Al termine dell'evento, tutti i personaggi partecipanti riceveranno compenso in esperienza. I giocatori, inoltre, riceveranno un trofeo speciale.


    Game Master

    Ogni anno, per il ventisettesimo giorno di Aldinar, la capitale del regno di Arborea si vestiva di luce. L'amata Biancalys Aelathor, figlia di re Calass, compiva gli anni per la gioia del suo popolo e in suo onore i dorati cancelli di Laylia venivano aperti non solo agli elfi del regno e ai dignitari delle altre nazioni, ma a chiunque avesse desiderato porle omaggio e vivere la cultura del popolo più antico di Assiah.

    Laylia, la Città Albero, era uno splendore anche quando non ospitava i suoi eventi più importanti. Per chiunque non l'avesse mai visitata era facile rimanere estasiati, passeggiando per le sue vie immerse nel verde dei millenari alberi della Selva Fatata e contemplando con il naso all'insù le abitazioni ed il prestigioso castello che si arrampicavano e si fondevano al legno delle cortecce e alla magia che permeava l'aria. Persino chi vi era già stato, rimanerne incantati era una garanzia.
    Per la festa della principessa, ogni piazza era stata decorata di fiori e bandiere argentate, col simbolo della famiglia reale. Quartetti d'archi allietavano il fresco pomeriggio ad ogni incrocio della capitale, con musica che sembrava quasi il dialogo con il quale gli stessi alberi della Selva accoglievano gli invitati e festeggiavano Biancalys. La musica era così incantevole che sembrava magica.
    A chiunque lo avesse desiderato, venivano servite tipiche prelibatezze elfiche, dalla forma elaborata ed elegante e dal sapore delicato al palato. Assenzio elfico, inoltre, assieme alla sua variante analcolica, riempiva i calici di vetro lavorato disposti ordinatamente sui vassoi dei camerieri.

    Nonostante il numero di invitati, Laylia rimaneva serena e non avrebbe mai potuto dare l'impressione di una città caotica, ma allegra sì e frizzante di energia, con gli eventi che aspettavano gli invitati. Nelle piazze più grandi, infatti, i saltimbanchi più famosi di Assiah erano stati invitati dal re ad animare con le loro prodezze la festa: giocolieri, che facevano ruotare sfere di vetro come se potessero fluttuare ed equilibristi sospesi a lunghi nastri annodati ai rami più alti erano pronti a mettersi in mostra con i loro spettacoli esotici.
    Per chi avesse desiderato guardare la città da una prospettiva diversa, delle speciali carrozze magiche aspettavano gli invitati: eleganti con i loro decori di metallo e sprovviste di un conducente, giravano per le vie e i ponti di Laylia fluttuando abbastanza in alto da poterla mostrare in tutto il suo splendore.

    Prima del calare della sera, era stato annunciato un altro evento: la caccia alle farfalle magiche, lungo i corridoi che si arrampicavano ai maestosi tronchi d'albero e salivano verso le fronde. Chi ne avesse catturate abbastanza e di rare, avrebbe ricevuto un ambito premio ancora segreto.

    Ciò che seguiva, infine, era l'elegante conclusione della festa: con le stelle alte in cielo, il castello reale avrebbe aperto le sue porte per un ballo in onore della principessa, ma soltanto a chi avesse avuto l'invito per entrare!
    - Benvenuti all'Evento Primaverile 2023!
     
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    emptiness is worse than sadness

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    pandora


    Aurora Fendrel | Predatore | 5 | SCHEDA
    ”Vai finchè sei ancora giovane!”
    ”Ti divertirai, finalmente, e avrai un po’ di tempo per te.”
    ”Non sei mai andata ad una festa!”
    ”è l’occasione giusta!”
    Aurora era stata riempita di frasi del genere fino all’orlo da quando aveva ricevuto l’invito per il compleanno della principessa Biancalys, e per questo motivo si era segregata in camera a cerca tutte le buone ragioni per cui disobbedire e fare di testa sua. Le faccende di casa, come prima cosa: chi avrebbe provveduto a pulire casa, i vestiti, rassettare le posate dopo pranzo e cena, a svegliare i suoi fratellini presto la mattina per la colazione? Beth era egualmente impeccabile, ma se c’era lei, era meglio! E cosa avrebbe mai potuto indossare ad una festa del genere? Lei, povera fin dalla nascita, sognava davvero di potersi mostrare in armatura di fronte a migliaia di dame regali o altri titoli di cui non conosceva neppure il nome? Certo, stava combattendo proprio per diventare nobile, eroina agli occhi di tutti. Tuttavia, la metteva a disagio.
    No, non c’era davvero alcuna possibilità che andasse.

    O almeno così si era detta.
    Quando poi la più piccola delle sorelle, Eleuia, dimostrò entusiasmo per la suddetta situazione, un lampo di genio solcò la sua mente. Da sola non sarebbe mai andata, no. Non si sarebbe concessa un simile sfarzo, perfezionista com’era. Tuttavia, per i suoi fratelli avrebbe fatto questo e altro, e perché non mettere a tacere tutti coloro che le suggerivano di andare semplicemente donando quell’opportunità a tutta la sua famiglia?
    Aurora stessa ne fu contenta, trovando un modo per compiacere tutti… e in fondo persino sé stessa. Perché anche se non lo ammetteva e si definiva già “troppo grande” anche lei cercava la gioia e il divertimento.
    E così, giunsero ad Arborea tutti insieme. Lei, con Beth - che volle raccogliere i suoi capelli in uno chignon, acconciando carinamente anche quelli della sorella maggiore e minore con fiocchetti graziosi -, Patli e Izel, i quali invece misero la giacca più elegante che il padre aveva lasciato nell’armadio quando se n’era andato. Gli andavano mostruosamente grandi, ma le espressioni fiere sul loro viso nascondevano qualsiasi forma di miseria.

    L’atmosfera era bellissima, e tutti loro si rallegrarono nel vedere la splendida natura di Arborea, mescolata perfettamente ai colori del palazzo. Già pronti ad esplorare qualsiasi anfratto di quel luogo meraviglioso, iniziò ad essere difficile per lei tenerli a bada, soprattutto quando lei stessa desiderava non perdersi neppure un dettaglio.
    ”Vi prego, non allontanatevi troppo. Beth, aiutami.”
    ”Dovresti rilassarti, sorellona. Non penso ci siano mostri cattivi quaggiù. Facciamo amicizia, piuttosto, e godiamoci la serata.” le rispose, con quella solita calma che la faceva apparire molto più matura di quanto era lei stessa. Eppure, l’irruenza di Eleuia non riusciva davvero a non preoccuparla.
    ”Aurora, voglio catturare le farfalle! Aurora, secondo te la vediamo la principessa? AURORA! SE SALGO SU QUELLA CARROZZA DIVENTO ANCHE IO PRINCIPESSA??”
    Sospirò. Forse… non era stata proprio una buona idea portare tutti lì.


    Ailis Krasinier | Morfico | 8 | SCHEDA
    Ailis l’aveva sempre desiderato: visitare la Città-Albero. Nei libri che un tempo aveva letto durante la sua istruzione, la sua immaginazione l’aveva spesso fatta volare proprio lì, in mezzo alla magia e ai fiori, credendo per diverso tempo che sarebbe dovuta nascere elfa, circondata da quell’atmosfera luminosa. Il suo posto era lì, in un giardino immenso che mai sfioriva, e che sempre cantava dolcemente alle sue orecchie. E giungendo col suo abito bianco, le ciocche ondulate lasciate cadere dietro la schiena, e i fiori ad adornarli, non potè non incantarsi immediatamente. Sembrava un sogno, per quanto fosse bello, e più volte si ritrovò ad evitare qualsiasi attrazione, trasportata dalla voce soave delle fronde. Neppure notava quanto fossero belle le stelle, o quanto sfarzoso fosse il castello.

    Solo per lui, il suo accompagnatore, si sforzava di restare con i piedi per terra e non perdersi troppo nel fascino della natura.
    ”Scusa, mi sto distraendo troppo.” disse a Jon, stringendogli la mano. La verità era che avrebbe preferito non indossare quel vestito lungo ed elegante, avrebbe voluto sciogliere la sua acconciatura e arrampicarsi sugli alberi, scoprire nuove piante, nuovi fiori, e farlo proprio insieme a lui. Di tanto in tanto, infatti, si fermava a conversare con quei magnifici petali, e lui doveva aspettarla per forza. Era lì per il compleanno della principessa Biancalys, però, e per quanto i doveri di corte la asfissiassero, desiderava conoscerla. Non si sarebbe mai persa l’occasione di stare con il suo amato, inoltre, in un posto così meraviglioso. Chissà, forse si sarebbero rifugiati proprio nella natura, in solitudine, dopo la festa, come era successo al festival dell’inverno. Gli sorrise. ”Ti va di fare qualcosa?”

    ⊳ Eventuali note
     
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    Drakar Ny'lor

    Drow Nobile | Stirpefuriosa/cineta | 16° (CM 4) | CN | Scheda | DICEROOM

    Quando la carrozza di Drakar Nylor si avvicinò a Laylia, il semidio aveva un sorriso ampio sul volto. Mentre si avvicinava alla città, la sua anima festaiola si fremeva, sapendo di essere stato invitato da re Calass come dignitario straniero alla festa di compleanno della principessa Biancalys Aelathor. Scambiò uno sguardo di intesa con Hanalei che gli sedeva di fronte, mentre Qesiraë le giaceva addormentata in grembo.

    La carrozza attraversò i dorati cancelli di Laylia e l'entusiasmo di Drakar crebbe lentamente al vedere le strade immerse nel verde della Selva Fatata. La bellezza e la magia dell'ambiente lo incantavano. Ammirava le abitazioni che si fondevano con gli alberi millenari, e i dettagli delle cortecce intrecciate alle strutture architettoniche. Drakar alzò lo sguardo al cielo, meravigliandosi dell'armonia con cui la città era stata decorata per l'occasione. Le piazze erano ricoperte di fiori e bandiere argentate che sventolavano con grazia.

    I suoni festosi riempivano l'aria mentre Drakar procedeva per le vie della capitale. I quartetti d'archi e arpe suonavano melodie incantevoli, che sembravano danzare in armonia con la natura circostante. Era un tipo di festeggiamento diverso da quello a cui era abituato, ma Drakar non lo trovò noioso.
    Si era vestito elegante secondo l'usanza di Nuova Nyloria (ovvero semplicemente con i foderi e le tracolle delle armi adornati di finimenti d'oro) e l'inseparabile Sayaë aveva ricevuto per l'occasione una lucidata speciale.
    «Spero che il nostro regalo le piaccia» sussurrò ad Hanalei poco prima che la carrozza si fermasse. Era impossibile per il mezzo raggiungere l'entrata del castello. Da lì in poi sarebbero dovuti procedere a piedi.



    HP 184/184 (+90) RD 4/– Sov 0/5 (=0 NL)

    CA 23 (20) RI 25

    TpC - (danni -)

    ↳Artigli +19 (1d6+3)

    ↳Ira +6 FOR e COS, -2 CA. +3/+3

    ↳Attacco poderoso (M) -4/+12 (+50% due mani) → -4/+16

    ↳Colpo vitale migliorato

    ↳Colpo vitale (M)

     

    Mischia - Sayaë +25/+17/+12 (1d12+7/19-20×3) - 2 Artigli +19 (1d6+3)

    Distanza Ondata +17/+11/+6 (2d6+5 (in ira +2))

    Capacità

    Individuazione del magico sempre attivo

    ➤Ira disp. 24/24

    ➤Ira T usata 0/4

    ➤Punti mitici disp. 11/11

    ➤Scurovisione 36 m

    ➤Cecità alla luce

     

    Incantesimi usati | 0/3 Lv 1 | 0/3 Lv 2 | 0/1 Lv 3 | razza (-) | dominio (-)

     

    Equipaggiamento 

    ➤lista oggetti

    0 MP| 15 384 MO| 36 MA| 7 MR

     
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    Mordor

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    Tungdil

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    Mordor


    Kor Ironfeet | BRUTO CORAZZATO | 8° | SCHEDA |
    Controvoglia Kor aveva seguito l'allegra carovana nanica che si dirigeva, niente popò di meno che, nella capitale degli elfi di Arborea. «E sentiamo, cosa diavolo ci andremo a fare nella città degli orecchie a punta?» chiese per l'ennesima volta a Tungdil e Kar. Era particolarmente più lento di comprendonio quel giorno, forse era solo il viaggio oppure la piaga che avevano attraversato, lui sempre a cavallo del suo amato montone Peak, oppure l'idea di andare a fare festa nella capitale Arborea non lo rendeva particolarmente contento e così tentava di guastare l'umore a tutti. Peccato per lui che sembrava non riuscirci e questo, se possibile, lo innervosiva ancora di più. L'ingresso nella città però lo fece rimanere di sale e a bocca aperta, quelle strane costruzioni sugli alberi non erano belle quanto il sottosuolo tanto amato, però avevano un non so che di fascinoso e di magico e sembrava quasi che tutto rilucesse di una innaturale luce. Ogni piazza aveva mille decorazioni con gli stemmi della famiglia reale e della musica riempiva l'aria rallegrando i presenti. Vassoi di cibo e calici con assenzio giravano poi senza sosta tra gli invitati e tra questi Kor non si fece mancare nulla...Cominciò la sua personale battaglia contro cibo ed assenzio al grido di «Ultimo che arriva male alloggia...»

    TUNGDIL ROMPISCUDO | CAVALIERE | 10° | SCHEDA |
    Come ogni volta si domandava cosa avesse fatto di male per avere al seguito suo cugino. Ora non che non gli facesse piacere averlo con lui, ma in quel viaggio stava dando il meglio di se mettendo a dura prova la pazienza ed i nervi di tutti i presenti, cocchieri della carrozza che li portava compresi. Con le sue domande, sempre la stessa in realtà, aveva fatto sanguinare le orecchie a tutti ma era decisamente meglio di quando si era messo a cantare per un intera giornata canzoni di guerra con la sua voce poco intonata... A pensarci erano stati fortunati ad arrivare ad Arborea sani e salvi senza che qualcuno li avesse attaccati. «Vedi Kor nonostante la tua ostinazione nei confronti degli elfi, io ho anche amici tra loro e la possibilità di vedere una loro città ed anzi la capitale, era un occasione più unica che rara e non potevamo perdercela. Quindi...» disse guardando il congiunto con aria arrabbiata «vedi di comportarti a modo perchè in caso contrario io non tornerei ad Issrotha» ed un sorriso gli si allargò sul volto sicuro che avesse capito l'antifona. Nel frattempo erano giunti in una piazza nella quale un gruppo di quattro elfi suonava una musica molto orecchiabile, e altri servivano da mangiare e da bere. Subito rimase estasiato da tutto quello che vide, cose del genere credeva di poterle vedere solo nei sogni ed averle a disposizione così lo faceva sentire privilegiato. Prese del cibo e dell'assenzio costatando la diversità di gusti tra i loro popoli in fatto di cibo, ma gradendo invece l'assenzio, più raffinato e meno corposo della birra nanica. Vedendo una di quelle carrozze magiche si avvicinò e vi salì per godere al meglio del panorama della città, ma prima di allora si rivolse a Khar «Amico mio tu sai cosa devi fare vero?» e con un sorriso di ringraziamento si congedò da loro.

    KHAR LINXRUNNER | PALADINO | 7° | SCHEDA |
    Il viaggio era andato bene, contro ogni sua aspettativa legata perlopiù alla presenza di Kor che poteva attirare con quei suoi sgraziatissimi urli, che il barbaro chiamava canto, le più disparate forme di vita presenti nella piaga contro la loro carovana. «Tungdil tu mi devi spiegare perchè ci dobbiamo sempre portare tuo cugino dietro, io non comprendo proprio questa cosa...» disse mentre scuoteva la testa «E' per caso un espiazione per qualche colpa che pensi di aver commesso? Ti assicuro che la hai ampiamente scontata» disse infine scuotendo la testa sconsolato. Nel vedere in lontananza Arborea, Khar, sentì un senso di tranquillità pervaderlo segno che la parte di dura del viaggio era stata superata ed ora si potevano godere le meraviglie di quella capitale. Ed effettivamente di meraviglie si trattava, tutto ciò che vide aveva avuto solo modo di leggerlo o sentirlo raccontare e viverlo di persona era qualcosa che non capitava molte volte nella vita e lui voleva godersela a pieno. Khar era ancora preso dalle meraviglie di quella città, quando gli arrivò alle orecchie la voce di Tungdil che gli diceva qualcosa che lo fece rabbrividire di puro terrore, pensò di aver capito male ma quando vide il sorriso sul volto del cavaliere capì che non era così...«No...No...tu non oseresti farmi questo...Io...Io te ne prego...» ma nulla lo mosse mentre saliva sulla carrozza magica e così si ritrovò nuovamente a fare da babysitter ad un cresciuto barbaro.

    TRINITA' | ATTACCABRIGHE| 9° | SCHEDA |
    In realtà l'invito che aveva in mano non era proprio destinato a lui, non proprio insomma. Ma si sa in una locanda da entrare per chiedere informazioni ad uscire ubriaco e senza un invito il passo è breve e così Trinità ora si stava dirigendo presso Arborea e alla festa della principessa Biancalys Aelathor, figlia di re Calass, o almeno così era scritto sul biglietto che aveva letto più e più volte. Il viaggio non fu noioso ma neppure particolarmente gioviale, e d'altronde attraversare la Piaga non poteva essere motivo di gioia, neppure per lui. Quando in lontananza vide i palazzi della città fremette e non vedeva l'ora di capire come era fatta davvero una città elfica e soprattutto voleva capire se quanto aveva detto Grumnar erano storie inventate da quell'oste panzone o se corrispondeva alla realtà. Era davvero meraviglioso tutto quello che vedeva, ed anche strano, le case sugli alberi come gli uccelli, la musica ad ogni piazza, e soprattutto da bere e da mangiare gratis quanto volevi. E lui non si era fatto mancare nulla, soprattutto quel .. come si chiamava? Ah si Assenzio. Di quello ne aveva già bevuto abbastanza.

    ASHMORE IRONHEART |IRACONDO (DRACONICO)| 10° | SCHEDA |
    Il viaggio era stato tranquillo, nulla da segnalare neppure nelle lande infestate dalla piaga. Peccato si era detto, perchè avrebbe avuto piacere a confrontarsi con qualche essere che abitava quelle zone, gli avevano raccontato che erano davvero degli ossi duri e a lui non dispiaceva. Ma ora erano alle spalle e davanti a lui, invece, la città elfica di Laylia. Vi entrò con la curiosità di un bambino che entra in un negozio di caramelle e doveva ammettere che non era affatto rimasto deluso, era tutto così strano per un nano, ma tutto molto bello. C'era qualcosa di particolare in quelle abitazioni sugli alberi, ed anche per quelle vie che erano piene di elfi ed anche molti altre razze. Tutte per festeggiare la principessa che a dirla tutta, lui neanche conosceva ma rifiutare un invito era da scortesi e non approfittare di un occasione del genere da folli...per cui... Comiciò a mangiare e a bere e a girare per le strade anche lui ammirando le meraviglie del luogo e poi fu incuriosito da un annuncio su di una gara di acchiappa farfalle. «Strano» si disse ma ci avrebbe partecipato poco ma sicuro.

     
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    Arthur Bliss

    Iboitha | Guerriero | Livello VI | Neutrale Buono | Scheda | DICEROOM
    «Mi raccomando Arthur, Comportati bene» lo ammonì ancora una volta il suo maestro mentre, con fare solenne e calmo, la carrozza dei reali Nyloriani entrava nella capitale elfica, seguita a passo altrettanto lento dal piccolo gruppo di guardie scelte che avevano accompagnato la famiglia verso la loro destinazione. «Lo sarò, tranquillo.»

    Disse il ragazzo con fare serio, per far intendere quanto ci tenesse al compito che gli era stato, con decisamente troppa fortuna, assegnato. Caso volle infatti che colui che avrebbe dovuto accompagnare il loro maestro, Joshua, era partito per una missione per investigare la piaga insieme ad altri membri scelti proprio il giorno prima e la lotta per il diritto a sostituire il cavaliere era ricaduta sulle spalle del moro e della sua rivale che, ovviamente, era stata risolta con uno dei loro soliti duelli. «Sta volta c'è andata giù pesante.» Commentò massaggiandosi la guancia sinistra, quasi come se il dolore di uno dei pugni che avesse ricevuto fosse ancora lì nonostante le cure che aveva ricevuto.

    «Arthur.» Fece l'uomo richiamando all'attenzione il suo pupillo quanto la processione attraversò i cancelli della capitale, costringendo il ragazzo a tornare alla realtà e a essere leggermente paralizzato davanti la bellezza di quel posto, un oasi verde decorata dagli alberi che oramai proteggevano l'intero continente dalla malattia che l'aveva colpito. Osservando l'unicità di quella città, il giovane non poté fare a meno che sentire un senso sempre maggiore di eccitazione ed entusiasmo bollire dentro di se, quante cose avrebbe potuto vedere? Quante persone conoscere? «Avrai modo di divertirti più tardi.» Lo rassicurò l'anziano cavaliere notando il sorriso che si era formato sulla faccia del moro.

    Facendo cenno con la testa, il giovane si limitò quindi a osservare la bellezza delle strade decorate per l'occasione e della musica elegante che risuonava nell'aria fino a quando la loro marcia non arrivò finalmente al termine, segnò che i reali sarebbero stati scortati da lì a breve verso il castello dalle guardie elfiche e che, di conseguenza, avrebbe permesso al cavaliere di sgattaiolare momentaneamente via dal suo impegno.

    HP 95/95
    CA 22
    Mobilità 26

    Tpc - (danni -)

    Somnus +14/+9 (2d8+12)
    Colpo senz'Armi +12/+8 (1d6+7)
    Equipaggiamento
    0 MP | 3795MO | 0 MA | 0 MR



    Capacità
    Riflessi in combattimento 5/5 (Round)
    Fendente Aereo 5/5 (Round)
    Colpo affidabile 1/1 (Giornaliero)
    Flessibilità Marziale 4/4 (Giornaliero)
    Energia Spirituale 2/2 (Giornaliero)
    Fodero del Vigore 1/1 (Giornaliero)
    Stivali della Velocità 10/10 (Giornaliero)

     
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    Andalucía

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    Thalassa Sabin

    Elfa errante (Acquatica)| Stregone (Sanguemisto) | 2| CB | Scheda | DICEROOM

    Lei non amava gli eventi mondani o sfarzosi, anzi.
    Per dirla tutta proprio non le piaceva la gente, men che meno le formalità.
    Infatti in quasi 200 anni di vita non era mai stata ad una festa elegante, neppure nella capitale elfica, nonostante fosse il luogo di origine della sua cultura.

    Questa volta, per il compleanno della principessa, pareva che le celebrazioni sarebbero state grandiose e generosamente egualitare, aperte a tutti.
    Ayla e lei erano state invitate perfino al gran ballo.
    Per carità! Era stato il primo pensiero di entrambe.

    La povera Ayloura era stata trascinata per forza a eventi del genere per buona parte della sua infanzia, dalla gran madama madre di sua madre, che infatti non volle mai più rivedere.
    Ma Thalassa non ci era mai stata.
    Lei poteva scegliere.
    In ogni caso, aveva la fortuna di essere libera di vestirsi come le pareva, senza nessuno che potesse venire a seccarla.
    Oltre ad avere pieno diritto di andarsene se si fosse stufata.

    La sua curiosità non escludeva a priori nessun campo o esperienza, e dopotutto si trattava delle sue radici ataviche, il fascino primigenio era innegabile.
    Inoltre, già che si trovava in viaggio, perché non fare un salto?
    Esplorazione della mia cultura ancestrale. Potrebbe essere interessante. Magari anche appetitoso.

    Esisteva anche una ragione più seria, anche se meno verosimile.
    Sarebbero state presenti persone di ogni genere, da tutti i paesi e nazioni. Alcune anche molto influenti ed informate. Tutti insieme, in una atmosfera non certo informale ma sicuramente distesa ed allegra.
    Occasione unica per imparare il più possibile e forse perfino confrontarsi sulla ricerca della Fonte.

    Quando giunse in sella a Chandrasekar, vestita con i suoi abiti da viaggio senza porsi il mimino problema, rimase sbalordita.
    Era un'elfa, nata e cresciuta in mezzo agli elfi, ma questo...
    Questi non siamo noi elfi erranti, questi sono quelli seri. Esageratamente seri, certo, però quanto è bello!
    Fin troppo, forse. Tutto così etereo, gradevole, perfetto.
    Non ci vivrei, ma vale la pena vederlo. Non solo vederlo, sentirsene parte.


    Percepiva in sé il richiamo di casa, che non era casa sua, ma era innegabilmente un luogo a cui una parte di lei sarebbe sempre appartenuta.
    Ora capiva quanto fosse atavico ed indissolubile il legame che sentiva con i boschi, profondo quanto quello con il mare. Era nel suo stesso sangue.

    Lasciò Chandra libero di godersi a modo suo la foresta incantata e fece due passi.
    Era incredibile quanto fosse tutto insolito, da scoprire, quasi alieno ma contemporaneamente familiare come il ricordo di un sogno infantile.
    Passeggiò guardandosi intorno.
    Presto si rese conto che avrebbe di gran lunga preferito esplorare quel luogo così magicamente speciale in un giorno qualsiasi, con una atmosfera più ordinaria, più quotidiana. Ma soprattutto con meno gente.

    Vide le carrozze magiche. Normalmente non si sarebbe osata, non avrebbe approfittato, ma era chiaro che erano state predisposte appositamente per i convenuti, dunque anche per lei, così si fece coraggio.
    Aveva bisogno di tranquillità e solitudine, a causa della sua natura, ma anche per lo strano stato d'animo che la permeava.
    Voleva viverlo fino in fondo, essere consapevole dell'esperienza.
    E magari anche godersela.
    La vista dall'alto la convinse fino in fondo che era stata un'ottima idea.

    Quando scese, serena e pacificata, fu per assaggiare qualche prelibatezza e per capire come funzionava la caccia alle farfalle.


    HP 13/13
    CA 11 Anello di protezione+1
    Tpc - (danni -)
    Mischia +0 (Nessuna Arma)
    Distanza +1 Fionda (1d4)

    Arco corto
    + frecce (1d6, gittata 18 m)
    Equipaggiamento
    0 MP | 0 6000 MO | 0 MA | 0 MR


    Capacità
    Respirare sott'acqua 1 al giorno
    Incantesimi
    Infiniti Livello 0: Mano Magica, Individuazione del Magico, Resistenza
    Suono Fantasma
    5/5 Livello 1: Armatura Magica

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    Il Bel culetto di tua madre <3

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    .:Revenant:.


    Balerion Blaze | Paladino | LV 12| Scheda
    Presentarsi ad un evento del genere non era sicuramente nelle corde di Balerion. Lui era abituato poco agli sforzi e molto al girovagare ma aver ottenuto quell’invito per partecipare al ballo in onore del compleanno della Principessa Biancalys Di Arborea… era una cosa più unica che rara.
    Forse per la sua prestazione al torneo (era abbastanza sicuro che anche la principessa c’era stata), Si era accaparrato quello che era l’invito ad un gran ballo.
    E lui non aveva mai visto Arborea e quindi…Perché non visitarla con la sua sacerdotessa preferita. Gli era sembrato un buon modo per prendere una pausa con Liz da tutto quel trambusto, da quando s’erano ritrovati.
    Sentiva ancora la stranezza del loro rapporto, quella sensazione che avrebbe voluto dire tante cose non dette… eppure aveva visto l’invito a palazzo il modo per farla sentire una vera nobile.

    Si ricordava che l’ultima volta che s’erano visti era la festa del raccolto a Drakestone, prima che se ne andasse, quale posto migliore d’una festa in una nazione straniera per riallacciare i rapporti per bene con la sua amica d’infanzia.
    Si sarebbe comportato da vero cavaliere e ne avrebbe approfittato per presentare qualcuno a Liz se ce ne fosse stata l’opportunità.
    S’era fatto abbastanza amicizie per il continente, dopotutto.

    Aveva deciso di Acquistare un completo bianco con delle rifiniture rosse. Sapeva che non sarebbe stato bello presentarsi in Armatura ad un evento del genere e sapeva come si vestivano gli Elfi. Aveva avuto l’opportunità di vedere solo le donne però. Di elfi maschi gli era capitato sotto il naso solo quel ragazzo, Hellion, più di 2 anni prima e non gli sembrava molto vicino ai suoi parenti dalle orecchie a punta.
    Quindi con quella veste, si sentiva quantomeno scomodo.
    Non si sentiva lui.
    Il tipo a cui l’aveva commissionata, dopotutto, gli aveva detto che il bianco stava comunque bene su tutto. Tuttavia decise di osare un po’ di più. Ricordando le armature di pelle delle compagne che aveva avuto nel corso del tempo, cercò di acquistarne una cerimoniale che facesse perlomeno un bell’effetto sotto quella veste.
    La pelle ed i lacci, al contrario di quanto si aspettava, fecero davvero la loro figura. Non ricordava un albero e quell’armatura cerimoniale di pelle, non adatta al combattimento, gli dava un nonsoché di Regale.
    Aveva fatto ricamare Il simbolo di Tamara su Un Lato del Mantello, Mentre dall’altro il simbolo della Compagnia dell’artiglio.
    Presentarsi come Balerion, Paladino di Tamara era poco Altisonante per il posto in cui andava.
    Forse presentarsi al palazzo come “Balerion Blaze, Capitano della Compagnia dell’Artiglio” Era molto più… logico. Aveva un titolo, in quel caso.
    Si sentiva tremendamente fuori posto… e non era nemmeno arrivato.

    Ma non poté certo tirarsi indietro, ora che aveva invitato l’amica a quel grande evento. Giunti alla Città Albero, però, Balerion Deglutì.
    Tanta gente, un sacco di cose da fare e musica, sfarzo, cose strane ovunque.
    In quel momento “Balerion Paladino di Tamara” e “Balerion Blaze, Capitano della Compagnia dell’Artiglio” Fecero spazio solo a “Balerion, Dal cervello fino come le mura d’un Castello”. E la cosa migliore che potesse dire, in quello che era praticamente un Appuntamento galante ad un evento importante fu. Diciamo che Non mi aspettavo la festa del Raccolto di Drakestone, ma qui s’esagera.
    Voltò poi lo sguardo verso l’amica, conscio forse di aver cominciato con il piede completamente sbagliato.
    Si sarebbe voluto tirare un botta sul viso, con il palmo aperto.
    In quel momento era palese: L’abito non faceva il monaco.



    NOME PG | CLASSE | LV | SCHEDA
    TESTO


    NOME PG | CLASSE | LV | SCHEDA
    TESTO


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    Dot

    Umano Iboithi | Druido| Livello 1 | NB | Scheda Pg e Scheda Famiglio | DICEROOM
    Il piano era semplice.
    Estremamente semplice.
    Partecipare allo strano evento degli umani dalle orecchie lunghe, recuperare tutte le farfalle possibili e vincere l'ambito premio per portare avanti la sacra missione dello stagno: l'acquisizione di potere! Dot, in quanto ambasciatrice del regno di Calum, il più grande (e sconosciuto) rifugio di grippli di tutta Concordia, aveva con se un compito importantissimo e quella poteva essere la sua occasione d'oro per accaparrarsi qualcosa che gli umani delle grandi società chiamavano “premio”. Doveva sicuramente qualcosa di prezioso! E qualcosa di prezioso doveva essere nient'altro che un tesoro!Uh....giusto?
    Sarebbe stata una passeggiata recuperare un mucchio di farfalle, non era la prima volta che partecipava ad un attività del genere, seppur allo stagno, il generale Zarca prediligeva la caccia alle mosche. Si trattava pur sempre di insetti , probabilmente ancora più facili da avvistare dati i loro colori così sgargianti.;se non altro il pigro rospetto sarebbe stato più in allerta del solito ed un ottimo aiutante!
    Fortunatamente era a conoscenza di qualche dettaglio su Arborea, grazie alle esaustive raccomandazioni e spiegazioni dell'elfo Zartas e già aveva ponderato su come sfruttare la città a suo vantaggio. Gli alberi circostanti potevano essere utilizzati per viaggiare più velocemente verso l'alto ma l'ingenua druida non aveva tenuto conto di un aspetto chiave in questo tipo di eventi...: l'ammontare di persone presenti!
    Il primo impatto con la capitale fu una enorme distrazione; c'erano bancarelle ovunque, festoni, musica, e tanto tanto...rumore! Nemmeno le feste allo stagno erano così piene di vita!? Si ritrovò impacciatamente a curiosare tra le strade, incantata da ogni singola cianfrusaglia e novità sotto il suo naso.
    “Che cos'è quella pietra luccicante..?E quel cibo tutto infagottato, sarà commestibile? E perchè quella signora ingombrante sta occupando mezza strada con quella gonna così grossa? Sono tutti vestiti in modo così bizzarro! E' così che ci si comporta in queste feste??E poi aspetta...che cosa festeggiano?”
    Borbottò in una lingua estremamente incomprensibile al rospetto sulla sua spalla, rimanendo ricurva su se stessa per sgusciare meglio tra la gente. Effettivamente, il pallino della caccia alle farfalle le aveva fatto immediatamente dimenticare il vero motivo di tutta quella celebrazione ma dalle dicerie non aveva fatto attenzione al punto più importante. Come al solito.

    La druida decise di accostarsi alla strada, andando a frugare nella saccoccia per recuperare qualche foglia e qualche bacca da incastrare tra i capelli, non che appuntarsi sulla tunica bianca, così da confondersi maggiormente con la folla e non destare troppi sospetti; inoltre, pestò tra le dita la rossa polpa di alcuni frutti, così da segnarsi le guance in maniera decisamente più rudimentale, volendo copiare alcune pompose signore cosparse di trucco. Non riuscì molto nell'intento e non avendo uno specchio con se, risultò più un qualche strano segno di guerra sulla faccia di Dot.
    “Bene, ora che siamo praticamente invisibili, andiamo a cercare il posto giusto per la gara, Tiki.
    Se ho origliato bene...penso sia da quella parte!
    Mh, andiamo, prima di arrivare tard-...uuhh e quello che cos'è..? Ahh! No, no!
    Dot rimani sull'obbiettivo!”

    Ripetè tra se e se nella sua lingua madre, battendosi le mani sulle guance, in motivazionale spirito, prima di correre al luogo prestabilito in tutta fretta, cercando di arrampicarsi di tanto in tanto sugli alberi ed i rami più utili ad evitare la folla.



    Dot
    HP 9/9
    CA 13
    Tpc - (danni -)

    Attacco in Mischia:0
    Attacco a Distanza:+2
    Armii: Fionda (1d4 (Media)) (15 MunizionI)

    Tiki
    HP 4/4
    CA 16, contatto 16, impreparato 15 (+1 Destrezza, +4 Taglia +1 Armatura Naturale)
    Tpc - (danni -)

    Attacco in Mischia: +0 (+0 bab -4 for +4 taglia).
    Attacco a Distanza: +5 ( +1 des +4 taglia)


    Equipaggiamento
    0 MP | 42 MO | 8 MA | 9 MR

    Kit da Druido : Questo kit comprende acciarino e pietra focaia, Agrifoglio e Vischio, una borsa da cintura, una Borsa per Componenti di Incantesimi, una coperta, un kit da rancio, nutrimento per animali (per 5 giorni), un otre, una pentola di ferro, razioni da viaggio (per 5 giorni), sapone, torce (10), vischio e uno zaino.
    Fionda
    Munizioni per Fionda (15):
    Haramaki



    Capacità
    Empatia Selvatica
    Legame con la Natura Dominio della Rana
    Orazioni
    Senso della Natura

    Incantesimi
    3/3 Lv 0| 1/1 Lv 1| 0/0 Lv 2 | 0/0 Lv 3
    Incantesimi Pronti
    lvl 0
    Luce
    Guida
    Creare Acqua

    lvl 1
    Charme su animali
    Aspetto del Falco


    Dominio:
    Saltare



     
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    » Fyan


    Liz Ironbell | Sacerdote guerriero | 7 | SCHEDA

    Liz era in terribile soggezione. Certo, per gli ultimi anni della sua vita aveva vissuto in un tempio ed aveva imparato molte buone maniere, che da una famiglia di contadini non aveva mai potuto apprendere, e tanti modi di comportarsi in maniera educata e di parlare forbito, ma non era mai stata ad un evento tanto speciale come quello, né nessuno aveva mai pensato di invitarla.
    Era solo una ragazza, di origini decisamente umili, e su cui nessuno aveva mai posato l'occhio. Era diventata qualcuno soltanto servendo la dea Althea, motivo per cui poteva presentarsi come una vera e propria sacerdotessa, ma prima di allora era sempre stata soltanto Liz, una contadina dai bei capelli d'oro dalle braccine deboli e il carattere troppo sognante per il lavoro nei campi.

    Ritrovarsi invece lì, in quella città splendida che mai aveva potuto immaginare, accompagnata da Balerion, le sembrò un sogno. A differenza della sua solita e fidata armatura, indossava un bell'abito bianco dalle rifiniture d'oro, come i suoi capelli. Se lo era fatto confezionare apposta per quella festa, sperando di non sfigurare davanti agli altri invitati, ed insicura sul fatto che sarebbe stato adeguato: era molto semplice in verità, senza nessuna pretesa, ma aveva un tessuto di buona qualità e anche se Liz non poteva permettersi dei gioielli, aveva legato i capelli con un nastro bianco per sembrare elegante ed ordinata.
    Senza saperlo, Balerion aveva fatto la stessa cosa. Agli occhi dell'aasimar, lui sembrava un principe con quell'armatura cerimoniale, il mantello ricamato e il portamento fiero di un paladino. Quando era andato a prenderla, per raggiungere la festa, Liz aveva dovuto tirarsi un pizzico sul braccio per rispondergli in tempo e non sembrare imbambolata (o pensare, ancora una volta, di immaginare tutto).

    Per buona parte del viaggio era rimasta ad osservarlo di sottecchi, credendosi fin troppo semplice e banale al suo fianco. Non aveva un bel mantello, dei gioielli, o i capelli acconciati come le nobili. Era piuttosto insulsa lei, ai suoi propri occhi, ma cercò di non ripeterselo continuamente, mentre si tormentava le dita.
    Laylia era ben più splendida di lei (e sicuramente lo era anche la principessa) anche se Liz pensava che Balerion facesse la sua bella figura. Quando furono fuori, per le piazze, nonostante ci fosse così tanto da vedere e provare, l'aasimar continuava a distrarsi con il suo accompagnatore, così tanto che persino non afferrava completamente le sue frasi incerte e goffe, né il fatto che lui per primo fosse in imbarazzo. Quella strana tensione Liz se la spiegò soltanto con la lontananza che avevano vissuto.

    Non mi aspettavo la festa del Raccolto di Drakestone, ma qui s’esagera.
    «Uh?» Liz non aveva sentito una sola parola e si era riscossa solo al sentir nominare il loro villaggio. L'istinto la portò a portare lo sguardo il più lontano possibile da Balerion, mentre si stringeva le braccia al petto.
    «C-cosa hai detto? Non... ti ho sentito.»
    Jonathan Caedran | Assassino | 10 | Scheda

    Era chiaro che Ailis si distraesse così tanto in una città che era stata costruita su un albero e Jonathan non se ne stava facendo il minimo problema. Si era immaginato, in realtà, che forse la ragazza avrebbe sentito fin troppo rumore provenire dalle sue amiche piante (magari quegli alberi secolari avevano una voce possente), ma vederla così entusiasta lo aveva fatto ricredere subito.
    Lui non aveva davvero bisogno di farsi brillare gli occhi con la cultura degli elfi, non gli interessava lo sfarzo né tutti quei giocolieri che il re aveva chiamato per la festa. Non aveva bisogno di fare qualcosa, e non perché fosse notoriamente più felice di passare il suo tempo da solo e sicuramente non alle feste.
    Non ne aveva bisogno semplicemente perché si trovava con Ailis e Laylia, come Hejan o uno sperduto accampamento nei boschi, erano luoghi qualsiasi in cui poteva godersela. In cui poteva affermare senza dubbio che lei era sua.
    Era bellissima, lo era sempre, ma non realizzava che con quegli abiti leggeri addosso e i capelli sciolti lungo la schiena poteva gareggiare con qualsiasi nobile. Forse anche il fatto che si distraesse così tanto a parlare coi fiori, anche se era così bizzarro, agli occhi di Jonathan la faceva splendere di più.

    Lui non aveva indossato niente di speciale, se non la sua solita casacca nera e il mantello sulle spalle. Per precauzione, anche se forse non c'era il bisogno di farlo, aveva portato un pugnale alla cinta e lo sfiorava di tanto in tanto, per abitudine più che per vera necessità.
    I capelli rossi, ovviamente, erano pettinati soltanto con le dita.
    «Potrei cominciare ad essere geloso di quei fiori» commentò con tono piatto, quando Ailis tornò da una delle sue innumerevoli chiacchierate con le piante. Era il suo modo di fare battute, anche se sembrava soltanto accusatorio e serio. Le piazzò il braccio sulle spalle, tanto per chiarire come stavano veramente le cose.
    «Ammetto che mi piacerebbe provare quell'assenzio» le rispose poi, voltando gli occhi verso uno dei camerieri che girava per le piazze, con i calici sul vassoio «E tu, c'è qualcosa che ti piace?»
    Era così strano stare con lei all'aria aperta che quasi si sentiva in soggezione.
    Hanalei Adesh't | Barbaro | 14 | SCHEDA

    Portarsi Qesiraë agli eventi così importanti come quello non sempre era stata una buona idea, almeno finché la bambina era stata molto piccola. In realtà, anche se immancabilmente esuberante ed esplosiva, la loro figlia capiva quando si trovava ad un evento importante e quella era la prima volta che incontrava la figlia di un regnante di un'altra nazione, perciò nonostante fosse continuamente rumorosa, se ne era rimasta molto seria ad osservare fuori, finché non era crollata sulle loro gambe, forse piena di aspettative.
    Erano tutti vestiti in abiti cerimoniali nyloriani, anche la piccola drow. Le donne di Nyloria, soprattutto le più alte in carica come lei, portavano sempre le armi. I vestiti non erano ampi e pomposi, ma sicuramente eleganti e di grande lusso: Hanalei vestiva un abito bianco in contrasto con la pelle grigia, che fasciava le sue forme e le stringeva i fianchi con una cinta d'oro, per scendere in una gonna di veli sovrapposti più lunga dietro che davanti. Aveva numerosi bracciali stretti sulla lunghezza delle braccia, d'oro come la cinta, e con gemme blu come il vessillo di Nuova Nyloria, e le onde di capelli bianchi erano legati in una coda alta, acconciata da treccine elaborate e un fermaglio di gemma.
    Il tatuaggio della sua fede era ciò che mostrava con più orgoglio, il drago nella fiammata che aveva sulla spalla destra, uno come quelli che portava fieramente Drakar su tutto il corpo. Come tutti i nyloriani facevano, entrando al tempio.

    «Spero che il nostro regalo le piaccia»
    Hanalei si espresse in un lieve sorriso, sporgendosi oltre la finestrella della carrozza per osservare di fuori. Il sole la accecò come sempre, ma ringraziò che a breve sarebbe calato del tutto. Non era completamente a suo agio a trovarsi in un posto pieno di elfi, ma era solo una sua insicurezza personale, un vizio che non riusciva a togliersi: nessuno si sarebbe mai permesso di giudicare o insultare la compagna di Drakar Ny'lor, la Grande Sacerdotessa di Sobir.
    «Non so cosa possa piacere ad una principessa di Arborea, ma sicuramente sarà qualcosa che non possiede» rispose, lanciando un'occhiata al pacco che era stato assicurato dietro la loro carrozza.
    Si protese a smuovere una spalla di Qesiraë per svegliarla, anche se l'avrebbe volentieri lasciata a dormire: poteva essere esageraramente rumorosa persino per la sua stessa madre, che in realtà a giudicare dal tono di voce così basso con il quale parlava sempre, sembrava quasi una sua estranea.
    «Ci aspettano al castello?» domandò poi.
    ⊳ Eventuali note


    Liz ha interagito con Balerion .:Revenant:.
    Jonathan ha interagito con Ailis pandøra
    Hanalei ha interagito con Drakar e Qesiraë z e f
     
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    𝐏𝐀𝐆𝐄 𝐎𝐅 𝐖𝐀𝐍𝐃𝐒

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    Sibylle Desroches

    Umana Iboitha | Iracondo di Stirpe | 8° | CB | Scheda | DICEROOM
    Sibylle odiava profondamente i vestiti pomposi e limitanti da nobili. Ne aveva provati molti pochi nella sua intera vita; tuttavia come unico impedimento bene accetto aveva sempre preferito l'armatura. Eppure era a un evento di Arborea che stava andando, nientedimeno che il compleanno della figlia del Prescelto dell'Aria. Era l'unico con cui non aveva avuto contatti, da Altatorre: fuggente proprio come il vento, forse sprezzava farsi vedere troppo in pubblico. Per quanto la sua sete di gloria e la sua impazienza nel farsi un nome la spingessero a trovare occasione per poterci finalmente parlare come si deve, dall'altra parte realizzò che avere a che fare con una sua diretta discendente potesse essere altrettanto proficuo. Chi se non lei doveva averla invitata al ballo in suo onore? Doveva scegliere con cura un abito. Qualcosa che non la facesse apparire goffa nella sua stazza e che lei non potesse far sfigurare in alcun modo.

    Imbattersi in un mercante keyniano sulla strada verso Laylia era stata una vera fortuna in questo senso. Il sarto elfico da cui stava portando le stoffe era libero da commissioni: perciò poté prepararle un abito su misura in un tempo relativamente breve per i suoi standard. E non senza difficoltà: i modelli keyniani in terra elfica potevano risultare eccessivi, di contro alla semplicità elegantissima e regale degli arborei. Il risultato superò comunque qualsiasi aspettativa: due pezzi ricuciti tra loro di seta nera e verde, la vita stretta da una cintura, maniche ampie che andavano restringendosi sui polsi e, a mo' di mantello, una cuffia tenuta ferma da un accessorio simile a un diadema e ricoperta da un velo. I lembi che cadevano dal capo erano uniti da un complesso dorato che le cingeva parte della cuffia intorno al collo, lasciando scoperto solo un po' del décollete, dove invece spiccava il ciondolo del serpente stretto alla giada. Era impossibile scorgere i capelli sotto quel fitto manto, che cadeva fino ai piedi, avvolti dalle corde scure di sandali rialzati da terra e con la punta leggermente arricciata, alla moda del Keyne.

    Si era divisa dal gruppo con cui era giunta ad Arborea solo per quella sera, concedendosi così un'occasione diversa - ma senza distrarsi troppo dal lavoro. Era lì per presentarsi e iniziare a setacciare il terreno e comprendere quale fosse il più fertile per seminare curiosità in lei. Qualcuno di tutta quella gente nobile presente al ballo avrebbe sicuramente investito su di lei se avesse ripescato dal pozzo della memoria tutte le lezioni di galateo che sua madre aveva tenuto a inculcarle. Meglio tardi che mai per usarle!

    Volti sconosciuti e volti già visti scorsero nella vista della giovane mentre avanzava per le vie della capitale. Era improbabile che qualcuno la riconoscesse a capo coperto, ma con un po' di attenzione i suoi occhi ridenti avrebbero svelato la sua identità. Ironico come, in tutto quello sfarzo e lusso che era Laylia, fra le persone che poteva incontrare, c'era proprio Balerion. La chioma rossa era inconfondibile. Camminavano in due sensi opposti, perciò il fulvo poteva benissimo notare il sorriso che Sibylle gli rivolse passando.
    HP 84/84
    CA 20
    Tpc - (danni -)

    Mischia
    niente.

    Distanza
    niente.
    Perla
    Non in quest.
    FOR 15
    DES 15
    COS 15
    INT 2
    SAG 12
    CAR 6

    HP 13/13
    CA 13
    TpC - (danni -)

    Mischia Morso +3 [1d6+3]
    Equipaggiamento
    0 MP | 3.157 MO | 0 MA | 0 MR
    Sibylle indossa degli abiti da cortigiano.
    Capacità
    Ira di Stirpe 21/21 Round
    Azione gratuita. +4 Bonus Morale Forza e Costituzione, +2 Bonus Morale TS Volontà, -2 CA, +2 HP/1d10 (fino a fine Ira)

    Colpo dell'Eletto 4/4
    +3 Bonus Cognitivo a un attacco

    Colpo Certo Uno per Ira
    Tirare due volte il dado per il TpC. Scegliere sempre il secondo risultato.

    Incantesimi
    2/2 Lv 1
    2/2 Lv 2




    Sibylle passa accanto a Balerion .:Revenant:. e Liz » Fyan

    Link all'abito di cui parlo: click!
     
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    Mx Cyber

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    Airesem


    Nawra Ivranar | GUERRIERO | LV 2 | SCHEDA
    Gli esponenti principali della famiglia Ivranar erano stati invitati per il compleanno della principessa, Lord Luirlan e Lady Alys erano accompagnati dai tre figli ancora in vita, tra cui Nawra stessa. L'elfa aveva dovuto abbandonare la sua tipica divisa per indossare abiti con i colori e simboli della sua famiglia, al fine di rendere subito riconoscibile agli altri nobili chi stava rappresentando.

    Assieme a loro viaggiavano anche il marito di sua sorella Hirwen e il loro figlio, il quale dimostrava una decina d'anni appena. Per il nipote era la prima grande festività dei reali a cui poteva partecipare, cosa che lo rendeva alquanto nervoso e agitato.
    «Non ti preoccupare Zev, ci saranno altri bambini come te con cui potrai giocare» cercò di rassicurare sua sorella Hirwen, vedendo il proprio figlio diventare sempre più taciturno man mano che camminavano per raggiungere i festeggiamenti. Nawra guardò il nipote attaccarsi ancora con più forza all'abito della madre, facendole ricordare quando anch'ella aveva ripetuto tutto ciò in gioventù. Probabilmente era anche un fatto di famiglia, che si accentuava quando si era figli unici o non si avevano fratelli attorno.

    La donna si staccò un attimo dal gruppo di famiglia per recuperare una manciata di dolci, serviti per l'occasione della gran festa.
    «Magari un dolce può aiutare?» domandò l'elfa, chinandosi un po' per porgere al nipote ciò che aveva preso. Non era una gran amante dei dolci, specie se pesanti, ma sapeva che Zevradon era ancora un bambino sia per gli elfi che per altre razze, per cui ne era ancora ghiotto a suo modo. Il piccolo elfo prese piano piano i dolci offerti dalla zia, per mangiarli uno alla volta con più brio di quanto ne avesse dimostrato fino a poco prima.

    «Avverti tu i nostri genitori che andrò più avanti, magari avrò fortuna e troverò un buon posto per tutti alla consegna dei regali» avvertì Nawra prima di separarsi, lasciando il compito alla sorella minore di spiegare agli altri il suo allontanamento. Non erano una tra le famiglie più importanti di Laylia, per cui trovare una posizione migliore durante le questioni pubbliche, poteva mettere più attenzione agli Ivranar.
    Kroras Ortain | Ladro - Guerriero | LV 3 | SCHEDA
    Il viaggio per arrivare sin lì da Eldach era stato abbastanza lungo per lui, aveva quasi rischiato più e più volte di rovinare il bell'abito che aveva scelto di portare per quell'evento. Fortunatamente gli era stato ricordato di indossarlo solamente per l'occasione, non per tutta l'attraversata, cosa che Kroras avrebbe anche fatto se lasciato a sé.
    Alla grande festa per il compleanno della principessa non era però giunto da solo: il biondo mezzelfo era accompagnato dal padre Gael, paladino errante di Althea, incaricato di presentare al festeggiamento per mostrare la vicinanza dell'Ordine ai reali d'Arborea.

    «Credo mi stia un po' stretto quest'abito» si lamentò Kroras, mostrando poi come facesse persino fatica a respirare. Era certamente sicuro di non essere ingrassato, forse aveva messo su altri muscoli? O forse era di nuovo cresciuto, era sempre parte elfo e quelli vivevano a lungo!
    «Vuoi fare cambio con quest'armatura? Giuro che quelle da parata le fanno sempre più strette!» commentò a sua volta il padre, provando a fare qualche normale movimento per dimostrare quanto rigido fosse il tutto.

    Sfortunatamente per entrambi, Laylia non era ancora così avanzata da permettere di scambiarsi abiti in pubblico, non quando le piazze erano gremite di persone e venivano ancora considerate un luogo inadatto per ciò.

    «Oh! OH! C'E' CIBO!» esclamò agitato Kroras, aggrappandosi al braccio del padre per scuoterlo vigorosamente. Il povero paladino, per quanto resistente, venne comunque ben scosso dall'agitato figlio.
    «Posso vederlo anch'io, bambino mio» rispose il brizzolato uomo, facendo comparire un grosso sorriso tra la folta barba grigia. L'armatura da parata sembrava aver retto la forza improvvisa del guerriero più giovane, il che per il mezzelfo più vecchio era già un miracolo, sapendo di per sé quanto poco fossero resistenti. Con tutta probabilità erano anche realizzate così appositamente!
    «Scommetto che riesco ad assaggiare tutto quello che hanno prima di te, ayr sfidò il biondo, improvvisamente carico e senza null'altro pensiero in testa che non la cucina elfica presentata alla festa.
    «Ah! Vuoi sfidare il tuo vecchio? Sei sicuro Kro?» domandò Gael, guardando divertito il più che trentenne figlio che, in quei momenti, gli ricordava più un piccolo monello di appena sei anni.

    A quelle parole, tra il duo scese del silenzio per qualche lungo secondo, dove solo gli sguardi tra i due erano permessi. Bastò un grosso sorriso sincronizzato tra i due per far partire quella loro personale gara tra padre e figlio. Il successivo sprint tra i due, verso chi disgraziatamente stava servendo bevande e cibo, rese solo più pubblico il tutto.
    Rajni | Sciamano | LV 8 | SCHEDA
    Non era mai stata persona per festeggiamenti, non li disprezzava se fatti con moderazione, ma probabilmente quelli creati dagli elfi erano diversi da quelli della sua gente: un compleanno di una persona rilevante poteva andare avanti anche per una settimana. Rajni in sé sperava che li non si facesse altrettanto, ma si parlava di reali... per cui poteva verificarsi una cosa del genere.

    «Jasper, cerca di comportarti a modo» intimò la changeling, notando come sin da subito il suo piccolo tordo volasse fin troppo vicino alle persone, divertendo a spaventarle con il suo particolare aspetto.
    Più e più volte era stata costretta a rassicurare che no, il suo famiglio non poteva creare danni con il fuoco che lo circondava, e che non c'era alcun problema se lo vedevano saltellare tra le fiamme di piccoli falò.
    «FESTAFESTAFESTAFESTA» cinguettò a gran voce il famiglio illuminato, sfrecciando a poca distanza da lei, per poi tornare in tutta velocità dalla sciamana. Nel farlo aveva appena spaventato un'altra donna, volando così basso da passarle rapidamente sotto la gonna, per poi risalire in alto.

    PERSONE SU CORDA ALTA! GIOCOGIOCOGIOCO, la comunicazione mentale che ricevette la changeling era tanto confusa quanto carica di emozioni. Comunicare con Jasper era pari a ricevere una fulminea emicrania, ma anche lì la donna si era ormai abituata al modo di "parlare" del piccolo torto.
    No Jasper, non dare fast- JASPER!
    La risposta di Rajni venne prontamente ignorata dal famiglio, il quale si fiondò subito a volare fin troppo vicino ad alcuni equilibristi tra le cime degli alberi. Per tutta risposta ciò provocò la necessità della changeling di muoversi velocemente tra la folla, facendo così tintinnare i diversi gioielli che portava per l'occasione, al solo fine poi di portarsi più vicina a quel famiglio ribelle.

    Era stata costretta ad allontanarsi dal suo speciale accompagnatore per tenere a bada Jasper, doveva calmare il prima possibile quel piccolo monello volante. Già il famiglio non aveva fatto altro che battibeccare per tutto il viaggio con chi l'accompagnava, per cui Rajni era certamente sicura che non riprendere in tempo il tordo avrebbe generato altra discordia una volta riuniti. Essere la persona più paziente in quel particolare trio di voci era alquanto stancante, specie nei giorni quando stranamente si allevano per andarle contro.
    «Jasper, scendi immediatamente. Non farmelo ripetere un'altra volta!» intimò la donna scura, alzando abbastanza la voce per farsi udire chiaramente.
    ⊳ Per ora non interagisco con nessuno e creo solo danni
     
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    GIIJlio II


    Linde Zhordan | Barbaro | LV. 1 | SCHEDA
    Linde aveva da sempre ammirato la cultura elfica, pur non essendo mai entrata in contatto in prima persona. O forse era proprio perché non ne sapeva quasi niente che le interessava così tanto. Nel suo paesino giravano voci e leggende sugli elfi, quasi fossero delle sorta di divinità maestose. Erano tutti bellissimi, altissimi, saggissimi e capaci di magie indicibili. Alcune delle sue amichette di infanzie passavano ore a parlare di quanto avrebbero desiderato incontrare qualche avventuriero di tale razza, che le portassero lontane. Linde aveva assorbito in automatico questo modo di pensare, ma purtroppo non aveva mai avuto modo di incontrare veri e propri elfi. Solo una volta, durante i mesi in cui aveva vissuto a Fallcrest, lei era riuscita a conoscere alcuni mezzelfi. Erano meno perfetti di quanto se li aspettava, ma per essere delle persone reali erano incredibilmente belli e intelligenti. Aveva rischiato seriamente di innamorarsi sul colpo di una di loro, una storia che sarebbe stata disastrosa visto che costei era già sposata, poi aveva conosciuto Rose e tutto era passato in secondo piano. Ritornata a casa aveva dovuto rispondere a mille domande delle sue amiche, che chiedevano con occhi sognanti dettagli su queste creature.
    Era stato solo grazie a una casualità che Linde aveva scoperto della cerimonia di compleanno della principessa di Arboria. Aveva stretto amicizia con uno gnomo violinista, Karol, che si esibiva in una locanda della Costa dell'Emporio e sulle cui note lei aveva ballato un'intera serata. Era stato costui a dirle di questo evento magnifico, in cui il Regno elfico apriva le porte ai visitatori. Lui c'era stato più volte e ci sarebbe tornato volentieri, ma quell'anno non aveva abbastanza soldi per affrontare la traversata. Venne dunque naturale a Linde offrirsi di pagare il viaggio al suo nuovo amico, che accettò quasi subito. L'aiuto di Karol fu comunque necessario, lui aveva contatti con varie carovane mercantili e pagando un compenso adeguato entrambi poterono unirsi.
    Qualche giorno dopo erano già nella capitale Laylia. Poco dopo l'arrivo Linde perse le tracce del suo compagno di viaggio. Col senno di poi avrebbe dovuto sospettare quantomeno che si fosse trattato di un truffatore, ma sul momento non se ne curò minimamente, immersa com'era nell'esplorazione dei dintorni. Tutto era così magnifico, dalle semplici abitazioni sino al grande castello che si stagliava sullo sfondo. Il fatto che l'architettura fosse così ben integrata alla natura affascinava la ragazza, abituata ad ambienti ben più semplici. Aveva frequentato i quartieri chic della Fallcrest precedente alla Catastrofe, ma non poteva reggere il confronto con quello che stava vedendo in quel momento. Ognuno dei presenti era vestito con estrema cura ed eleganza. Per fortuna era riuscita a recuperare un abito lungo all'ultimo momento, altrimenti si sarebbe sentita terribilmente fuori luogo. Era di un azzurro leggero e aveva una scollatura più ardita di quelle che era solite indossare, ma non era riuscita a trovare alternative migliori. Non era più abituata alle grandi gonne, che sua madre le aveva imposto spesso nella fanciullezza e che aveva abbandonato non appena abbastanza grande da decidere in autonomia come vestirsi. Per fortuna durante il viaggio aveva avuto modo di riprendervi confidenza, quindi non ebbe particolari problemi di mobilità. Certo, forse non avrebbe potuto fare la sua danza guerriera con la comodità che gli abiti da viaggiatrice concedevano, ma del resto non era lì per combattere. Aveva rispolverato i vecchi ricordi di tutte le lezioni di buone maniere che aveva preso da piccola, cercando di riportare alla mente ogni dettaglio possibile e immaginabile. Voleva fare colpo sulle persone importanti che di sicuro stavano partecipando a quella festa.
    Camminava con lentezza, godendo ogni istante di quello spettacolo diffuso. Le decorazioni, la musica, gli invitati... tutto quanto sembrava provenire da un sogno. Sua madre sarebbe impazzita, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di essere lì, venne da pensare a Linde. Avrebbe dovuto farle degli schizzi da inviarle per lettera, ma tutto era così magnifico che le sembrava impossibile riuscire a catturarne lo spirito. Ogni scorcio sarebbe stato degno di un dipinto gigante fatto da artisti migliori di lei. Alla fine decise di non dar retta al suo senso di inferiorità e di sedersi su una panchina per poter fare un disegno sul suo quadernino. Il piano era di rimanere qualche minuto, invece passò ore a fare schizzi su schizzi. Una volta sbloccatasi non riusciva più a smettere, finché non sentì il risolino di un bimbo umano, che la stava fissando come si fissa una pazza. Era un segnale più che chiaro che avrebbe dovuto darsi una mossa e non rimanere più lì a perdere tempo. Anche perché non aveva capito bene come si sarebbe svolta la festa e non voleva perdersi qualsiasi cosa fosse in programma. Di conseguenza si alzò e andò alla ricerca di qualcuno che le potesse darle indicazioni. La prima persona che aveva l'aria di poter conoscere le informazioni che cercava era una giovane elfa che indossava un abito estremamente elegante. In quelle ore aveva avuto modo di vedere varie persone di razza elfica, constatando quanto fossero molto simili agli umani, soltanto più belli, ma quando fu vicina alla donna qualcosa la colpì. Era poco probabile fosse il proverbiale fulmine, forse si trattava solo dell'avvenenza fuori dal comune della giovane che aveva davanti a sé, ma Linde sentì la sua abilità di parlare svanire nel nulla.
    «Bu-buongiorno. Scusate se vi disturbo, avevo bisogno di informazioni. Posso chiedervi cosa devo fare per partecipare alla festa della principessa?»


    Ramariv Komani | Ladro/Monaco | LV. 1 | SCHEDA
    Ramariv non era riuscito a capire bene come avesse fatto a finire laggiù, in quel luogo fin troppo sfarzoso per i suoi gusti. Non che non fosse piacevole vedere una città ordinata e ben governata, ma gli sembrava persin troppo perfetta. Si sentiva fuori posto, come se la sua sola presenza bastasse da sola a distruggere l'armonia e l'eleganza che si era creata. Del resto non aveva capito in cosa si stava andando a infilare, quando aveva accettato. Si era semplicemente trovato al posto giusto al momento giusto e aveva salvato un mercante elfico dall'attacco di una bestiaccia marina sconosciuta, ma ci era riuscito solo grazie al fatto che essa era distratta dalla sua preda e non si era accorta dell'arrivo di Ramariv. Non avendo ricompense adatte al beneficio ricevuto, il mercante aveva proposto di accompagnare il suo salvatore ad Arborea. Ramariv aveva provato a declinare l'offerta, ma l'insistenza del povero elfo era stata tale che non era stato possibile rifiutare. Durante il viaggio erano stati numerosi i racconti relativi all'evento, ma nonostante ciò il keyniano non ne aveva colto lo spirito. Per questo era rimasto così tanto sorpreso da tutta quella formalità ed eleganza. Oltretutto non poteva contare nemmeno sulla guida del suo accompagnatore elfico, in quanto egli aveva dovuto occuparsi di questioni di lavoro. Se non altro non pareva l'unico a non essersi adeguato allo stile altero e mondano dell'evento, dato che nel suo girovagare per la città notò vari personaggi stravaganti. E si rivolse proprio a uno di questi, a una persona che sembrava dall'abbigliamento un semplice avventuriero come lui. Ramariv aveva un singolo obiettivo, l'unico evento tra quelli di cui il mercante gli aveva parlato che sembrava poter rientrare nei suoi interessi, ma non sapeva come raggiungerlo.
    «Scusate, buon uomo. Vorrei partecipare alla caccia alle farfalle, mi sapreste dare indicazioni?»


    ⊳ Per raccogliere info ho fatto queste prove: Diplomazia (Linde): 18 Diplomazia (Ramariv): 20
     
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    Ayakashi


    Khardan Odrovan | Iracondo | 7 | SCHEDA
    Era da un bel pezzo che non girava per Arborea, doveva ammetterlo. Forse trent'anni, forse venticinque, non aveva voglia davvero di ricordare. Quello che era importante in sé per sé era la festa - che la piccola principessa elfica facesse gli anni, beh, diciamo che gli interessava poco, lui era lì perché aveva voglia di bere e fare un po' di casino se ce ne fosse stata la possibilità.
    Quello che era sicuramente più strano era vederlo una volta tanto in ghingheri: camicia pulita con maniche ampie, portata dentro alle brache pulite nere, cintura ben visibile con il pesante fibbione e stivali fino al ginocchio, arrotolati, di quelli che si possono tirar su fino alle cosce per guadare i passi fangosi o i ruscelli impetuosi senza bagnarsi.
    Senza armatura. Senza mantello logoro. Con quell'espressione che sembrava malvagia a prima vista, sadica, mostruosa e dai tratti demoniaci con le orecchie a punta ed i canini più pronunciati.

    C'era solo una maniera per definire la città, detta con il dialetto comune di dove era cresciuto: 'na figata. Luci, alberi, colori, odori, tutto poteva incantarti per ore ed ore ed ore, ma alla fin fine per uno come lui, anche quello spettacolo poteva venire a noia. Almeno finché non trovò a tiro ciò che gli serviva. «UH! Assenzio elfico!» Prese tutto il vassoio del portantino, lasciandogli un bicchiere ed andandosene per girare indisturbato nella città. «Oh, grazie eh!»
    In tutto questo, con la serenità del mondo sulle spalle, portava il suo fidato Spadone a tracolla con la corda che teneva la camicia fin troppo attaccata alla pelle. I maghi elfi avevano incantato l'arma per non essere brandita in quel preciso istante, poiché nonostante l'invito ufficiale che aveva ricevuto, l'Iracondo aveva insistito per poter tenere la propria fidata arma con sé.

    Quindi con un vassoio di bicchieri in mano che beveva uno ad uno, appoggiando un vuoto per prendere un pieno subito dopo, deambulava in tutta sicurezza. «Se ne vuoi uno prendi eh, al massimo prendo un secondo vassoio.» Chiosò alla ragazza che gli camminava a fianco, con quel sorriso che oramai lei poteva sapere era più divertito che feroce.

    Vanqinor Deurscheket | Chierico | 2 | SCHEDA
    La noia ed il tedio, dietro la maschera di ferro che avrebbe indossato ancora per un po' c'erano questi sentimenti a plagiare i tratti severi, la mescolanza del sangue elfico con quello umano era palese, oltre che i tratti ereditati da sua madre non potevano essere di certo nascosti: corna, ali, artigli, squame e tutto il companatico.
    Si aggirava in maniera cheta, silenziosa, sospirando spesso dalle narici mentre osservava i pomposi progenitori elfici aggirarsi nella loro cittadina, con tanto di bevande, cibi e musica in ogni centimetro di suolo/albero calpestabile. Tuttosommato erano una comunità unita ed il compleanno della principessa lo dimostrava, per quanto gli desse fastidio ammetterlo stavano dando una prova di civiltà superiore a quella che aveva visto in giro.

    Non era lì davvero per il ricevimento né per il compleanno, la sua era stata una mossa del tutto politica: avendo ricevuto un invito come chierico della piccola comunità a Nerorium, Vanqinor vide quella come la possibilità di stringere delle piccole alleanze politiche e capire come si muovevano gli elfi negli eventi sociali. Se voleva la indipendenza di Nerorium avrebbe dovuto imparare a conoscere le persone che la possedevano - ancora - dimostrandosi una persona affidabile. Almeno affidabile.

    Indossava i paramenti di Vurah anche se non aveva un'armatura degna di questo nome, quindi la tunica ed i tessuti che aveva sul corpo - più leggeri e delicati di quelli che era solito portare - avevano comunque un'aria sacrale ben precisa, con l'elmo simbolo del suo Dio cucito in mezzo al petto.
    Non aveva capito perché suo padre aveva insistito tanto a mandarlo con abiti più civili, ma alla fin fine aveva seguito il consiglio genitoriale di buon grado.

    Aribeth Sahrabi Man'har | Convocatrice | 1 | SCHEDA
    Aribeth era la esemplificazione fisica di una molla carica pronta a scatenare tutta la sua energia. La madre - che non era venuta - le aveva fatto indossare un bellissimo abitino blu notte con la gonnella fino alle ginocchia, delle scarpette molto fine con un tacchetto piccolo ma che le dava una femminilità più accentuata senza però sembrare una ragazza nel pieno della propria giovinezza, i capelli acconciati in una piccola crocchia alta con un ciuffo a boccolo che le scendeva gentilmente sul lato sinistro del volto, bracciali in tinta con il vestito per concludere con piccoli e raffinati gioielli in argento e gemme bianche come punti luce. Nondimeno Lumii era stata acchittata con un fiocco dello stesso colore del vestitino della convocatrice.

    Accompagnata dal padre, elfo in tutto e per tutto, era lì per un solo grande momento: la caccia alle farfalle. Non voleva vincere, voleva solo catturare e veder volare più farfalle possibili. Aveva fatto fare il retino specificatamente a sua madre, esperta in artigianato magico, perché la rete non facesse male alle ali delle creaturine. «Mi raccomando, comportati a modo.» Le parole As'driel risuonarono nel padiglione allungato della piccina che guardò il genitore come se un incantesimo si fosse rotto proprio in quel momento. «Com- AH! Sì, certo padre, non temete, farò la bravissima, promesso! Vero Lumii?... Lumii?» Gli occhi della bambina saettarono fino a vedere la propria creatura legata correre a perdifiato verso un albero ed aggrapparcisi sopra. «LU--!! Con permesso padre devoandareciao!» Riverenza perfetta ma velocissima e poi a schizzare via, correndo, in direzione della Eidolon che stava impazzendo di gioia, sentendo quel luogo affine dal piano in cui viveva lei.

    As'driel scosse la testa ma sorrise gentilmente, lasciando la figlia mentre lui andava a salutare vecchi amici e connestabili del paese.


    ⊳ Khardan è con Solanna di .:Revenant:.
     
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    never stop giving them hell

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    Uriel Heim | Paladino/Marshal | 14/6 | SCHEDA
    Come ogni anno Arborea era al massimo del suo splendore per i festeggiamenti di compleanno per la principessa Biancalys. Ovunque si poggiava lo sguardo vi era qualcosa che causava entusiasmo, meraviglia e gioia.

    Uriel era disceso dal suo Piano esclusivamente per quell'evento. Come consuetudine non poteva mancare al compleanno della figlia dell'ex Prescelto Re Calass, che era praticamente come una nipote acquisita.
    La famiglia reale forse non si sarebbe fatta vedere prima dell'apice della serata, appena sarebbero iniziati gli eventi per gli ospiti. Fino ad allora Uriel avrebbe girato per le strade della splendida Città Albero a lasciarsi incuriosire dalle numerose attrazioni che la capitale offriva per quell'evento, nonché osservando le bizzarre persone che quell'evento così importante aveva attratto da ogni parte del continente. Magari avrebbe presto rivisto qualche volto noto.
    Mathienne Amirne | Cacciatore | 4 | SCHEDA
    Mathienne, in fuga ormai da mesi dalla propria famiglia elfica, aveva deciso di tornare a Laylia e imbucarsi alla festa della principessa per la sola gioia di farlo. La capitale era sempre stata una soffocante gabbia per l'elfa ma ritrovarsi lì tra le luci e i colori di un evento così sfarzoso le metteva addosso una strana sensazione di nostalgia. Un sentimento che però passava in secondo piano rispetto all'ingenua felicità di trovarsi tra tutta quella gente a festeggiare.

    «FESTAFESTAFESTAFESTA», canticchiava mentre saltellava tra le vie della capitale. Indossava il suo consueto abito da sera verde (al rovescio), assieme a un corsetto rosso scuro che per l'occasione aveva accompagnato con una sottile mantella azzurra. I suoi biondi capelli corti avrebbero sicuramente attirato gli sguardi truci degli elfi più tradizionalisti che la cacciatrice si sarebbe fatta naturalmente scivolare addosso, Come sempre la sua tigre Luna la seguiva, col capo basso e sovrastimolata da tutti quei rumori e distrazioni.

    Guardandosi in giro e talvolta osservando (maleducatamente) alcuni dei curiosi ospiti della festa Mathienne adocchiò una strana ragazza che sgattaiolava tra la folla in maniera curiosa. Cercava di nascondersi ma il suo aspetto era tutt'altro che adatto a quel tipo di ambiente e finiva per farla risaltare ulteriormente, non che gli altri presenti sembravano darci particolare peso. Ad un tratto iniziò ad arrampicarsi su alcuni degli alberi ai lati del vialetto, saltando da un ramo all'altro.

    Attirata come una gazza da una patacca, la bionda elfa iniziò a seguirla con il naso all'insù. «Vieni, Luna, quella tipa strana sembra interessante!»
    Egon Skiram | Ranger (Infiltrato)/Pistolero (Straniero misterioso) | 6/4 | SCHEDA
    La carrozza del Marchese aveva avanzato fin dove possibile agli ospiti e anche un po' oltre prima di essere bloccata dalle guardie di Laylia che dovettero costringere i passeggeri a proseguire a piedi.
    «Che senso ha essere degli ospiti speciali se poi ci costringono a camminare come tutti gli altri?» lamentò Egon mentre imboccava il viale principale assieme a Rajni e Jasper. Come sempre i suoi erano solo capricci: era ben consapevole di non provare alcuna fatica e che gli sforzi fisici erano solo lontani ricordi ma se c'era qualcuno ad ascoltare le sue lamentele lui avrebbe continuato. In effetti anche se non ci fosse stato nessuno.

    Per il compleanno della principessa Biancalys il Marchese Egon aveva rinnovato il suo guardaroba: uno scuro abito elegante a due pezzi con inserti in cuoio coprivano tutto il suo corpo. Spessi stivali e guanti in pelle marroni celavano le sue estremità e il tutto era avvolto in un drappo giallo decorato da motivi che ricordavano la Polvere Nera che avvolgeva il fianco destro del Marchese. Ma il pezzo forte era sul capo: sopra uno spesso cappuccio nero vi era una corona d'oro che alla base prendeva la forma di un cranio umano e si adattava perfettamente al "volto" di Egon.

    Così la grottesca figura del Marchese camminava tra le strade in festa di Laylia, spaventando bambini con il suo aspetto mentre si dirigeva al palazzo reale. Dal canto suo neanche Rajni sprizzava energia positiva da ogni poro ma era abbastanza buffo vederla correre in giro per tenere a bada l'entusiasmo di Jasper. Quando il pennuto prese inevitabilmente il sopravvento Egon seguì a passo cadenzato la changeling ormai esasperata. Fissando il tordo che ondeggiava attorno a degli equilibristi l'idea di causare una scenata iniziò a infastidire anche il non morto.
    «Sai che posso farti scendere in un attimo, uccellaccio. Vedi di non rovinare la festa a nessuno!» lo intimò Egon, tenendo presente di avere con sé la sua mortale bacchetta e che comunque il tordo non poteva davvero morire definitivamente.

    In attesa della risposta dei Jasper, il non morto si rivolse a Rajni: «Ricorda che siamo qui in veste ufficiale, è importante che facciamo gli auguri alla principessa e non combiniamo guai. Siamo qui per mettere le fondamenta di un'alleanza politica», spiegò nuovamente lui con voce grave, «e per le farfalle.»
    ⊳ Mathienne ha puntato Dot. -Cappuccino-
    ⊳ Egon interagisce con Rajni. Airesem
     
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    Cavalier Fata

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    Venalia Tinlomiel

    ELFA ERRANTE | MAGA | 1° | NEUTRALE PURO | Scheda | DICEROOM
    «Guarda, Elwing, oggi la città è ancora più bella di come la ricordassi.»
    Venalia, seduta da sola in una delle carrozze incantate che mostravano il volto felice della capitale addobbata a festa, soppesò il proprio bastone tra le mani, facendolo oscillare pensosa. Il lento e ondulante moto del mezzo la faceva rilassare e pareva addirittura far del tutto sparire il dolorino, tollerabile ma sempiterno, al ginocchio malandato. Il pipistrello, appeso a testa in giù al tettuccio della cabina, osservava con occhi curiosi i colori, le luci e l'atmosfera festosa che riempieva l'aria; era più lei che la padrona a sentirsi emozionata per l'occasione, lo si poteva ben vedere dalla flemma con cui l'elfa si muoveva, in un ibrido di malcelata ansia e dubbio sul motivo per cui era davvero uscita dalla sua reclusione volontaria ai confini del reame.
    «Sono felice ti piaccia.» continuò la maga. «Probabilmente è stato un bene uscire dal nostro tugurio ai confini del mondo. Se c'è una cosa che mi mancava di Laylia era la sua compostezza: dai ad un essere umano un boccale di birra e lo ritroverai probabilmente agonizzante in un terrapieno il giorno dopo...» si fece sfuggire un sorriso amaro. Non era un'illazione, ma un ricordo di vita sfortunatamente vissuta.
    «Questa, piccola mia, è la città in cui tutti vorrebbero vivere.» Elwing la guardò curiosa, non riusciva del tutto a comprendere quei discorsi tanto emotivamente coinvolti, ma sentiva bene che la sua padrona aveva l'animo inquieto. Venalia sapeva nascondersi bene dietro alle parole, ma tornare alla corte di Calas, nel cuore pulsante del sacro albero, le aveva fatto tornare in mente un passato assai spiacevole... ed un futuro assai improbabile che per tanto tempo, in fanciullezza, aveva sognato.

    Dopo qualche minuto un sussulto più forte degli altri, non sgradevole ma deciso, segnalò la fine del giro. La carrozza smise di fluttuare e si posò delicatamente per permettere alla sua occupante e al piccolo pipistrello di scendere.
    «Il nostro giro è finito, andiamo.» issandosi in piedi con l'ausilio del bastone lasciò che Elwing le si poggiasse sulla spalla fondendo il suo manto bianco con i boccoli ramati della padrona. Con lentezza scese i tre gradini che la separavano dal terreno e, dopo essersi guardata intorno, si diresse verso una delle piazze che ospitavano artisti di strada intenti ad esibirsi. C'era gente d'ogni tipo e caratura, alcuni dei quali, in situazioni diverse, sarebbero stati sveltamente messi all'uscio ma che in quell'occasione contribuivano a creare l'atmosfera gioviale e festosa tanto in linea col compleanno della bella principessa elfica. S'avesse dovuto dare un aggettivo a quello che vedeva, sentiva e provava avrebbe usato "edulcorato", poiché nulla pareva essere stato lasciato alla possibilità d'andar male. Tanta era la perfezione del Re e della sua gente.

    «Vorresti partecipare alla caccia alle farfalle?» domandò a Elwing. «Chiaramente è una facezia ma per una sera, perché no? Forse ci asterremo dal ballare... con questa gamba sciancata sarebbe più un laido supplizio che altro.» serrò le labbra in una smorfia, ticchettando col bastone sullo stinco dell'arto incriminato. «E non abbiamo né dama né cavaliere. Di certo non danzerò con questo pezzo di legno.» girò ancora il bastone tra le mani in quello che, oramai da tempo, era diventato quasi un gesto istintivo, meccanico. Uno scacciapensieri.
    A quel punto guardò verso il cielo, scoprendo con sua sorpresa che il giorno aveva galoppato da quando era entrata in città, facendole perdere la cognizione del tempo. Muovendosi con la sua claudicante certezza si appropinquò ad una bancarella che offriva prelibatezze elfiche e si lasciò tentare da un paio di bizzarri biscotti alla noce moscata. Uno per lei e uno per Elwing, che quando vide il dolce vi si fiondò. Per essere una creatura frugivora amava fin troppo il cibo che non faceva parte della sua dieta natia. L'essere una creatura magica doveva senz'altro aver stimolato inopportune evoluzioni alimentari. La maga sorrise a quel pensiero, proseguendo nel suo cammino all'interno della città.

    Per essere la sua prima uscita dopo quasi tre anni poteva andare decisamente peggio.
    HP 3/3
    CA 12
    Tpc - (danni -)

    Mischia
    ⛊ Bastone Ferrato -1 {1d6-1 | x2}
    ⛊ Pugnale -1 {1d4-1 | 19-20/x2}
    Distanza
    ⛊ Balestra Leggera +2 {1d6 | x2}{24m}

    Helwing
    HP 1/1
    CA 14
    TpC - (danni -)

    Mischia
    • Morso +1 {1d3-1 | x2}

    Equipaggiamento
    0 MP | 45 MO | 0 MA | 0 MR

    Capacità RazzaVisione crepuscolare: 18m
    Immunità degli elfi: Immune al Sonno Magico
    Passo selvatico: Un elfo ignora il terreno difficile quando corre.
    Capacità ClasseFascino dell'Evocatore (Sop): Ogni volta che si lancia un incantesimo di Evocazione (convocare), si aumenta la durata di un numero di round pari a metà del proprio livello da Mago (minimo 1). Questo aumento non viene duplicato da Incantesimi Estesi. Al 20° livello, si può cambiare la durata di tutti gli incantesimi Evoca Mostri a permanente. Non si può avere più di un incantesimo Evoca Mostri reso permanente in questo modo attivo nello stesso momento. Se si designa un altro incantesimo Evoca Mostri come permanente, l'incantesimo precedente ha termine immediatamente.
    Traslazione (Sop): Al 1° livello, come Azione Veloce ci si può teletrasportare in uno spazio vicino come se si utilizzasse Porta Dimensionale. Questo movimento non provoca Attacchi d'Opportunità. Si deve essere in grado di vedere lo spazio in cui ci si sta spostando. Non si possono portare altre creature con sé quando si utilizza questa capacità (tranne i Famigli). Ci si può muovere di 1,5 metri ogni due livelli da Mago posseduti (minimo 1,5 metri). Si può utilizzare questa capacità un numero di volte al giorno pari a 3 + il proprio modificatore di Intelligenza. [8/8 Volte]
    Incantesimi
    3/3 Lv 0| 4/4 Lv 1| 0/0 Lv 2 | 0/0 Lv 3
    Incantesimi Pronti
    Liv 0: Mano Magica; Raggio di Gelo; Messaggio.
    Liv 1: Unto; Immagine Silenziosa; Dardo Incantato (x2)

     
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144 replies since 30/5/2023, 15:00   4297 views
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